In neuropsicologia e in psicologia cognitiva, le FUNZIONI ESECUTIVE sono le funzioni corticali e sottocorticali superiori deputate al controllo e alla pianificazione del comportamento. Le Funzioni Esecutive sono “quelle abilità che permettono a un individuo di anticipare, progettare, stabilire obiettivi, attuare progetti finalizzati a uno scopo, monitorare e autoregolare il proprio comportamento per adeguarlo a nuove condizioni.”
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Esse permettono dunque a un individuo di fare progetti, organizzare e gestire il loro tempo, la loro giornata, le loro azioni, le loro emozioni, rimanere concentrati su un determinato compito e portarlo a termine, risolvere problemi, stabilire delle priorità.
Il disturbato lavoro delle FE limita la cognitività, ovvero quella funzione psichica mentale che coordina e organizza il pensiero e che struttura le condotte umane, l’apprendimento delle informazioni, l’elaborazione della conoscenza, l’ideazione, la programmazione e il controllo di ogni comportamento.
Numerosi fattori possono essere ricondotti alle FE: attenzione selettiva, controllo degli impulsi e inibizione, self-monitoring (autoregolazione), iniziativa, memoria di lavoro, flessibilità cognitiva o shifting, pianificazione e problem-solving, fluenza verbale.
In letteratura sono stati proposti numerosi modelli del funzionamento esecutivo (modello di Baddeley 1986, sistema attentivo supervisore SAS 1986, Levin e Welsh 1991, Roberts e Pennington 1996, modello dell’autoregolazione di Barkley 1997 o del problem-solving di Zelazo 1997, controllo esecutivo di Anderson 2002, ecc, *** verranno approfonditi nei prossimi articoli***).
Attualmente il modello teorico più accreditato è quello di Miyake e collaboratori (2000) che hanno focalizzato la loro attenzione su tre processi principali:
MEMORIA DI LAVORO (Working Memory): fa riferimento a un sistema multicomponenziale che assolve funzioni di immagazzinamento temporaneo e manipolazione delle informazioni. L’abilità di mantenere le informazioni ci consente di ricordare i nostri programmi e altre istruzioni, di considerare alternative e di mettere in relazione un’idea o un’informazione con un’altra, oltre a giocare un ruolo chiave nell’apprendimento, nella comprensione e nel ragionamento.
FLESSIBILITÀ COGNITIVA o “SHIFTING ”: la capacità di spostarsi flessibilmente tra prove cognitive o comportamentali, che implica il disancoraggio dell’attenzione da un compito o set mentale e il conseguente ancoraggio ad una nuova operazione, in base alle richieste ambientali. Deficit in quest’area possono determinare una tendenza alla perseverazione: il soggetto ripropone continuamente la stessa risposta, nonostante essa appaia chiaramente inappropriata.
INIBIZIONE: la capacità di ignorare deliberatamente informazioni irrilevanti, ovvero risposte motorie ed emotive non adeguate o impulsive rispetto agli stimoli, focalizzandosi su dati rilevanti. Questa abilità di ignorare gli stimoli distrattori rende possibile l’attenzione selettiva e sostenuta e ci permette di avere un controllo sulla nostra attenzione e le nostre azioni.
Il dominio esecutivo, però, non comprende i soli processi cognitivi sopra elencati, ma sono chiamate in causa anche funzioni che giocano un ruolo chiave nella regolazione di emozioni, della motivazione e del comportamento.
Le FE vengono infatti suddivise in “Hot” e “Cool” (Zelazo et al., 2004). Con il termine “FE Cool ” si indicano i processi puramente cognitivi che si attivano quando il soggetto è impegnato in problemi astratti e decontestualizzati. Invece, con il termine FE “Hot” si fa riferimento agli aspetti emotivi ed automatici del funzionamento esecutivo, richiesti in situazioni significative e coinvolti nella regolazione dell’emotività e della motivazione. Le FE “Hot e Cool” lavorano insieme per permetterci di risolvere problemi, raggiungere obiettivi e apprendere in modo efficace.
Alcune ricerche suggeriscono che le FE si sviluppino rapidamente durante il periodo pre-scolare (dal 120 mese), raggiungendo livelli adulti di performance durante l’adolescenza (Anderson, 2002; Zelazo et al., 2003), periodo in cui si rimodulano, soprattutto grazie all’educazione, per poter gestire l’intelligenza formale (Piaget, 1957).
