BAMBINI GOFFI, DISPRASSICI E BAMBINI IMPACCIATI: STRATEGIE E CONSIGLI PRATICI PER SUPPORTARLI NELLO SVILUPPO
Giugno 24, 2022COSA SI NASCONDE DIETRO UNA GOFFAGGINE, UN PROBLEMA DI COMPORTAMENTO E UN PROBLEMA DI LINGUAGGIO DI UN BAMBINO⁉️
Agosto 18, 20221. Cos’è e come si manifesta
2. Possibili cause
3. Come aiutare un bambino disprassico
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1. COS’È LA DISPRASSIA
La DISPRASSIA è un disordine o disturbo funzionale e qualitativo (non è un deficit dal momento che non c’è un danno vero e proprio alla struttura del cervello) nel rappresentarsi mentalmente- progettare- ed eseguire una sequenza di atti motori volontari e intenzionali necessari al raggiungimento di un obiettivo, che influisce sullo sviluppo della pianificazione e della coordinazione motoria. Spesso la diagnosi è tardiva o non viene effettuata, perché erroneamente il quadro clinico viene scambiato per semplice goffaggine anziché essere considerato come disturbo del cervello nella capacità di elaborare le informazioni sensoriali (vestibolari, cinestesiche o propriocettive, tattili).
Il problema è nel modo in cui il cervello di un bimbo disprassico registra e processa le percezioni, con la conseguenza di un’immagine corporea scarsamente organizzata e con difficoltà nel pianificare semplici e nuove azioni non solo a livello motorio ma anche a livello cognitivo/del pensiero (ad esempio allacciarsi le scarpe, andare in bici, salire e scendere le scale, resocontare una storia, mangiare impugnando correttamente le posate, afferrare una palla, prepararsi lo zaino o un panino, vestirsi/svestirsi, abbottonare/sbottonare, ecc.). È come se il bambino non riuscisse a controllare le sensazioni che riceve dal proprio corpo e a dare una risposta adattiva efficiente, ovvero una reazione intenzionale finalizzata a uno scopo o ad una esperienza sensoriale. È un bambino che fatica a raggiungere quello che noi chiamiamo “AUTOMATISMO”: ogni volta deve pensare e ri-pensare a come pianificare un dato movimento perché è come se non gli “penetrasse dentro”.
Una particolarità insolita è che spesso, pur avendo problemi di pianificazione, sono bambini coordinati nell’esecuzione di compiti motori conosciuti e su cui si sono esercitati ripetutamente (come può essere uno sport che praticano da anni) ma sono impacciati quando devono provare a realizzare azioni nuove e inusuali, non abitudinarie.
Ricordiamo che la pianificazione motoria è ben diversa dallo sviluppo di quelle capacità per le quali siamo stati già programmati (come gattonare o deambulare, abilità dipendenti dal SNC): essa è il risultato di una buona integrazione sensoriale e rappresenta il collegamento tra gli aspetti sensori-motori e quelli intellettuali della funzione cerebrale.
È importante essere capaci di identificare i campanelli d’allarme già in età prescolare (fascia d’età 2-6 anni) per intervenire tempestivamente e ridurre le difficoltà che il bambino incontra non solo a livello motorio ma anche emotivo, socio-relazionale e adattivo.
«Impegnati di più, vedrai che ci riuscirai se vuoi!». «Guarda quanto sei pigro e svogliato». «Devi velocizzarti di più”, sono le classiche frasi che sentiamo pronunciare talvolta da genitori o insegnanti nei confronti di questi bambini, inconsapevoli del grave impatto che tali frasi hanno sulla loro autostima, già così tanto fragile!
La disprassia è dunque un disordine neurologico che esordisce precocemente e può diventare pervasiva, influenzando diverse e più aree dello sviluppo (area motoria, verbale, cognitiva, emotiva, relazionale), se non viene tempestivamente riconosciuta!
