‼ CAPIRE LA MENTE DI UN BAMBINO DISLESSICO‼
Agosto 2, 2020DISLESSIA E DIDATTICA
Settembre 12, 2020Come possiamo riconoscere un bambino DISLESSICO?
Il bambino dislessico, con una intelligenza nella media e normali competenze culturali, manifesta una lentezza nei processi esecutivi, nelle processazioni visive, motorie, uditive, una difficoltà nel mettere in relazione i concetti sequenziali e spazio-temporali con conseguente perdita della comprensione del testo (“smarrimento cognitivo” che emerge soprattutto in presenza di lettura sillabante, lenta e con molti errori), facile stancabilità e labilità attentiva.
La letto-scrittura è una competenza multimodale e complessa che interessa funzioni quali il pensiero, la motricità, la memoria, l’attenzione, la simbolizzazione, l’organizzazione spazio-temporale, la predizione, l’intuizione, l’autocontrollo/autoregolazione dunque tutte le Funzioni Esecutive.
DISLESSIA E FUNZIONI ESECUTIVE
L’ esercizio della lettura rientra nelle attività che interessano i processi di pianificazione, ideazione e autocontrollo dell’azione stessa, dunque nelle cosiddette FUNZIONI ESECUTIVE (regolate dai lobi frontali), le quali sono processi cognitivi di ordine superiore che regolano e mantengono l’attenzione, fanno programmi, attivano la memoria di lavoro, garantiscono la sequenzialità, il ritmo, l’aspetto procedurale e la coordinazione del processo lettorio.
Esse, oltre a determinare la qualità del processo lettorio, contribuiscono all’adattamento sociale e alla regolazione prassica ed emotiva.
L’ alunno dislessico ha imparato a leggere, scrivere, calcolare, incolonnare, ma lo fa con discontinuità, inciampi, interruzioni, associati talvolta a prestazioni corrette, è lento nel leggere ma si perde anche nell’ascolto, è distratto, se deve fare un dettato non riesce a seguire il ritmo dei suoi coetanei e si stanca facilmente, non è consapevole dei propri processi mentali (metacognizione): per tale ragione si può associare la Dislessia ad un disturbo delle Funzioni Esecutive (DISFUNZIONE ESECUTIVA), che interessa l’esecutività di prestazioni già apprese, o meglio l’esercizio coordinato e fluente della lettura chiamato automatismo.
La Dislessia, quale DISTURBO FUNZIONALE E QUALITATIVO, parzialmente pervasivo, manifesta una caduta notevole nella qualità esecutiva di azioni che si svolgono in base a punti di riferimento spazio-temporali (Mucchielli, Bourcier).
Non è una patologia e non costituisce un “dominio specifico”, non è settoriale, ma è un disturbo integrato e include sempre, a vario livello, la Disgrafia e la Discalculia, non a caso sarebbe più indicato il termine di Sindrome Dislessica, ovvero disturbo complessivo della letto-scrittura e delle abilità matematiche.
La mente dislessica è caratterizzata da un’architettura neuronale (bassa attivazione elettrica corticale e scarsa comunicazione ed efficienza interemisferica) che genera un DISORDINE PERVASIVO, un DISORDINE DELLE PRASSIE con interessamento della strutturazione spazio-temporale e della dominanza laterale e che comporta, di conseguenza, una lentezza nelle abilità di organizzazione, coordinazione, regolazione delle Funzioni Esecutive Umane.
QUANDO UN ALUNNO LEGGE BENE?
Quando possiede: una prontezza dell’avvio, un andamento costante, giusta velocità, giusta fluidità, un livello di attenzione continua.
Nelle normali condizioni, la letto-scrittura è un processo di predizione mentale sul testo, quindi un lavoro di natura GLOBALE, PREDITTIVA (lessicale, di sintagmi o enunciati).
Questo significa che “Chi legge e scrive è la MENTE” (chi legge insegue significati), chi regola la letto-scrittura sono i processi coordinativi di molteplici funzioni cognitive, ovvero la COGNITIVITÀ (organizzazione del pensiero): la lettura risulta quindi dalla sinergia di predizione e autoregolazione.
