LO SVILUPPO GRAFO-PERCETTIVO
Giugno 5, 2023LE FRAGILITA’ EMOTIVE E PSICOSOCIALI: MANIFESTAZIONI SECONDARIE DEL DISTURBO DISPRASSICO
Luglio 17, 2023A cura della dott.ssa Francesca Tabellione
LE FUNZIONI PSICOMOTORIE
Secondo la teoria di Le Boulch, il SNC regola lo scambio delle informazioni tra la persona e l’ambiente e definisce la risposta dell’individuo, tramite movimenti (prassie) e linguaggio. Queste due risposte fanno capo alle funzioni OPERATIVO-COGNITIVE, ovvero legate alle azioni di ogni tipo, della persona nel suo ambiente. Queste azioni però dipendono da un’altra funzione più primitiva di matura energetica, ovvero hanno bisogno di energia per essere svolte. Questa energia viene raccolta, immagazzinata e distribuita da alcuni sistemi della funzione energetico-affettiva che si esercita in due direzioni: verso la muscolatura, determinando un tono di base e verso la corteccia cerebrale, stimolando il livello di vigilanza, ovvero l’attenzione. Si chiama Funzione ENERGETICO- AFFETTIVA perché è proprio l’aspetto emotivo a influenzare in modo profondo il tono e la vigilanza, poiché una buona relazione stimola interesse e motivazione a conoscere, dunque stimola l’attenzione.
Le Boulch chiamò:
FUNZIONE DI VEGLIA o funzione di vigilanza mentale la capacità di prestare attenzione in modo generale o specifico, costruita su un mondo di relazioni significative
FUNZIONE DI AGGIUSTAMENTO, che in neurologia viene chiamata funzione di integrazione sensoriale, ovvero la possibilità di sperimentare, variando le risposte personali, le opportunità di iniziativa, di movimento autonomo, spontaneo e controllato sia in ambito delle relazioni sia nella gestione dell’ambiente. Queste esperienze modulano e ridefiniscono le risposte del SNC, amplificando il sapere motorio e cognitivo
FUNZIONE DI PERCEZIONE o funzione gnosica, corrisponde alla capacità di prendere coscienza delle informazioni sensoriali, esterocettive o propriocettive ed è strettamente connessa alla capacità di porre attenzione, ovvero rendere coscienti le informazioni raccolte e quindi di strutturare la nascita delle immagini mentali, creando una conoscenza stabile della realtà. La rappresentazione mentale è la base della funzione simbolica sia verbale che grafica.
Tutte le informazioni sensoriali raccolte dalla nascita lasceranno una traccia indelebile nel sistema vestibolare, vero e proprio organizzatore delle attività legate allo sviluppo psicomotorio e all’apprendimento. Quest’ultimo è implicato nella percezione del proprio corpo, nell’orientamento spaziale, nell’equilibrio, nella pianificazione motoria, nella coordinazione bilaterale, nel tono muscolare, nei movimenti oculari saccadici, nella percezione uditiva e temporale, nella sicurezza emotiva.
Ricordiamo che un corretto sviluppo psicomotorio è legato alla capacità di porre attenzione, alla flessibilità cognitiva, alla capacità di pianificazione e di prendere decisioni, alla capacità di inibizione, di frenaggio e di autoregolazione emotivo-comportamentale, al tono muscolare, allo sviluppo delle abilità accademiche, sociali e relazionali.
I principali fattori psicomotori, che rappresentano un’ulteriore suddivisione delle funzioni psicomotorie, e che esprimono le potenzialità individuali, devono essere sviluppati o potenziati precocemente, al fine di garantire un comportamento motorio-prassico, emotivo e cognitivo ottimale e/o adeguato.
Fattori dell’aggiustamento motorio:
– Prevalenza spontanea
– Coordinazione dinamica generale
– Coordinazione oculo-manuale
– Aggiustamento controllato e posturale
– Aggiustamento al tempo
– Aggiustamento per rappresentazione mentale
Fattori dello schema corporeo:
– Riconoscimento delle parti del corpo e dei loro rapporti spaziali
– Lateralità: riconoscimento parte dominante e sua denominazione
– Controllo respiratorio
– Controllo tonico-posturale
– Distribuzione differenziata (dissociazione)
Fattori spazio-temporali:
– Percezione e organizzazione topologica dello spazio
– Percezione e organizzazione decentrata dello spazio
– Regolarità cinestesica
– Percezione temporale
– Organizzazione spazio-temporale
– Orientamento egocentrico e decentrato
IL DISTURBO DI DISPREVALENZA MOTORIA
Parliamo di prevalenza spontanea genetica
Corrisponde a un’asimmetria tonica di una parte del corpo rispetto all’altra e viene elaborata a livello di formazione reticolare paramediana, ovvero è il risultato di una particolare attivazione delle zone mesencefaliche e del tronco cerebrale, responsabile della prevalenza tonica di una parte del corpo rispetto all’altra.
Pertanto, la prevalenza si caratterizza per la maggior forza di un emisoma rispetto all’altro durante l’esecuzione delle prassie (Wallon, 1970).
