PERCHÉ È IMPORTANTE CHE IL BAMBINO SCRIVA A MANO anziché SU TASTIERA?
Agosto 24, 2023CATALOGO 2024
Febbraio 27, 2024La sindrome da deficit di attenzione e iperattività esordisce nell’infanzia e nella preadolescenza. Generalmente, il disturbo si manifesta prima dei 7 anni (secondo i criteri diagnostici del DSM-5, è necessario che alcune manifestazioni insorgano entro i 12 anni di età).
La sintomatologia primaria dell’ADHD include:
✓Disattenzione
✓Attività motoria persistente e continuativa (iperattività)
✓Impulsività comportamentale e verbale.
Si possono distinguere tre varianti del disturbo:
✓Inattentiva (con disattenzione predominante);
✓Iperattiva-impulsiva;
✓Forma combinata o mista.
In ogni caso, le manifestazioni sono eccessive e non coerenti rispetto all’età cronologica o rispetto al livello di sviluppo.
I bambini affetti da sindrome da deficit di attenzione e iperattività sembrano essere sempre occupati in qualche attività, anche se spesso non la portano a termine, poiché distratti continuamente da nuovi e vari stimoli. La tendenza a non ascoltare e/o l’eccessiva attività motoria comportano uno stato di irrequietezza, una difficoltà a stare seduti e un’incapacità nell’attesa della turnazione o nel rispetto di semplici regole sociali.
Queste manifestazioni (iperattività, impulsività e disattenzione, comportamenti agitati, oppositivi e provocatori…), rappresentano la conseguenza dell’incapacità del bambino con ADHD di controllare i propri impulsi e le proprie risposte motorie e/o emotive nei confronti degli stimoli ambientali, e di focalizzare la propria attenzione su un singolo compito.
La sindrome da deficit di attenzione e iperattività influenza il rendimento scolastico, la capacità di sviluppare un comportamento sociale appropriato e le strategie di problem solving (pensiero e ragionamento), e può associarsi anche a deficit neurologici non specifici, disfunzioni sensitive, incoordinazione e impaccio motorio sia generale che fine.
Le difficoltà nelle relazioni sociali e affettive possono persistere fino all’età adulta.
Quali sono le cause dell’ADHD?
Le cause dell’ADHD, sebbene non siano ancora del tutto conosciute, possono essere multifattoriali, ovvero di natura:
✓Genetica (esistenza di un’associazione tra l’ADHD e alcuni geni. Ad esempio, un’alterazione nel gene responsabile della produzione di un neurotrasmettitore (dopamina) potrebbe essere una delle cause di questo disturbo: la dopamina è quella sostanza che veicola le informazioni fra i neuroni e, quindi, è alla base di molti processi cognitivi, come attenzione e memoria, entrambi compromessi in questi bambini. Vi è dunque una familiarità del disturbo: un bambino affetto da ADHD ha 4 volte più probabilità di avere un parente con la stessa disfunzione)
✓Neurobiologica (difetti nella struttura e nel funzionamento della parte frontale del cervello, responsabile di processi esecutivi primari come la pianificazione e l’organizzazione del comportamento, l’attenzione, la flessibilità e il controllo inibitorio. I deficit strutturali possono interessare anche la regione cerebrale che regola le emozioni (sistema limbico) e una parte del sistema nervoso che regola la comunicazione all’interno del cervello (gangli basali). Tutte queste regioni cerebrali sono interconnesse tra di loro e un deficit anche in una sola di esse potrebbe originare il disturbo).
✓Ambientale (esposizione prolungata a fumo di sigaretta, abuso di alcool o droga in gravidanza, ipertensione, stress,
complicanze durante il parto,
nascita pretermine,
basso peso alla nascita.
Tali fattori non causano in maniera diretta questo disturbo ma possono favorire la comparsa di alterazioni nei geni, che portano poi all’insorgenza dell’ADHD)
✓Biochimici (esposizione a vernici, pesticidi, piombo e certi additivi alimentari).
Come viene effettuata la diagnosi di ADHD?