LETTURA = PREDIZIONE + AUTOREGOLAZIONE
La LETTURA attiva un network cerebrale molto complesso (Angela Friederici), che richiede continui scambi tra i due emisferi, nel quale possiamo riconoscere una sequenza di tre azioni diverse sequenziali:
– Salti saccadici: movimenti sequenziali a rapidi scatti che l’occhio e la mente compiono verso destra per conquistare una nuova porzione di testo e sono regolati da fattori di natura visiva e cognitiva
– Fissazioni: momenti in cui l’occhio sospende il nistagmo (inibizione saccadica) e si ferma un attimo per registrare una o più lettere attorno a tale punto (polarizzazione)
– Regressioni: fissazioni all’indietro da destra verso sinistra necessarie al lettore per sincerarsi di quanto letto.
Solo nel caso di difficoltà nello scorrimento sx- dx dovuto a cause multifattoriali (parole lunghe, straniere, astigmatismo, dislateralità, disordini degli scambi interemisferici, disturbi viuso-motori, lentezza nell’attività elettrica corticale), il bambino perde fluidità, inciampa, interrompe, rallenta, ricorrendo alla lettura di singole lettere o gruppi di lettere, quindi alla lettura analitica, sillabica, sub-lessicale.
LETTURA FUSIONALE = LETTURA PATOLOGICA, NON LETTURA
LETTURA, MOTRICITÀ E SUCCESSIONE SPAZIO-TEMPORALE
La lettura impegna, SUL PIANO MOTORIO, una serie di funzioni tra loro coordinate che implicano DIREZIONI E VERSI nello spazio e nel tempo.
Nella nostra lingua occidentale infatti si legge e si scrive da sinistra verso destra, si va a capo o si rilegge una parola da destra verso sinistra, si scorrono le righe dall’alto verso il basso. Questi processi motori, visuo-motori, grafo-motori, devono essere eseguiti in maniera automatica, ovvero con andamento continuo, ritmo costante e con l’attivazione di schemi motori nella giusta sequenza, in condizioni di lettura ottimale. Vediamoli in dettaglio!
FUNZIONI MOTORIE INTERESSATE DALLA LETTURA
– direzione orizzontale e verso da sx a dx
– direzione orizzontale e verso da dx a sx (nelle regressioni e nell’a-capo)
– direzione verticale e verso dall’alto in basso (nello scorrimento delle righe)
SCHEMI MOTORI IN SEQUENZA INTERESSATI DALLA LETTURA
– movimento percettivo-cognitivo orizzontale, da sx a dx
– movimento percettivo-cognitivo verticale, dall’alto al basso
– percezione di segni nel tempo e nello spazio
– inseguimento percettivo di segni in movimento o di segni mentre si muove l’osservatore
– movimenti crociati (da dx a sx, da sx a dx, nell’a-capo, nel cambio di pagina)
– alternanza di progressioni e regressioni nella riga
– costanza nell’esecuzione e nel ritmo
– osservanza di punteggiatura
– pronuncia vocale
Perchè è importante anche la successione spazio-temporale nella lettura?
La sequenzialità rappresenta un fattore importante dell’agire umano, dal momento che tutti gli schemi d’azione si esercitano l’uno dopo l’altro (sequenza temporale) e occupano un certo spazio (sequenza spaziale), come nel caso delle prestazioni motorie, di pensiero, matematiche e linguistiche.
La funzione psicomotoria dello spazio e del tempo (chiamata SUCCESSIONE SPAZIO-TEMPORALE), che dovrebbe essere pienamente sviluppata intorno ai 7 anni, rappresenta un requisito fondamentale per lo sviluppo delle altre funzioni percettive, cognitive, motorie (Crispiani, 2016) e anche per l’apprendimento della letto-scrittura, la quale si caratterizza per ordine di successione spaziale (successione di grafemi- caratteri scritti) e temporale (successione dei fonemi- emissione di suoni); inoltre regolarizza le percezioni, il movimento, il pensiero, la memoria, il linguaggio e si attiva durante la produzione e l’ascolto dello stesso.
Gran parte delle dislessie, disgrafie, discalculie, interessano l’errato ordine sequenziale nel tempo e nello spazio di lettere/sillabe/parole/numeri quindi le interruzioni, la lentezza, le sostituzioni che si manifestano all’interno di intere parole, durante la loro pronuncia o lettura/scrittura.