I dati ci indicano che la disprassia è presente nel 6% della popolazione tra i 6 e i 15 anni ed è più frequente nei maschi rispetto alle femmine con un rapporto di 3:1. Sono bambini che hanno un QI nella media o superiore alla stessa. Potremmo dire che sanno cosa vogliono fare, ma non riescono a farlo: “vogliono andare in bici ma non riescono a mantenere l’equilibrio, vogliono afferrare un oggetto come una matita o un cucchiaio ma lo prendono con più o meno forza del necessario, vogliono fare un puzzle ma non riescono a riconoscere percettivamente i singoli pezzi e a ruotarli mentalmente, vogliono giocare ma non sanno cosa devono fare con gli elementi di un dato gioco, vogliono relazionarsi con i coetanei ma non riescono a prendere rapidamente la parola all’interno del gruppo, vogliono giocare a palla ma non sanno dosare la forza e non sono capaci di afferrarla o le loro mani si chiudono troppo prima o troppo dopo l’afferramento, vogliono mettersi il giubbino da soli ma non sanno come posizionare il loro corpo per infilarlo”, insomma vorrebbero riuscire in qualcosa ma avvertono che sono completamente incapaci di realizzare ciò che invece un loro pari compie con assoluta scioltezza. Oppure raggiungono un obiettivo con un dispendio energetico e mentale nettamente superiore rispetto ai loro coetanei: questo provoca uno smarrimento spazio-temporale e un affaticamento dei loro processi cognitivi con facile dispersione attentiva, precoce stancabilità e perdita di motivazione.
Spesso la DISPRASSIA, se non si lavora in età prescolare sulle varie aree deficitarie attraverso un intervento che deve essere RAPIDO-INTENSIVO-COSTANTE-SIMULTANEO (per innalzare l’attività elettrica corticale e garantire la fluidità degli scambi inter-emisferici che sono randomizzati, ovvero rallentati), porta in età scolare a un disturbo specifico di apprendimento: i bambini disprassici non necessariamente vanno incontro ad un dsa ma tutti i bambini con dsa sono disprassici.
COME SI MANIFESTA LA DISPRASSIA
a) I principali segni e sintomi del disturbo da 1 mese di vita a circa 24 mesi sono:
– difficoltà nei passaggi posturali e nel controllo del capo
– discontinuità nella fissazione e nell’inseguimento di un oggetto entro il campo visivo, contatto oculare sfuggente
– difficoltà o impaccio nella prensione di oggetti
– disinteresse verso giochi
– ritardo/assenza del gattonamento o della lallazione, ritardo nella deambulazione o nel linguaggio (pronuncia meno di 50 parole a 24 mesi)
– uso non funzionale di oggetti
– assenza del gioco simbolico (“gioco del far finta”)
– selettività alimentare (non tollera alcune consistenze particolari)
– ipersensibilità a suoni o luci forti
– ipermotricità e ipo o ipertonia.
b) In età prescolare i segni e sintomi della disprassia sono:
– lentezza nell’incipit dell’agire o lentezza motorio-prassica alternata a precipitazione
– attenzione su un gioco labile e discontinua, sofferenza o eccitazione alla confusione/ iperstimolazione
– impacci nei giochi con la palla, nell’afferrare o manipolare giochi/ strumenti (es: matite e colori, forchette)
– difficoltà nell’andare con il triciclo o in bicicletta con le rotelle
– goffaggine e maldestrezza nei coordinamenti motori, percettivi, nell’equilibrio statico-dinamico
– scarsa capacità di dosare la forza (controllo tonico) e scarso orientamento spaziale (il b.no non riesce a regolare la distanza tra il proprio corpo e gli oggetti, sbatte contro le persone, confonde le direzioni, si perde se il posto non gli è familiare, distrugge giocattoli perché non regola la forza, ecc.)
– impacci nelle prassie fini e bimanuali (infilarsi vestiti o calzini, abbottonarsi, sbottonarsi, chiudere cerniere, ritagliare con le forbici, strappare pezzi di carta, ecc.)