Ha origine genetica e si manifesta fin dalla nascita (Massenz- Simonetta, 2001) e dovrebbe essere già stabilita intorno a 3 anni, in condizioni di sviluppo psicomotorio adeguato.
Il disturbo di disprevalenza
Il disturbo di mancata affermazione della prevalenza motoria genetica si organizza per le seguenti cause: problemi alla nascita o durante il parto (ad esempio asfissia), scarsa integrazione sensoriale, interferenze educative genitoriali, presenza di ambliopia alla nascita (Federici, 2010), ritardo psicomotorio collegato a disturbo dell’attaccamento.
Il corpo del bambino deve adattarsi all’ambiente attraverso un mancato riconoscimento di una caratteristica genetica personale.
I principali segni e sintomi, a livello comportamentale e sociale, di tale disturbo sono: -inefficacia, -imapacci motori e maldestrezza, -precoce affaticabilità, -alternanza di lentezza e precipitazione, -lentezza nella reattività generale, -scarso autofrenaggio e autocontrollo (impulsività),- difficoltà negli schemi motori rapidi e crociati, -scarsa integrazione bilaterale (tra la parte dx e sx del corpo), – disturbi dell’organizzazione spazio-temporale e dello schema corporeo.
A livello scolastico avremo: -difficoltà nell’esecuzione fluida della scrittura (disgrafia e disortografia), -nel rispettare l’orientamento spaziale, -le direzioni e i versi, -difficoltà nel processo di automatizzazione e memorizzazione delle tabelline e di alcune sequenze matematiche e linguistiche, -dislessia.
Un’altra causa, come sopra citata, che comporta un disturbo di DISPREVALENZA è il problema visivo della ambliopia: i soggetti ambliopi utilizzeranno per le attività di coordinazione oculo-manuale la mano dalla parte corrispondente all’occhio che vede meglio, anche se questo non è quello prevalente dal punto di vista tonico-motorio.
Sotto il profilo neurobiologico, Siegel (1999) ha osservato come le nostre esperienze, soprattutto quelle dei prima anni di vita, influiscano sulle connessioni neuronali e sull’organizzazione dell’attività cerebrale, influenzandole in modo significativo: le esperienze non solo determinano le informazioni che pervengono alla nostra mente, organizzando tutto il sistema percettivo, ma plasmano anche le stesse modalità con le quali la mente sviluppa la capacità di elaborare tali dati.
Quando non si afferma la prevalenza motoria naturale, significa che l’attivazione vestibolare del fascio extrapiramidale del sistema efferente coinvolge la mano, l’occhio, l’orecchio e il piede dell’emisoma meno efficace e meno funzionale: ciò impedisce al bambino di realizzare un sistema di protezione personale sicuro ed efficiente.
I DISTURBI DELLA REGOLAZIONE
La regolazione è un processo biologico che può essere definito come la capacità che un bambino possiede sin dalla nascita di regolare i propri stati emotivi e di organizzare l’esperienza e le risposte comportamentali.
Il rapporto con l’ambiente e con il tipo di attaccamento con la madre consentono, o meno, al bambino di attivare i propri meccanismi di regolazione e di controllo. Il bambino da 0 a 3 anni non è capace di regolarsi da solo: ha bisogno di un ambiente che lo aiuti. La qualità dell’attaccamento che si realizza con i caregivers è la prima condizione che consente il processo precoce di regolazione: grazie alla sua precoce capacità di autoregolazione, il bambino può modulare la tensione che proviene da eventi stressanti di tipo ambientale (luci, rumori, o di interazione con una madre o troppo stimolante o poco stimolante).
Le esperienze di interazione si devono manifestare con una connotazione di regolarità, stabilità e disponibilità che sono criteri per garantire uno sviluppo psicomotorio funzionale:
– la regolarità corrisponde alla soddisfazione di un bisogno – attaccamento sicuro
– la stabilità corrisponde nel dare ai bambini sempre le stesse risposte
– la disponibilità corrisponde a individuare se il bambino ha bisogno di altro rispetto a quello che fa parte del progetto genitoriale.
Si organizzano in questo modo delle strategie collegate alle modalità di regolazione che consentono prima la regolazione degli stati biologici (sonno, veglia, alimentazione) e poi la regolazione degli affetti e delle emozioni.
La mancata azione regolativa svolta dal caregiver può costringere il bambino a forme di autoregolazione e di autoconsolazione che possono inibire le nascenti capacità relazionali, fino all’esperienza dell’attaccamento disorganizzato.
Il processo di separazione – individuazione dai genitori influenza notevolmente lo sviluppo psicomotorio, al punto che la separazione improvvisa e totale dai genitori in bambini molto piccoli influenza negativamente la sua strutturazione psichica.
I bambini che non hanno ricevuto una adeguata azione regolativa sviluppano quelle che vengono chiamate “strategie controllanti”, indici di un attaccamento disorientante e disorganizzato del bambino.