I soggetti dislessici manifestano evidenti difficoltà sequenziali anche nell’ordinare i mesi dell’anno o i giorni della settimana, nel dire l’alfabeto, nel muoversi sulla linea del tempo e dei numeri, nel raccontare una storia o la propria giornata (Thomson, Watkins), nelle prassie quotidiane che impegnano la sequenzialità (vestirsi, organizzarsi, ideare, programmare le azioni).
DISLESSIA E COMPRENSIONE
Spesso, il linguaggio del dislessico è lento o precipitoso, non comporta problemi di ordine fonologico/simbolico ma di ordine motorio/sequenziale, degli automatismi di pronuncia (Crispiani, NIcolson, Fawcett): le sostituzioni di foni si manifestano all’interno delle parole, nel loro procedere sequenziale e non nelle singole emissioni foniche (ad eccezione di quelli speculari che interessano la dominanza laterale quali b-d-p-q). Ad esempio anziché dire o scrivere dialogo, il bambino potrà scrivere diagolo, oppure cinema diventerà cimena, lame diventerà mela, ecc..
Di frequente, il bambino dislessico va incontro a insufficiente o scarsa comprensione del testo, a causa della lettura sillabica, dislfuente, lenta e con numerosi errori che porta lo stesso a smarrirsi nelle sequenze spazio-temporali e a perdere il senso di ciò che sta leggendo.
Pertanto, alcune ricerche confermano che la mancata comprensione del testo consegue alla cattiva lettura o scrittura e non rientra tra gli indicatori primari, bensì tra i disturbi secondari della lettura.
Quali sono le abilità cognitive necessarie ad una buona comprensione del testo?
Per acquisire una buona comprensione del testo, il bambino deve possedere una buona fluidità di lettura (rapido start/incipit, rapida autoregolazione, andamento costante, scarse interruzioni) e una buona memoria di lavoro, la quale consente il recupero delle informazioni logiche salienti attraverso un processo inferenziale (* il processo inferenziale consente di capire il significato di una parola sulla base del contesto in cui è inserita)
VEDIAMO IN DETTAGLIO I FENOMENI CARATTERISTICI DEL BAMBINO DISLESSICO CHE AUMENTANO o RIDUCONO LA VELOCITÀ DI LETTURA
- tendenza alle interruzioni, inciampi, blocchi motori/visuo-motori che rallentano la velocità (fenomeno tipico del disprassico)
- tendenza alla iperlettura o accelerazione forzata della velocità, chiamata precipitazione esecutiva, che incrementa sensibilmente la velocità (fenomeno neurobiologico che può essere connesso a scarsa autoregolazione)
- tendenza alla predittività eccessiva che si manifesta con invenzioni di parole o sintagmi di significato simile al testo reale, fenomeno che incrementa la velocità-
- tendenza alla lentezza dell’ INCIPIT, condizione di disordine motorio di natura funzionale che ritarda l’avvio di un processo motorio o cognitivo portando a due condotte opposte, lentezza o precipitazione esecutiva: il dislessico, infatti, fa fatica a rispondere in maniera rapida a domande poste all’improvviso dall’insegnante.
È interessante notare questo anche nell’attività elettrica corticale, la quale risulta rallentata, randomizzata, discontinua !!
- tendenza alla disattenzione e all’oppositività che può manifestarsi anche con rifiuto selettivo di lettura, paura, ansia, disagi, scarsa motivazione.
INDICATORI FONDAMENTALI DELLA QUALITÀ DI LETTURA
Approfondiamo bene questo discorso dicendo che il fattore fondamentale della qualità di lettura è la FLUIDITÀ e non la VELOCITÀ, la quale include:
- prontezza nell’incipit
- costanza nell’esecuzione
- rapidità nell’autocorrezione
- prontezza del riavvio dopo interruzioni
- giusta velocità
La fluidità esecutiva consente di mantenere costante la velocità, sorregge l’efficacia e l’efficienza, i processi di autoregolazione e autocorrezione, consente la comprensione del senso dell’agire, indica la qualità dell’agire ma soprattutto genera automatismi.