Il neuropsichiatra infantile può diagnosticare l’ADHD attraverso:
✓colloqui riguardanti la storia clinica del bambino;
✓esami neurologici volti a valutare lo stato mentale del bambino e il suo sistema motorio (forza muscolare, coordinazione, riflessi);
✓valutazione delle funzioni esecutive generali;
✓colloqui volti a valutare eventuali disturbi mentali presenti in famiglia;
✓questionari relativi al comportamento del bambino, compilati dai genitori e dall’insegnante;
✓questionari circa una valutazione globale della gravità del disturbo compilato dal neuropsichiatra stesso.
Le manifestazioni alla base della diagnosi dell’ADHD sono la disattenzione, l’iperattività e l’impulsività, le quali vanno valutate attentamente per gravità, intensità e persistenza e diversificate dai normali episodi di ridotta concentrazione e vivacità fisiologica di molti bambini. Il medico deve escludere la presenza di altre malattie, situazioni o eventi che possono causare comportamenti temporanei e i sintomi dell’ADHD (ad esempio: problemi di udito, difficoltà di apprendimento, ansia o depressione).
In particolare, è importante che i sintomi chiave della sindrome (deficit di attenzione, iperattività e impulsività) siano presenti per almeno 6 mesi, si manifestino prima dei 7 anni e in più di un contesto di vita del bambino (es. scuola, famiglia e società).
Negli adulti, l’ADHD si può manifestare con sintomi più vari, ma per porre la diagnosi è necessario individuare la presenza del disturbo nell’infanzia.
Come si presentano i bambini con tale disordine?
I bambini che soffrono di ADHD hanno spesso difficoltà ad organizzarsi nella loro vita quotidiana, sia con i compiti che con le altre attività extra-scolastiche.
Inoltre, manifestano notevoli difficoltà nell’organizzazione spazio-temporale: non riescono a mantenere in ordine la loro stanza, i loro materiali o gli oggetti, eseguono i compiti in maniera disordinata e disorganizzata, gestiscono male il tempo senza riuscire a rispettare le scadenze.
Per questo motivo, il consiglio che diamo ad un genitore o ad un’insegnante è quello di cercare di osservare attentamente i comportamenti del loro bambino, senza giudicarlo ma facendolo sentire amato e soprattutto compreso, dargli poche regole, semplici e chiare, meglio se in positivo. In particolare, è fondamentale cercare di “premiare” lo sforzo del bambino quando adotta comportamenti più consoni a daterminate situazioni o circostanze, anche se non sono ancora traguardi comportamentali pienamente raggiunti e soddisfacenti.
Quali sono i disturbi associati all’ADHD?
La sindrome da deficit di attenzione e iperattività può presentarsi in comorbilità ad altri disturbi, che possono complicare notevolmente la diagnosi e il trattamento.
Le condizioni più comunemente correlate all’ADHD sono:
✓DOP o Disturbo oppositivo-provocatorio
✓DC o Disturbo della condotta (caratterizzato da comportamenti antisociali);
✓DSA (dislessia, disgrafia, discalculia, disortografia);
✓Disturbi del sonno;
✓Disturbo borderline di personalità;
✓Disturbi dell’umore (soprattutto bipolare e depressione maggiore);
✓Disturbi d’ansia;
✓Disturbo ossessivo-compulsivo.
Qual è l’intervento più idoneo per trattare la sindrome di ADHD?
È fondamentale un approccio multimodale, che coinvolga il bambino, la famiglia e la scuola e che includa un intervento cognitivo-comportamentale, farmacologico (i medicinali, tra cui il metilfenidato e l’atomoxetina, permettono di controllare i sintomi dell’ADHD, ma non curano la sindrome e sono sconsigliati a bambini di età prescolare), psicoterapico (soprattutto in età adolescenziale e adulta), cambiamenti dello stile di vita, al fine di ridurre i sintomi dell’ADHD e migliorare le disfunzioni che la condizione comporta.
Più l’intervento è precoce e tempestivo, e maggiori saranno i miglioramenti su tutti gli aspetti di vita del bambino (emotivo, sociale, comportamentale, apprendimento).
L’intervento educativo/abilitativo si basa sul mantenimento di un programma giornaliero, sul miglioramento di tutte le funzioni esecutive di base compromesse (motorio-prassiche, emotive, cognitive), premiando il comportamento positivo, con condivisione degli obiettivi sia da parte dei genitori e sia dagli insegnati, i quali vengono inclusi nel percorso terapeutico. Il trattamento mira a ridurre, dunque, i comportamenti disfunzionali del bambino con ADHD.
Dottoressa Francesca Tabellione