ADHD E INSTABILITÀ PSICOMOTORIA
Agosto 2, 2020PARLIAMO ANCORA DI DISLESSIA….. da un punto di vista motorio-prassico
Agosto 11, 2020‼ CAPIRE LA MENTE DI UN BAMBINO DISLESSICO‼
Prestazioni scolastiche, quali sono gli alunni efficienti e quali sono gli alunni dislessici, strategie e consigli, dall’organizzazione alla disorganizzazione neurologica funzionale
La dislessia, secondo la teoria prassico-motoria, è un disturbo delle prassie, con particolare riferimento alle sequenze e alla fluidità delle funzioni esecutive e con interessamento della dominanza laterale e DELL’ORGANIZZAZIONE spazio-temporale (la natura motoria della dislessia è sottolineata vari da autori quali Orton, Ajuriaguerra, Chiarenza, Nijokiktjien, Stamback, Crispiani, Simonetta, ecc.)
Il problema dislessico risiede nella compromissione degli automatismi, ovvero dell’esercizio fluente e coordinato, della letto-scrittura.
Chiarenza, nel cervello dislessico, ha rilevato sul piano neurofisiologico non un danno alle zone corticali bensì un disturbo dei circuiti neurali corticali e una bassa attività elettrica cerebrale che coinvolge anche l’efficienza degli scambi interemisferici, che sono interessati da una andamento randomizzato (lento), discontinuo, disfluente e che causa, come conseguenza, un rallentamento delle funzioni e dei processi esecutivi e un disturbo funzionale nelle prassie.
QUAL È L’INTERVENTO EDUCATIVO PIÙ IDONEO PER UN DISLESSICO?Gli interventi riabilitativi e/o educativi dovrebbero prevedere strategie e attività rapide, simultanee e intensive per consentire la NEUROATTIVAZIONE-POTENZIAMEMTO- STABILIZZAZIONE DEI CIRCUITI CEREBRALI, stimolando la plasticità cerebrale e aumentando l’attività elettrica per ottenere una velocizzazione NELL’ INCIPIT DELL’ AGIRE UMANO: in tal modo, velocizziamo il bambino dislessico in tutte le sue prestazioni, corporee, percettive, emotive, intellettive, scolastiche.
⚠️ DA FAVORIRE DURANTE LA PRESTAZIONE SCOLASTICA ⭐
Dobbiamo aiutare il b.no dislessico a:
⭐ formulare mentalmente un piano di azione (pianificare il compito)
⭐ coordinare un’azione intenzionale
⭐ favorire l’esecuzione di più funzioni in contemporanea (sinestesie)
⭐ spostare e mantenere l’attenzione e migliorare la memoria di lavoro
⭐ favorire i processi di autoregolazione/autocontrollo/autoregolazione inibendo reazioni impulsive
⭐ incrementare la sequenzialità delle azioni o prestazioni
⭐ generare nuove strategie e migliorare il problem-solving
⭐ concettualizzare e generalizzare il proprio sapere
⭐ costruire mappe e schemi nello studio (le forme sintetiche sono utili nelle spiegazioni così l’alunno dislessico può comprendere senza smarrirsi nelle sequenze) ma esporre in forme verbali estese
⭐ favorire la fluidità esecutiva (giusta velocità, rapidità dell’incipit, rapidità dell’autocorrezione, scarse interruzioni) nelle prestazioni scolastiche e prassico-motorie
⭐ favorire la lettura globale, predittiva, lessicale, la narrazione, il dettato verbale via via più lungo, il calcolo orale rapido, la scrittura di numeri a più cifre, la memorizzazione delle tabelline in ordine casuale, la scrittura in corsivo fluida (parole intere) e le abilità grafomotorie, il movimento nella linea dei numeri e del tempo, l’incolonnamento, consentire la lettura in obliquo (poiché si riduce il lavoro sx-dx sempre difficoltoso nei dislessici), segmentare il testo dei problemi matematici (senza “frammentare”)
⚠️ DA EVITARE
⭐ La scrittura o la lettura di singole lettere e sillabe
⭐ Forme di lettura e scrittura ad approccio analitico-sintetico (per fusione di lettere e sillabe)
⭐ La lettura forzata ad alta voce
⭐Evitare l’uso della calcolatrice o sintetizzatori vocali (ad eccezione di prove finali)
⭐ la pressione temporale nell’esecuzione di compiti
⭐ i lavori di gruppo, lo studio mnemonico, il lavoro su tabelle poco ordinate, prove a risposta multipla (disperdono l’attenzione del bambino)
⭐ i riassunti: un questo modo non aiutiamo il bambino dislessico a sviluppare un metodo si studio efficace. Ricorrere ai riassunti non porta a una concettualizzazione del sapere che deve essere costruito a livello metacognitivo per raggiungere la competenza
⭐ Lezioni lente, lunghe, senza pause o momenti di recupero con domande di monitoraggio, riformulazioni, ripetizioni di ciò che si sta spiegando, non sono utili poiché:
⭐ non incrementano l’attività elettrica del cervello
⭐ provocano una dispersione dell’attenzione portando a uno “smarrimento cognitivo” dell’alunno dislessico
⭐ non stimolano la memoria di lavoro, l’organizzazione delle conoscenze e la pianificazione delle risposte adeguate al contesto
⭐ non favoriscono la metacognizione, ovvero la riflessione sul proprio pensiero, il controllo e la regolazione delle attività richieste dai compiti mentali
Articolo redatto dalla Dott.ssa Francesca Tabellione
a cura dellaDott.ssa Erika D’Antonio
(Bibliografia: Crispiani, Spezzi)