Pertanto, la lettura e la scrittura devono esprimersi attraverso la Fluidità: il bambino dislessico ha difficoltà ad iniziare a leggere con sicurezza e senza esitazioni, procede con andamento e velocità incostanti, tende spesso a interrompersi e rileggere più volte lettere/sillabe/parole, non si autocorregge rapidamente e non manifesta tempi di attenzione adeguati sul processo lettorio.
Se il bambino perde fluidità, viene meno il lavoro di velocità e di predizione mentale sul testo, di accesso al significato delle parole e ricorre alla lettura analitica (decifrazione delle singole lettere e fusione delle lettere).
FLUIDITÀ = COSTANZA = AUTOMATISMI
Il problema centrale della DISLESSIA risiede dunque nella mancata corretta attivazione e stabilizzazione di un processo automatico relativo alle funzioni esecutive e all’attività elettrica corticale: ciò sottolinea la stretta correlazione tra il disordine e la motricità, individuando i fattori disfunzionali nei dinamismi neuro-motori che regolano l’azione, in particolare le sequenze – le successioni – la fluidità, fattori che riconoscono nella DISLESSIA UNA DISPRASSIA SEQUENZIALE.
SEQUENZE + FLUIDITÀ = FUNZIONALITÀ
DISTURBI SEQUENZIALI + DISFLUENZA = DISPRASSIA SEQUENZIALE = DISLESSIA
CATENA CAUSALE DELLA DISLESSIA
“Non tutti i disprassici sono dislessici, mentre tutti i dislessici sono disprassici”
Le ricerche neurofisiologiche affermano che la DISLESSIA rientra tra i disturbi del pensiero, di natura organizzativa e coordinativa e non intellettiva e che il termine più appropriato sia quello di DISORDINE anziché DEFICIT, mettendo in luce la natura neurobiologica del disturbo che riconosciamo come DISORGANIZZAZIONE NEUROLOGICA cui consegue un DISORDINE FUNZIONALE.
- DISORGANIZZAZIONE NEUROLOGICA: indica lo stato non ottimale della fisiologia di alcune funzioni cerebrali corticali ed inter-emisferiche, per disordine dei flussi corticali, degli scambi inter-emisferici, dislateralità, che determina disordini funzionali relativi alla fluida e automatica esecuzione di alcune funzioni umane o disturbi di natura qualitativa (disordini).
- DISORDINI FUNZIONALI: esecuzione disordinata di azioni corporee e psichiche, disfunzioni qualitative, lentezza alternata a precipitazione, disorientamento spazio-temporale, disprassie, che interessa le funzioni esecutive nella componente coordinativa (disturbi della cognition).
- DISTURBO DELLA SUCCESSIONE: inefficiente esecuzione sequenziale della successione di azioni, dovuta a motivi neurologici, a disordini della dominanza laterale o delle funzioni esecutive, che determina goffaggini, disturbi spazio-temporali, disturbi motori, disprassie, dislessie.
- SINTOMI SECONDARI: i disordini spaziali, temporali, della dominanza laterale e della successione creano disordini e lentezza nella funzioni motorie, percettive, linguistiche, grafomotorie, del pensiero, delle emozioni e delle funzioni esecutive in generale che sono alla base della lettura-scrittura-calcolo. Tali sintomi riguardano la lentezza esecutiva, gli impacci, scoordinamenti, disfluenze, stancabilita, disordini generali.
- SINTOMI PRIMARI DI DISLESSIA, DISGRAFIA, DISCALCULIA
- SINTOMI DERIVATI: a causa dei disturbi esecutivi, si mettono in atto condotte inadeguate quali fughe dal compito, rifiuti, nervosismo, smarrimenti, disortografia, bassa autostima, insuccessi scolastici.
- SITUAZIONI CRITICHE: le disfunzioni primarie e secondarie si osservano maggiormente in condizioni di pressione emotiva, confusione, rapidità/lentezza, dettato, copiatura, compiti lunghi, traduzioni, ecc.
DISLESSIA E TEORIA DISPRASSICO- SEQUENZIALE
Gli indicatori della sindrome dislessica, come della disprassia, inquadrano il fenomeno a carico del movimento in ogni sua forma (corporea, linguistica, mnemonica, del pensiero, delle emozioni), sottolineando che gli errori dislessici e disgrafici si manifestano nel movimento cinetico sequenziale e non nella codifica o decodifica di singole lettere.