Lo sviluppo delle FE è supportato dalla maturazione della corteccia pre-frontale in bambini in età pre-scolare, così come in età scolare (Diamond, 2002; Durston et al.,2006; Moriguchi e Hiraki, 2009). I precursori sono osservabili, come suggeriva Piaget, già a 1 anno di vita; nel periodo prescolare e adolescenziale si verificano rapidi e importanti progressi: le prime a comparire sarebbero le abilità fondamentali come il controllo attentivo e la memoria di lavoro e, successivamente, le abilità più complesse e multifattoriali (Senn, 2004). A partire dai 65 anni si assiste invece ad una progressiva involuzione.
La corteccia pre-frontale assume un ruolo centrale nei processi cognitivi alla base delle funzioni esecutive: studi dimostrano come nei bimbi piccoli sia presente una difficoltà a modificare le proprie risposte sulla base di stimoli esterni e a cambiamenti nel tempo, mettendo in atto comportamenti simili a quelli dei pazienti con lesioni prefrontali. A 11 anni i bambini diventano capaci di modificare la loro scelta in base al contesto, mentre continuano ad emergere fino all’adolescenza la capacita di monitorare la correttezza della risposta. La parte frontale della corteccia matura durante la PUBERTÀ permettendo così al bambino di essere capace di eseguire compiti cognitivi di più alto livello come quelli richiesti nelle funzioni esecutive: questa evoluzione è correlata a profonde modificazioni cerebrali sia di tipo neuroanatomico che neurofunzionale.
La corteccia prefrontale è coinvolta nella formulazione ed esecuzione di schemi di azione e nel controllo dei processi cognitivi superiori:
la corteccia prefrontale dorso-laterale è coinvolta nella memoria di lavoro, apprendimento, giudizio, critica, pianificazione, flessibilità cognitiva, inibizione
la corteccia ventro-mediale è connessa al comportamento sociale ed emotivo, alla rilevazione di errori e alla risoluzione di conflitti in cui entrano in gioco informazioni divergenti
la corteccia cingolata anteriore è importante per l’analisi degli errori effettuati dopo l’attuazione di un determinato comportamento
il giro frontale superiore è utilizzato maggiormente nella selezione e nella flessibilità di un compito da eseguire.
Queste aree cerebrali sembrano rivestire una notevole importanza nella capacità di prendere decisioni personali e sociali razionali, nel controllo emotivo, nella regolazione del tono dell’umore e nella cura della persona.
Non esiste una diagnosi specifica di deficit delle FE, tuttavia sono numerosi i quadri clinici nei quali è evidente una difficoltà di programmazione, organizzazione, autoregolazione e autocontrollo del comportamento o una scarsa capacità di adeguarsi ai cambiamenti e a situazioni nuove: possiamo riscontrare problemi nelle FE nell’ADHD (impulsività, disattenzione, scarso frenaggio, scarsa memoria di lavoro, difficoltà nel gestire le emozioni e nel spostare il focus da un compito a un altro), in molti bambini con DOP/DC, Disprassia o Dsa, Autismo, Disturbi generalizzati dello Sviluppo, Sindrome di Gilles de la Tourette, nati pretermine.
