NEURONI SPECCHIO: AUTISMO – EMOZIONI – EMPATIA
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Novembre 22, 2021La comunicazione è un processo di scambio di informazioni fra individui attraverso un meccanismo condiviso, ad esempio il linguaggio verbale, tipico degli esseri umani. Possiamo comunicare anche attraverso gesti, posture, mimica, espressioni del viso, contatto oculare, movimenti del corpo, anche se il linguaggio verbale umano è stato considerato come unica forma di comunicazione dotata di grammatica e di sintassi, e capace di organizzare lo scambio secondo regole e strutture codificate.
☆-Dai versi degli animali al linguaggio parlato
Secondo alcuni scienziati il linguaggio verbale si sarebbe evoluto a partire dai richiami sonori, dai versi emessi dagli animali per comunicare tra loro; per altri invece si sarebbe plasmato a partire da un sistema di comunicazione a base di gesti. I meccanismi neurali che controllano la comunicazione sono localizzati in diverse zone del cervello: nelle scimmie si trovano in strutture sottocorticali quali il diencefalo e il tronco encefalico; negli esseri umani invece si trovano nella parte laterale della corteccia.
Altre differenze tra il linguaggio degli animali e quello parlato riguardano il fatto che parole e frasi del nostro linguaggio possono non avere una particolare coloritura, oppure trasmettere emozioni, mentre i versi degli animali sono collegati a una condizione emotiva o a un’emozione come la paura, il dolore, la gioia, la rabbia. La possibilità di combinare tra loro parole e frasi è una proprietà del linguaggio umano che è assente nei richiami degli animali, caratteristica che è stata sottolineata anche dal linguista Chomsky. Egli sostiene che il linguaggio umano è basato su un principio completamente diverso da quello su cui si fondano tutte le altre forme di comunicazione animale. Anche noi possiamo emettere grugniti, grida o urla che rievocano versi animali quando ci troviamo in particolari stati emotivi: la produzione di tali versi è controllata da circuiti nervosi localizzati in posizioni profonde della corteccia, simili a quelle degli animali ma diverse da quelle responsabili del linguaggio verbale. È interessante notare che la capacità di emettere versi primitivi è una caratteristica presente nelle persone affette da afasia globale, un disturbo che porta ad una perdita completa di ogni funzione linguistica, parlata e scritta, di espressione e di comprensione.
☆-Dai gesti al linguaggio parlato
La prima formulazione di questa teoria risale al 700 ed è dovuta al filosofo francese Condillac, il quale ipotizzò che il primo sistema di comunicazione dei nostri antenati sarebbe stato basato sui gesti, cui si assocerebbero poi i suoni che accompagneranno la comunicazione. La scoperta dei neuroni specchio ha offerto evidenze sperimentali riguardo questa ipotesi, in particolare sulla relazione tra azioni e linguaggio, come il famoso esperimento che ha evidenziato la presenza di neuroni specchio nell’area di Broca. L’aspetto più interessante della presenza dei neuroni specchio per l’evoluzione del linguaggio sta nel fatto che i primati, grazie a questo meccanismo, possiedono un sistema di comunicazione immediato e condiviso. Ad esempio, se osserviamo una persona che afferra un bicchiere capiamo subito che cosa sta facendo. Su tale base, Giacomo Rizzolatti e col. hanno ipotizzato che l’evoluzione del linguaggio sia stata preceduta dall’evoluzione di un sistema di comunicazione condiviso.
Come è possibile che suoni originariamente privi di senso si siano associati ai gesti dotati invece di un significato preciso? Come può essere avvenuto questo passaggio cruciale?
Uno scienziato degli anni 30 di nome Paget aveva proposto una teoria che ha dato una spiegazione a questo passaggio: secondo lui i gesti delle mani dei nostri progenitori sarebbero stati accompagnati da movimenti inconsapevoli e coordinati della lingua, delle labbra e delle mascelle. In seguito, gli individui avrebbero scoperto che tramite l’espirazione dell’aria, la bocca è capace di emettere gesti sonori, i quali rappresentano secondo Paget l’inizio del linguaggio vocale. Se i gesti della mano e del braccio sono collegati a quelli del linguaggio, allora anche la base neurale di tale sistema dovrebbe essere comune. Ciò è stato confermato da alcuni esperimenti che hanno mostrato come l’area motoria di sinistra responsabile dei movimenti della mano si attivava durante la lettura o il parlare: i circuiti neurali dei gesti sembrano quindi essere collegati a quelli del linguaggio, come aveva previsto Paget.
Affinché la comunicazione sonora sia efficace occorre che i suoni utilizzati per trasmettere messaggi siano decifrabili, ovvero pronunciati in modo chiaro e preciso: la laringe e la bocca devono essere quindi controllate da circuiti nervosi sofisticati e sotto il totale controllo della volontà di chi parla. Tale controllo accurato e preciso richiede l’evoluzione di speciali centri nervosi.
Inoltre sono stati scoperti dei neuroni specchio propri degli esseri umani che si attivano per specifici suoni del linguaggio parlato prodotti dalla bocca e dalla laringe, chiamati neuroni specchio-eco. Liberman, un linguista americano, ha studiato a lungo la struttura dei fonemi, cioè dei suoni che formano le parole e ha osservato che gli esseri umani, quando ascoltano il linguaggio parlato, sono molto bravi a riconoscere i singoli fonemi. Egli è giunto alla conclusione che i suoni del linguaggio hanno qualcosa di speciale che li rende distinguibili da tutti gli altri suoni: questo “qualcosa” riguarda la capacità che i fonemi hanno di evocare nell’ascoltatore la stessa sequenza motoria di quella usata da colui che parla per emettere uno specifico fonema. La scoperta dei neuroni specchio-eco ha dato una prova sperimentale alla teoria di Liberman: a livello neuronale questa particolarità dei suoni verbali risiede nella capacità che tali suoni hanno di attivare i neuroni specchio-eco o di evocare i movimenti che la nostra bocca o la nostra laringe dovrebbe eseguire per riprodurre quei fonemi.
Dott.ssa Francesca Tabellione
Dott.ssa Erika D’Antonio