Le caratteristiche che mettono in evidenza il fatto che la DISLESSIA SI MANIFESTI NEL MOVIMENTO sono: la lentezza esecutiva nella lettura e scrittura, la difficoltà negli schemi crociati (incolonnamenti, prestito, riporto, andare a capo), gli errori nelle rotazioni (chiusure dei cerchi, inversioni di frasi, pensieri, simmetrie, ecc), le inversioni di direzione e verso (lettere e numeri speculari, smarrimento nelle espressioni, equazioni, traduzioni, frasi lunghe).
Molti autori hanno sottolineato la matrice PRASSICO-MOTORIA DELLA DISLESSIA:
– ORTON, DOMAN, DELACATO, KOCHER, MUCCHIELLI, BOURCIER, BOREL-MAISONNY, CACCIAGUERRA: hanno evidenziato la natura cinetica delle inversioni di lettere collegando la dislessia al disturbo motorio
– AJURIAGUERRA: affermava la natura disprassica della disortografia, segnalandone i tratti con criterio prassico-motorio e distinguendo 5 gruppi di disgrafie (controllati, rigidi, impulsivi, molli, lenti e precisi)
– GUTTON: ha ipotizzato nei dislessici difficoltà percettivo-motorie, disorganizzazione spaziale e temporale e disordini linguistici dati da una scarsa organizzazione dello schema corporeo
– STAMBAK: ha riscontrato problemi nel ritmo e nelle funzioni temporali nei dislessici
– BILANCIA, BERTELLI: hanno rilevato che la dislessia e disgrafia sono riconducibili a problemi di coordinazione motoria e non a ritardi linguistici o cognitivi
– CHIARENZA: ha osservato, tramite EEG, dinamiche elettrofisiologiche che regolano il movimento in generale e in particolare la letto-scrittura, evidenziando la dimensione temporo-spaziale e motoria compromessa. Inoltre ha misurato l’attività elettrica corticale dei dislessici e ha riscontrato come il cervello dislessico si prepari con tempi rallentati
– SIMONETTA, MASSENZ: hanno sottolineato la natura psicomotoria della dislessia, con attenzione particolare alle carenze percettivo-motorie, tonico-posturali, prassiche, motorie-coordinative, oculo-motorie e riconducendo la dislessia alla non affermazione della naturale prevalenza motoria geneticamente determinata
– NICOLSON E FAWCET: correlano la dislessia ad una non ben definita dominanza laterale, associata a disordini motori generali. Inoltre associano gli errori fonologici e la dislessia ad una minore attivazione del cervelletto, interessando il linguaggio da un punto di vista sequenziale e articolatorio. Le ricerche di Schmahmann nel 1991 hanno rilevato che oltre a regolare il coordinamento motorio, il cervelletto ha funzioni cognitive: è implicato nella memoria di lavoro e nell’attenzione, nel ragionamento astratto, nella flessibilità cognitiva, nell’ aspetto visuo-spaziale, nelle funzioni linguistiche e nella prosodia (regola la motricità verbale, l’incipit locutorio e motorio).
MAPPA SEMEIOTICA DELLA DISLESSIA-DISPRASSIA
DISLESSIA E DISATTENZIONE
Di frequente genitori e insegnanti riferiscono che molti dei bambini dislessici sono disattenti sia a scuola e sia nelle normali attività quotidiane.
La disattenzione disturba l’agire, come le difficoltà dell’agire (errori, interruzioni, lentezza) disturbano l’attenzione. Per tale ragione sarebbe opportuno fare una diagnosi differenziale con la sindrome definita ADHD qualora vi sia uno stato di Co-morbilità.
Si riscontra nel dislessico, così come nel disprassico, una insufficiente attenzione selettiva, una “insofferenza agli stimoli laterali”, indicando con questo termine la difficoltà nell’inibire gli stimoli laterali visivi e sonori presenti nell’ambiente.
La disattenzione si può manifestare come:
– discontinuità nella relazione verbale duale
– interruzioni nella lettura con focalizzazione sulle illustrazioni
– notevole discontinuità dell’attenzione in classe
La discontinuità attentiva, nella sindrome dislessica, è generata dalla lentezza della lettura e dalla relativa perdita della comprensione del testo, dalle frequenti interruzioni e successiva stancabilità e affaticamento, fenomeno definito “smarrimento cognitivo o Sindrome di Jack” (Crispiani, Giaconi). Tuttavia la disattenzione non rientra tra le cause della dislessia.