Ad esempio, quando il bambino ha fame e l’ambiente soddisfa il suo bisogno, egli si regola e con il tempo la sua regolazione risulterà adeguata, circolare e ritmica. Molte mamme invece rispondono con una soddisfazione alimentare ad un bisogno che non è alimentare (come al bisogno di sonno): in questo caso ci troviamo di fronte ad una situazione di DISREGOLAZIONE e il bambino non sarà capace di riconoscere i suoi istinti, in base alle soddisfazioni appropriate ai propri bisogni, poiché la figura di riferimento non gli permette di riconoscere l’origine dello stimolo anzi, tale comportamento genitoriale finisce per confondere l’origine dei proprio stimoli.
Altre mamme sono in grado di capire perché il bambino piange poiché si accorgono che il suo pianto non è mai uguale ma si modula a seconda del bisogno.
Ad esempio, i disturbi della regolazione dell’alimentazione possono riconoscersi con manifestazioni come vomito, coliche, rifiuto del cibo, avversione sensoriale, scarso o eccessivo accrescimento, obesità, ecc.
I disturbi del sonno vengono considerati dopo i primi 12 mesi poiché nel primo anno di vita si dovrebbe raggiungere una prima regolazione e spesso sono accompagnati da segnali di disregolazione emotiva, come ansia di separazione e aggressività.
I DISTURBI DELLA REGOLAZIONE E DELL’INTEGRAZIONE SENSORIALE DA 0 A 3 ANNI
La alterazioni del processo di regolazione da 0 a 3 anni, vengono definite “disturbi della regolazione e della processazione sensoriale”, le cui caratteristiche sono le difficoltà del b.no nel regolare le emozioni, i comportamenti e le abilità motorie in risposta a uno stimolo sensoriale, che limitano la capacità di interazione adeguata con l’ambiente.
La funzione di Aggiustamento è proprio il luogo di manifestazione di eventuali disturbi della regolazione e della processazione sensoriale.
La disregolazione può riguardare alcuni ritmi di base come sonno, alimentazione o la processazione sensoriale, ovvero troppi stimoli, tutti insieme, o pochi stimoli uno per volta e poco efficaci.
I disturbi della regolazione e della processazione sensoriale danno luogo a differenti tipologie psicomotorie e caratteristiche comportamentali in base alle diverse tipologie di disregolazione.
Una 1* tipologia è la IPERSENSIBILITÀ: sono bambini che sperimentano gli stimoli sensoriali come avversi e sollecitano i meccanismi della paura. Si avranno due sottotipi, il “pauroso cauto” e il “negativo provocatore”.
a. Il pauroso cauto è quello che si difende dalla paura con la fuga, manifesta iper reattività agli stimoli sensoriali con una risposta che può essere rappresentata da paura, grida, congelamento, aggressività, agitazione motoria. Le caratteristiche comportamentali comprendono: eccessiva cautela, inibizione, paura, angoscia di fronte ai cambiamenti di routine, timore di fronte a nuove situazioni, irritabilità, limitata capacità di autoconsolazione. La tipologia psicomotoria cui questa forma può sfociare è quella dell’ INIBITO RIGIDO IPERCONTROLLATO.
b. Il tipo negativo provocatore tende a evitare le nuove esperienze e non porta a termine le attività, in generale è aggressivo quando viene provocato, è controllante, a volte compulsivo e perfezionista, non si adatta facilmente alle routine, manifesta goffaggine e difficoltà di controllo motorio. La tipologia psicomotoria cui questa forma può sfociare è quella dell’ INSTABILE IPERCINETICO.
Una 2* tipologia è la IPOSENSIBILITÀ con IPORESPONSIVITÀ: sono bambini che ricercano gli stimoli sensoriali, sono calmi e vigili ma poco reattivi alle risposte degli altri, sono caratterizzati da iporeattività agli stimoli, esplorazione e gioco limitati, ridotta capacità motoria, goffagine, apatia e affaticabilità. La tipologia cui può corrispondere è quella dell’ INIBITO PASSIVO.
Una 3* tipologia è la IMPULSIVITÀ – RICERCA DI STIMOLAZIONE SENSORIALE: sono bambini che richiedono una elevata intensità dello stimolo per rispondere alle richieste fatte e cercano attivamente la stimolazione esterna, tanto che questa condizione può essere associata in seguito all’ adhd. A livello motorio emerge impulsività con difficoltà nel percepire le distanze e l’orientamento, a livello comportamentale si evidenzia invece una continua attività e bisogno di toccare compulsivamente persone e oggetti. Questi bambini in età prescolare sono eccitabili, hanno difficoltà nell’autoregolazione e nell’autocontrollo, sono aggressivi e invadenti, estremamente impulsivi. La tipologia psicomotoria è quella dell’ INIBITO SCOORDINATO ATTIVO.
È importante sottolineare che spesso i bambini con disturbi di regolazione non vengono riconosciuti precocemente, piuttosto vengono considerati erroneamente come bambini testardi, pigri, svogliati, difficili, aggressivi o provocatori, capricciosi. Inoltre le manifestazioni patologiche vengono scambiate con tratti comportamentali caratteriali e dunque non vengono messi in atto interventi tempestivi precoci.