Analizziamo in dettaglio i principali segni di Disordini delle FE che può manifestare un bambino nelle diverse fasi di sviluppo:
SEGNI IN ETÀ PRE-SCOLARE
– frustrazione
– facili dimenticanze e difficoltà nel portare a termine un gioco
– frequenti atteggiamenti oppositivi o aggressivi per cose banali o durante i cambiamenti di attività o giochi (piangono spesso e sono irascibili)
– difficoltà nella turnazione, nel rispetto delle regole
– difficoltà nel ricordare una o più consegne in sequenza
– lentezza alternata a precipitazione nelle attività motorio-prassiche o nel linguaggio
– ipercinesia ed eccitabilità o nervosismo in presenza di confusione o più stimoli
– difficoltà nella memoria ordinata o sequenziale
– impacci, scoordinamenti, maldestrezze a livello grosso motorio e nelle prassie bimanuali
– disordini linguistici e nella motricità grafica
SEGNI IN ETÀ SCOLARE
– notevole distrazione e impulsività (scarso controllo inibitorio)
– incapacità di portare a termine compiti assegnati
– incapacità di prendere decisioni o di risolvere un compito in maniera differente dallo “standard”
– difficoltà di pianificazione e di organizzazione nei compiti scolastici e nella vita quotidiana
– stancabilità alternata a caparbietà e insistenza
– disordini grafo-motori e prassici (motricità fine e bimanuale)
SEGNI DURANTE L’ ADOLESCENZA
– notevole impulsività e scarso autocontrollo nel gruppo di pari
– difficoltà nel pianificare e organizzare i compiti scolastici e di vita quotidiana
– maldestrezza e impaccio nella motricità grossolana
– incoordinazioni bimanuali
– frequente isolamento e interazioni molto discontinue
– disturbi dell’organizzazione spaziale e temporale e del coordinamento motorio e linguistico
– lentezza alternata a precipitosità, insofferenza agli stimoli laterali
– scarsa adattabilità delle azioni ai contesti sociali
– difficoltà nei compiti mnemonici sequenziali e nella gestione di emozioni o ansie
– disordini visuo-spaziali e visuo-grafo-motori
In tenera età devono essere allenate intensamente!
Se un bambino in età prescolare (quindi precocemente) esercita e sviluppa le proprie funzioni esecutive, avrà sicuramente maggiore successo negli apprendimenti scolastici, una vita più serena, un comportamento controllato (non impulsivo) e idoneo alle situazioni e ai contesti sociali, una buona organizzazione nella vita quotidiana, sociale e lavorativa, sarà capace di generare nuove strategie, sarà flessibile e sarà in grado di adattarsi ai cambiamenti di attività, ambienti o persone, di coordinare più abilità o funzioni in contemporanea, attivare la memoria di lavoro, spostare e mantenere l’attenzione, prendere decisioni adeguate al contesto.
Le funzioni esecutive sono utili per affrontare richieste impegnative, simultanee, intensive, e che richiedono una precisa sequenzialità spazio-temporale. Inoltre sono necessarie anche per controllare i comportamenti abitudinari e per la gestione di situazioni nuove e non familiari (Benso).
Ad esempio, l’autocontrollo e l’attenzione selettiva sono fondamentali per la preparazione scolastica a tal punto che sembrano essere più importanti del livello di intelligenza di un bambino (QI) (Blair & Razza, 2007).
✓ I bambini con buona memoria di lavoro e capacità inibitorie sono bravi in matematica e nella lettura (Borella, Carretti & Pelgrina 2010).
✓ Buone capacità inibitorie contribuiscono a saper attendere il proprio turno, rispettare maggiormente le regole e l’attesa, essere meno distraibili e concentrarsi su stimoli rilevanti, essere molto determinati, essere meno impulsivi e frettolosi (Moffitt 2011, Diamond 2014).
✓ I bambini con basso livello di funzioni esecutive hanno difficoltà a stabilire rapporti interpersonali, sono disorganizzati, lenti o impulsivi (diade funzionale), rigidi nel pensiero (scarsa flessibilità cognitiva), possono manifestare scarsa empatia oltre che difficoltà scolastiche, fanno fatica nel prendere decisioni o nel mettersi nei panni degli altri, nell’autoregolazione del proprio comportamento (sono facilmente distraibili, rimangono attenti per poco tempo, passano da un’attività all’altra, non sanno attendere) e dei propri stati emotivi, avranno difficoltà nella motricità e nelle sequenze motorie coordinate, nel linguaggio, nelle sinestesie, nel pensiero, nei coordinamenti senso-motori o percettivo-motori, nella memoria ordinata, nella strutturazione e organizzazione spazio-temporale.
Complimenti Colleghe un ottimo lavoro di sintesi, chiaro esplicativo e con un layout molto carino. Lo utilizzerò come parte di approfondimento nella formazione che faccio con giovani studenti
Articolo veramente interessante, grazie. Sono un’insegnante di scuola dell’infanzia e vorrei approfondire l’argomento. Vi chiedo se avete in programma corsi di formazione per insegnanti su queste tematiche. Resto in attesa di un Vostro riscontro.
Angela
2 Comments
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