INDICATORI PRASSICO-MOTORI DELLA SINDROME DISLESSICA
Il linguaggio, pur attivando funzioni di ordine logico, semantico, intellettivo e percettivo, è sorretto da una fisiologia neuro-motoria che consente di essere esercitato nello spazio e nel tempo.
I trattamenti che vertono anche sulle funzioni motorie e prassiche, condotte con modalità veloci, intensive e simultanee (e non lente o frammentate!!!) consentono di ottenere miglioramenti sia nella lettura (scrittura e calcolo) e sia sulle funzioni esecutive globali.
⚠ Si distinguono due tipi di indicatori prassico-motori della dislessia:
Indicatori primari
Generali:
– lentezza alternata a precipitazione
– lentezza nell’incipit
– lentezza nell’autoregolazione/ autocorrezione
– interruzioni e speculiarità (p,b,d,q)
– sostituzione o soppressione di lettere nelle parole
Nella lettura:
– perdita del rigo o smarrimento nell’a-capo
– inversioni della posizione spaziale di lettere o sillabe
– frammentazione, sillabazione, lentezza
Nella scrittura:
– irregolarità grafo-motoria
– lettere slegate
– riprese grafiche, ritocchi, mancate chiusure
– incompletezze in grafemi (m-n), associazione di parole
– inversioni della posizione spaziale di lettere
– smarrimento esecutivo nel dettato motorio
Nella matematica:
– scrittura speculare di numeri
– inversioni di cifre (13-31)
– errori nel calcolo e nell’incolonnamento
Indicatori secondari (da tenere in considerazione per eventuale diagnosi di Sindrome Dislessica specifica)
– ritardo frequente nell’inizio della deambulazione
– lentezza motorio-prassica associata a precipitazione
– scoordinamenti, maldestrezza, impacci sequenziali (disprassia)
– disordini negli schemi motori rapidi e crociati
– difficoltà nell’inseguimento oculo-motorio e percettivo, nella coordinazione oculo e bimanuale (giochi con la palla, fare il fiocco alle scarpe, prendere al volo, vestirsi, ecc.)
– smarrimento nei giochi di gruppo
– disturbi linguistici di natura motoria (incipit, inversioni, lentezza, interruzioni, precipitazione) e insofferenza alla confusione e alla iperstimolazione
– disturbi spazio-temporali e della memoria di lavoro (Funzioni Esecutive)
– frequente dislateralità
– miglioramento nella lettura obliqua
– irregolarità dei movimenti oculari (Goldberg, 1968)
DISLESSIA E DISLATERALITÀ
Il cervello umano è caratterizzato dalla lateralità e dalla dominanza laterale le quali, in condizioni favorevoli, contribuiscono all’ottimizzazione degli scambi interemisferici e dei flussi o circuiti corticali.
La LATERALITÀ indica la parziale specializzazione degli emisferi e di alcune zone corticali, attribuisce a uno degli emisferi l’organizzazione dell’atto motorio che porterà all’apprendimento e al potenziamento delle prassie. Dunque costituisce un dato neurologico e prassico.
La DOMINANZA LATERALE, che indica la prevalenza di un emisfero corticale sull’altro, è responsabile di tutte le azioni umane che impegnano bilateralmente il cervello, quali la percezione, la motricità, il linguaggio, le sequenze motorie, le abilità prassiche, l’orientamento spazio-temporale: regola gran parte della fisiologia cerebrale, rendendo favorevoli o sfavorevoli i flussi corticali che gestiscono il comportamento, proietta in maniera controlaterale all’emicorpo opposto, favorisce una migliore specializzazione emisferica, miglior efficienza del sistema crociato, migliore direzionalità dell’agire umano nello spazio, migliore esecuzione degli schemi motori e percettivi crociati.
La condizione di mancata, anomala, ritardata dominanza laterale o del processo di LATERALIZZAZIONE viene chiamata DISLATERALITÀ ed è sempre presente nei soggetti dislessici.
