COME POSSIAMO FAVORIRE O INCREMENTARE LO SVILUPPO DEL LINGUAGGIO NEL BAMBINO?STRATEGIE E CONSIGLI UTILI
Agosto 21, 2022LO SVILUPPO GRAFO-PERCETTIVO
Giugno 5, 2023[••Articolo a cura della dottoressa Francesca Tabellione••]
Sappiamo che il mondo della riabilitazione è molto complesso ma al tempo stesso misterioso e affascinante, ed offre a noi riabilitatori continui interrogativi, perplessità, spesso ci fa mettere in discussione (“Stiamo agendo correttamente? Stiamo utilizzando il giusto approccio? Il bambino sta rispondendo adeguatamente alle nostre richieste o, in caso contrario, cosa dobbiamo modificare?”).
Riabilitare i Bambini Disprassici è tutt’altro che semplice: significa trovare le cause di quei processi disfunzionali, capire il motivo per cui quel bambino fa cadere gli oggetti dalle mani, urta contro i mobili o le persone, è selettivo nell’alimentazione, si irrita facilmente o non tollera gli insuccessi, non entra facilmente in relazione con i coetanei o al contrario deve mettersi al centro dell’attenzione e dettare le regole all’interno di un gruppo, presenta un linguaggio poco fluido, lento o eccessivamente precipitoso e un pensiero caotico e disorganizzato, è goffo nei movimenti grossolani e fini, è spesso assorto nei suoi pensieri e si perde se gli vengono date più consegne in contemporanea (va in blocco e non ne esegue nessuna), manifesta una lentezza nell’elaborazione di ogni tipo di richiesta, sia motoria che cognitiva (noi osserviamo un bambino lento nelle risposte: questo atteggiamento viene purtroppo spesso confuso con un ritardo cognitivo o con pigrizia e svogliatezza!).
È fondamentale cercare di modificare il più possibile quei processi disfunzionali, osservare le potenzialità di ciascun bambino e farle emergere, permettere al bambino di acquisire padronanza del proprio corpo, di “sentirsi a proprio agio e competente con il suo corpo” in modo da affrontare le sfide della vita, sapersi orientare correttamente nello spazio-tempo, sapersi organizzare nella vita scolastica/relazionale/professionale, e raggiungere una discreta capacità di azione, percezione e di pensiero.
Quando i genitori ci chiedono quanto tempo durerà la terapia, noi rispondiamo che ogni bambino ha un proprio tempo di evoluzione, di “recupero motorio-emotivo-relazionale-comportamentale”, di espressione. Non possiamo sapere quanto tempo occorre affinché si modifichino le reti neurali e si instaurino nuove e giuste connessioni sinaptiche grazie alla neuroplasticità cerebrale, perché questo è un meccanismo che richiede una precisa costanza, intensità, frequenza, giusta attivazione del trattamento riabilitativo!
Perché genitori o anche insegnanti hanno difficoltà a riconoscere precocemente un bambino disprassico?
Probabilmente perché non presenta segni del corpo, è uguale agli altri nell’aspetto, è intelligente, ma anche buffo, imprevedibile, creativo, e spesso anche intuitivo, ricco di risorse e brillante. Ad una prima osservazione, dal modo di muoversi, di rapportarsi, di comunicare, di esplorare, è riconoscibile solo dai professionisti del settore. Piccoli che diventano adolescenti, molto spesso non compresi, che lottano quotidianamente anche per raggiungere minimi obiettivi decisamente inferiori rispetto ai loro pari, che collezionano continui insuccessi e che vengono costantemente messi alla prova e di fronte alle loro difficoltà, senza possedere le strategie per affrontarle, che vengono spronati a fare cose che in realtà non possono fare, sperimentando quel forte senso di frustrazione o fallimento che pian piano li porterà ad avere sempre meno fiducia in loro stessi.
Bambini che giungono alla nostra osservazione dopo anni di percorsi inutili e fallimentari, ormai stanchi e demotivati, disinteressati e piuttosto “depressi”; dopo aver convissuto per anni con questa loro problematica non riconosciuta, non compresa, ed essendosi infine convinti di essere soggetti incapaci, stupidi, falliti, che non riusciranno mai nella vita scolastica, relazionale o lavorativa.
Quello della terapia è un percorso lungo, faticoso, pieno di ostacoli ma che, una volta sperimentati e superati, permetterà a questi bambini di intravedere uno spiraglio di luce nel loro mondo così incerto, cupo e infelice.
⚠️Lavorare con questi bambini richiede un estremo impegno sia a livello fisico, che emotivo e cognitivo: non bisogna utilizzare pratiche lente o frammentate con i Disprassici ma bisogna essere rapidi, estremamente rapidi, con le azioni, con il corpo, con il pensiero. I bambini disprassici non aspettano ma “fluiscono, corrono”: il loro corpo va, cammina, agisce continuamente o, al contrario, sta fermo, non fa nulla. Per cui non c’è tempo per fermarsi, per cedere alla loro “inerzia o iperattività motoria e cognitiva” ma bisogna agire mentre si pensa, senza tentennare o fare pause, senza stop o interruzioni (ecco che ritorna il concetto di “sinestesie”, ovvero eseguire due compiti in contemporanea). Non ci sono momenti di recupero con il bambino disprassico, non ci deve essere lentezza né spazio per farlo riposare ma l’ esatto opposto: lui deve stancarsi, deve “mettersi in moto”, deve “riattivarsi”. Solo così quelle connessioni neuronali cresceranno e si rafforzeranno, permettendo al suo organo intellettivo di funzionare adeguatamente, solo in questo modo andremo a “scuotere” e riattivare gli scambi inter-emisferici, a garantirne la FLUIDITÀ e la RAPIDITÀ, e di conseguenza rendere fluido e rapido il nostro bambino nelle azioni, nel pensiero, nel comportamento, nelle emozioni!
È un lavoro arduo, stancante, non solo per il bambino ma anche per noi professionisti, e ricordate che solo se il BAMBINO USCIRÀ STANCO DALLE VOSTRE TERAPIE, SIGNIFICHERÀ CHE IL TRATTAMENTO STA FUNZIONANDO e sta SMUOVENDO QUALCOSA NEI SOTTILI E COMPLESSI PROCESSI NEUROLOGICI!
(Articolo a cura della Dott.ssa Francesca Tabellione, tnpee- docente presso enti accreditati, specializzata in neuropedagogia dei processi cognitivi e psicomotricità neurofunzionale, terapista itard)