– comportamento impulsivo e ipercinetico o al contrario passivo (alcuni bambini sono iperattivi mentre altri sembrano reagire poco o per nulla alle stimolazioni ambientali che ricevono)
– scarsa percezione corporea e dominanza laterale non stabilizzata (a 5 anni)
– disegno e gioco spontanei poveri e immaturi
– difficoltà nelle prassie visuo-costruttive (giocare con i lego, fa fatica a fare semplici puzzle o a trovare strategie per risolvere un gioco, utilizza sempre la stessa modalità o persevera negli errori)
– disordini linguistici e articolatori
– disordini grafo-motori e difficoltà nei ritmi (percezione temporale)
– lentezza nell’adeguarsi ai cambi di attività, giochi o ambienti
– disordini nella memoria di lavoro sequenziale (non ricorda 2 richieste in sequenza: vai in cucina e prendi il bicchiere)
– disordini nell’organizzazione temporale (non sa dire la sua data di nascita o il giorno del suo compleanno, non sa mettere in sequenza semplici azioni – metto prima i calzini o le scarpe?, fa fatica con i concetti di ieri-oggi-domani o con i giorni della settimana)
– difficoltà nell’esecuzione delle sinestesie (es: colorare/correre/saltare e parlare contemporaneamente)
c) Segni e sintomi di Disprassia in Età Scolare sono:
– lentezza nell’incipit motorio/verbale
– difficoltà nell’organizzazione di un compito o di un gioco, nel pianificare e nel seguire le procedure sequenziali di un’attività
– scoordinamenti e goffaggini negli sport di gruppo, nei giochi motori con la palla o nei coordinamenti oculo-motori/ percettivi/ senso-motori
– fatica/letargia, frequente distraibilità soprattutto in presenza di più stimoli
– notevole impacco nelle prassie bimanuali (es: fare il fiocco alle scarpe, prepararsi un panino, scarse autonomie AVQ, ecc.)
– impacci negli schemi motori crociati e rotatori
– scarso autofrenaggio e autocontrollo (è spesso impulsivo e ipercinetico)
– scarsa flessibilità cognitiva
– problemi negli apprendimenti scolastici: nella scrittura (fa fatica a rispettare i margini del foglio, il rigo o quadretto, a lasciare il giusto spazio tra le parole, tratto grafico poco fluido e immaturo, disortografia), matematica (mostra incertezze ad incolonnare i numeri, con i prestiti e riporti, nelle simmetrie, nel disegnare una figura geometrica, nel risolvere un problema e nel comprendere il testo), lettura (può essere sillabica, lenta e interrotta con conseguente scarsa comprensione del testo)
– difficoltà nelle abilità visuo-spaziali e di analisi-sintesi
– tono di voce monotono (con riduzione di ritmo, velocità, fluenza), difficoltà di articolazione o nella struttura sintattica di una frase, difficoltà a pronunciare parole lunghe (spesso compie inversioni di sillabe nelle parole) o scioglilingua
– difficoltà nell’organizzazione temporo-spaziale (può perdersi negli ambienti nuovi, essere eccessivamente ordinato o eccessivamente disordinato) e nel pensiero (può essere lento e smarrito o intuitivo e brillante)
– bassa autostima, scarsa tolleranza alla frustrazione, possibili comportamenti disadattivi, evitanti o oppositivi a causa delle loro difficoltà nell’affrontare le numerose sfide quotidiane, con la conseguenza di essere spesso esclusi dal gruppo e derisi dai loro compagni.
Il quadro di disprassia è sempre riscontrabile all’interno di condizioni cliniche quali autismo, ADHD, disturbi del linguaggio e dell’eloquio, DSA.
Possiamo distinguere differenti tipologie di Disprassia: dalla disprassia motoria, assiale, melocinetica a quella dell’abbigliamento (difficoltà nell’eseguire la giusta procedura sequenziale per indossare i vestiti, fare un fiocco alle scarpe, abbottonare la camicia), della scrittura (disgrafia), dello sguardo o disprassia oculare (fatica nell’inseguimento visivo o nel fissare lo sguardo, nella copia dalla lavagna), disprassia costruttiva (difficoltà nel ricomporre modelli che richiedono una pianificazione visuo-spaziale), disprassia verbale (difficoltà di programmazione dei movimenti articolatori necessari alla produzione ordinata di suoni, parole e frasi). Quest’ultima viene denominata anche Disprassia Verbale Evolutiva (DVE) in cui l’eloquio dei bambini è rallentato e scarsamente comprensibile, poiché hanno difficoltà nell’ organizzare e coordinare i movimenti di mandibola, labbra e lingua per poter produrre il messaggio verbale. Tale disprassia può ricorrere come forma pura o essere associata a disturbi di programmazione motoria a carico di altri distretti corporei (disprassia manuale, oculo-motoria, ecc.) o al disturbo specifico di coordinazione motoria.
2. POSSIBILI CAUSE
Come per altri disturbi complessi del neurosviluppo, cause certe sull’origine della disprassia sono ad oggi ancora poco chiare e conosciute. Sicuramente è presente una predisposizione genetica e una familiarità del disturbo: non è raro, infatti, che durante il colloquio anamnestico iniziale con il professionista, un genitore si immedesimi nelle stesse difficoltà presentate dal figlio.