Se la lateralità è disturbata (come nei seguenti casi: sinistra non primaria o “non pura”, destra/sinistra contrariata, destra/sinistra con interferenze e orientata in senso inverso, dominanza mista o crociata, in ritardo fisiologico), gli scambi elettrici tra i due emisferi saranno rallentati (andamento randomizzato dei flussi corticali – Chiarenza), il bambino non disporrà della necessaria organizzazione neurologica e manifesterà: disordini nei lavori da sx a dx, negli schemi crociati e nelle funzioni esecutive, lentezza nell’incipit ed esecutiva (rallentamento della “Reveil Funzionale”, ovvero della reattività generale del soggetto), insofferenza alla confusione e alla pressione, disordini nelle prassie bimanuali, lentezza nei movimenti oculari, disordini nell’orientamento temporo-spaziale, disordini nel linguaggio verbale, nell’interazione sociale, nel pensiero e nel controllo delle emozioni.
Per quanto concerne gli apprendimenti, in particolare la lettura, la dislateralità può comportare:
– lentezza e interruzioni, frequenti inciampi o errori cinetici
– scarsa fluidità nella lettura
– errori nella lettura di grafemi che impegnano la dominanza laterale (p,b,d,q)
– inversioni dell’ordine sequenziale di sillabe nelle parole (cinema-cimena)
– smarrimenti nel cambio di riga (a-capo)
– rotazioni e specularità
DISLESSIA E FUNZIONI PSICOMOTORIE
Le funzioni psicomotorie sono funzioni mentali specifiche di controllo della dominanza laterale, dell’organizzazione spazio-temporale, della motricità, della postura: permettono l’esecuzione delle prassie/sequenze complesse e rappresentano la base delle funzioni cognitive superiori (apprendimenti scolastici) e della cognitività.
Nel bambino dislessico, tali funzioni risultano disordinate, carenti e interferiscono con la spazialità – temporalità – velocità esecutiva, generando stanchezza, smarrimento nell’elaborazione degli ordinamenti spaziali e temporali della lettura (caratteri scritti e suoni emessi), con successiva perdita della comprensione.
Lettura:
– se la lateralità è disturbata, il bambino manifesterà difficoltà nella direzionalità sx-dx
– se la percezione è disturbata, il bambino manifesterà difficoltà nell’inseguimento visivo e nei movimenti oculari (saccadici)
– se è carente l’organizzazione spazio-temporale, il bambino farà fatica nel riconoscere l’orientamento delle lettere e la sequenza di lettere dentro le parole
PERCORSO SCOLASTICO DI UN BAMBINO DISLESSICO
SCUOLA DELL’ INFANZIA
Il bambino si presenta goffo, impacciato, scoordinato (problemi nell’equilibrio e nel controllo tonico-posturale), lento, può avere un’abilità percettivo-ideomotoria carente, scarsa organizzazione della percezione visiva/uditiva/tattile, difficoltà nell’organizzazione dello schema corporeo e della lateralità (a 5 anni può non essere ancora lateralizzato), difficoltà nel ricordare due azioni motorie o verbali ed eseguirle in sequenza. Inoltre può manifestare difficoltà nel compiere più azioni motorie o verbo-motorie in simultanea, impaccio nella motricità fine, nell’impugnatura dello strumento grafico, disegno immaturo (non rispetta lo spazio o il verso sul foglio), nelle abilità sociali e relazionali (non riesce a prendere la parola nel gruppo o a seguire una conversazione con i pari), può essere piuttosto inibito e passivo con scarsa capacità di prendere iniziative.
SCUOLA PRIMARIA
Manifesta difficoltà nell’organizzazione dei compiti scolastici, lentezza nell’incipit, può manifestare una lentezza nell’esecuzione di attività o eccessiva precipitosità (comportamento impulsivo), necessita di tempi maggiori per eseguire le attività, partecipazione e collaborazione discontinue alle lezioni con attenzione labile ed elevato dispendio energetico, tendenza a smarrirsi nelle sequenze spazio-temporali con discomprensione del testo, fa fatica a concettualizzare e generalizzare il proprio sapere.
SCUOLA SECONDARIA
il bambino manifesta lentezza nell’incipit, difficoltà nel colpo d’occhio percettivo (individuare i concetti chiave), nell’orientare e spostare l’attenzione su ogni concetto, nella memoria di lavoro (recupero delle conoscenze pregresse), nel pensiero (organizzare le conoscenze e generalizzarle), nel pianificare adeguatamente le risposte, nel metodo di studio, nella metacognizione (riflessione sul proprio pensiero).
ADULTO
Si osserva una scarsa autonomia, scarsa comprensione inferenziale e scarse abilità organizzative, frustrazione e bassa autostima, comportamenti di evitamento e probabile “chiusura emotivo-relazionale”.
CONSIGLI UTILI E CONSIGLI DA EVITARE CON UN BAMBINO DISLESSICO
?♀️ NON FAVORIRE
– pratiche educative lente, frammentate, discontinue, orientate alla disfluenza: queste pratiche educative o abilitative hanno lo scopo di migliorare la correttezza morfologica- grammaticale delle lettere attraverso la lettura o scrittura frammentata ma RALLENTANO L’ESECUZIONE E GLI AUTOMATISMI, STANCANO, AFFATICANO I PROCESSI COGNITIVI E CREANO DEMOTIVAZIONE
– utilizzo di strumenti che suppliscono la funzione, si sostituiscono alla lettura (sintetizzatori, libri digitali), alla scrittura (tastiera e video-scrittura) o al calcolo (calcolatrice), ad eccezione di prove scolastiche finali: in questo modo si favorisce l’inerzia cognitiva e non si va a stimolare l’organo nè la funzione, tendendo a bypassare il compito
– la lettura o scrittura di singole lettere o sillabe
– la lettura o scrittura lenta e precisa
– la lettura sub-vocale (sottovoce)
– la scrittura in stampato
– la lettura o scrittura su caratteri grandi
– la scrittura su tastiere
– correggere o fermare il bambino mentre scrive o legge
– insistere a farlo leggere ad alta voce
– insistere nella copiatura dalla lavagna
– leggere o scrivere al suo posto
– insistere a farlo scrivere sotto dettatura
?♀️ DA PROMUOVERE
– lettura e scrittura di parole intere, verbalizzando l’intera parola o enunciato prima di scrivere
– scrittura normale e in corsivo (incrementare la scrittura manuale e le abilità grafomotorie)
– lettura di caratteri normo-dimensionati (in genere Times New Roman, 12 o 14) e ravvicinati: lettere a corpo grande, secondo le ricerche dell’istituto ITARD, appesantiscono lo scorrimento lettorio sulla riga. Se lo spazio occupato è minore, ovvero se le lettere sono piccole e lo spazio tra loro contenuto, si avrà un processo percettivo migliore, al cosiddetto “colpo d’occhio” e la prestazione lettoria sarà maggiormente fluida e meno interessata da interruzioni o disfluenza: il dislessico reca uno span visivo meno capiente (più corto), pertanto si può affermare che la vicinanza delle lettere agevola la lettura.
– lettura a incipit rapido
– lettura e scrittura fluide
– lettura predittiva: “a scomparsa”, iterata
– lettura obliqua
– anticipazioni cognitive sul testo
– esercitare la narrazione e la resocontazione, sollecitando forme espanse (solo per la comprensione invece, si possono utilizzare mappe e schemi in modo che il bambino comprenda senza smarrirsi nelle sequenze)
– attivare lo stato di allerta con costanti feedback (attivazione funzionale) durante la spiegazione orale prolungata, ovvero promuovere l’attenzione del bambino e la comprensione attraverso domande di monitoraggio, riformulazione, ripetizioni o didascalie
Articolo realizzato ed elaborato dalla dott.ssa Francesca Tabellione, terapista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva, terapista itard, tutor adhd e dsa, psicomotricista funzionale, esperta in dsa,disordini delle funzioni esecutive, disprassia, disturbi percettivi e visuo-spaziali, disturbi della coordinazione motoria, riabilitazione del gesto grafico e della disgrafia, autismo, adhd, disturbi dell’attenzione, sindromi genetiche, ritardo mentale
(Bibliografia: Clinica della dislessia e disprassia, Dislessia come disprassia sequenziale – Crispiani, Dislessia e potenziamento cognitivo, Nuovo dislessia e didattica- Spezzi)