Attualmente si ritiene che la disprassia non sia dovuta a particolari lesioni cerebrali, ma tra le varie ipotesi causali emerge un’immaturità o un disordine a carico dei circuiti neurali, una lentezza negli scambi inter-emisferici o una dislateralità (che porta di conseguenza a un disordine funzionale nelle prassie). Tra i fattori predisponenti troviamo l’esposizione prenatale all’alcol, la prematurità, il basso peso alla nascita e la sofferenza pre o perinatale.
La DISPRASSIA, all’interno dei manuali diagnostici, non è considerata come una condizione clinica a sé stante, bensì rientra tra i “Disturbi della Coordinazione Motoria”, indicati con la sigla DCD (Developmental Coordination Disorder).
3. COME AIUTARE UN BAMBINO DISPRASSICO
Noi professioniste e specialiste dei Disordini dell’Età Evolutiva (dott.ssa Francesca Tabellione, dott.ssa Erika D’Antonio), riteniamo fondamentale la capacità da parte del pediatra di saper cogliere precocemente gli indici predittivi di questo probabile disturbo, in modo che egli possa indirizzare correttamente i genitori verso un miglior inquadramento diagnostico con un Neuropsichiatra Infantile e ad un Tnpee (Terapista della Neuro e psicomotricità dell’Età Evolutiva) per una valutazione più approfondita e accurata su tutte le aree dello sviluppo neuro-psicomotorio; successivamente il tnpee delineerà i punti di debolezza e di forza del singolo bambino e stimerà un piano di trattamento personalizzato e individualizzato (“cucito ad hoc” per il singolo bimbo) al fine di ridurre le difficoltà connesse al disturbo, rafforzare o migliorare le aree MOTORIO-PRASSICHE E COGNITIVE e limitare al massimo l’impatto che tali difficoltà possono avere a livello emotivo, sociale e nella vita quotidiana. Va sottolineato inoltre che più l’intervento è precoce ed efficiente (come abbiamo già accennato dobbiamo utilizzare pratiche rapide, simultanee e intensive e non lente o frammentate), maggiore è la probabilità che il bambino si velocizzi nell’incipit, nella reattività generale (da un punto di vista motorio, prassico, relazionale, neurocognitivo) e a livello esecutivo e che molti dei sintomi si riducano.
– Innanzitutto bisogna stabilire un rapporto di empatia e fiducia reciproca col bambino e farlo sentire compreso e amato, incoraggiarlo senza rimproverarlo o punirlo per atteggiamenti o comportamenti che non sono dovuti ad una sua volontà o ad una sua svogliatezza, e premiare ogni minimo suo sforzo (anche se non raggiunge subito l’obiettivo).
– Suddividere compiti complessi o articolati in piccole parti da portare a termine una per volta.
– Per migliorare l’organizzazione motoria, si possono proporre attività sensori-motorie che aiutino il bambino a prestare attenzione alla sua postura, al suo equilibrio, al suo movimento e ad acquisire una maggiore consapevolezza del proprio corpo.
– Proporre esercizi relativi alle stereognosie per aumentare la discriminazione tattile (riconoscimento di oggetti al tatto bendati).
– Mimare o imitare gesti, posizioni, movimenti dell’esaminatore o del coetaneo.
– Riprodurre ritmi sonori e sequenze spaziali o temporali.
– Catturare l’attenzione del bambino e, prima di fargli delle richieste, accertarsi che vi stia guardando e che abbia compreso (dargli sempre 2 ordini per sviluppare la sequenzialità). Se necessario ripetere le istruzioni utilizzando un linguaggio lineare e senza alterarne la velocità (né troppo lento né troppo rapido).
Per generalizzare gli obiettivi del trattamento abilitativo in altri contesti (casa, scuola, sport) sarebbe opportuno lavorare in sinergia con la famiglia e/o l’insegnante e ridurre l’impatto del disturbo sulla vita adattiva.
Pertanto, dopo queste considerazioni, possiamo dire che la DISPRASSIA non è una malattia ma una condizione che accompagna il bambino durante l’arco della sua vita ma che può essere modificata. Tuttavia dobbiamo prestare attenzione a non ignorarne i campanelli d’allarme per poter dare la possibilità ai nostri bambini di avere un futuro migliore e appagante sotto ogni profilo.
(Articolo a cura della Dott.ssa Francesca Tabellione, tnpee- docente presso enti accreditati, specializzata in neuropedagogia dei processi cognitivi e psicomotricità neurofunzionale, terapista itard)