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da Erika

COME POTENZIARE LE FUNZIONI ESECUTIVE IN ETA' PRESCOLARE E SCOLARE IN UN BAMBINO DISPRASSICO

Incrementare o potenziare le Funzioni Esecutive complessive, le quali conferiscono coordinazione e fluenza all’atto motorio, al comportamento e al pensiero del bambino, lo rendono attivo e operativo nei contesti di vita, rapido nel rispondere alle molteplici richieste dell’ambiente attraverso la proposta di attività sensoriali, motorie e prassiche. Per quanto concerne lo sviluppo delle FE in età prescolare, un bambino con notevoli difficoltà ad inibire il movimento a 4 anni (a 3 anni tale competenza inizia a maturare) andrà supportato e facilitato soprattutto sull’area del controllo inibitorio, che rappresenta la base per lo sviluppo delle competenze successive, partendo sempre da un lavoro sul corpo e sui sistemi sensoriali. A 3 anni verranno proposte attività di gioco simbolico e con investimento corporeo/motorio e materiali destrutturati: tali attività, anche molto semplici, hanno inizialmente lo scopo di stimolare l’autoregolazione motoria per veicolare l’apprendimento per mezzo del corpo. L’investimento senso-motorio nel gioco deve essere sostenuto da attività motivanti con alta componente motoria ed emotiva. Un lavoro che stimoli l’inibizione della risposta automatica con un bambino di 5 anni consiste invece nella presentazione di un gioco che può essere svolto a terra su un tappetino o a tavolino attraverso l’utilizzo di macchinine, bambole, materiali da cucina, animali. In altri casi, soprattutto per i bambini di 5-6 anni, è possibile presentare i giochi in maniera strutturata, in modalità di conduzione più direttiva: verranno presentati dall’adulto i materiali e le regole dell’attività sollecitando la collaborazione, l’interesse e la motivazione del bambino, attraverso la varietà e la novità dei giochi (se l’adulto ha ben in mente l’obiettivo, la funzione da stimolare, i canali da utilizzare e le modalità di risposta da attendere, potrà creare giochi diversi e nuovi, con materiale differente, pur lavorando sul medesimo obiettivo). Un bambino che investe emotivamente e cognitivamente sull’attività userà più facilmente le sue risorse e attiverà in maniera più efficace i processi inibitori, di elaborazione in memoria di lavoro e di flessibilità cognitiva. Le attività di Inibizione si baseranno sull’inibizione motoria legata al tempo e allo spazio di attesa, alla percezione e alla regolazione del limite, alla modulazione tonico-emotiva. Si proporranno esercizi-gioco finalizzati a generare un’attesa, una risposta desiderata o automatica e ad allenare il bambino a posticipare la gratificazione, ad autoregolarsi in base alle situazioni, a controllare gli impulsi e le azioni, ad interrompere e modulare il proprio comportamento in maniera adeguata, al momento opportuno o nel contesto appropriato, a sperimentare strategie di controllo delle risposte e i vantaggi che da esse derivano. Nei bambini prescolari può essere utile insegnare loro ad inibire la risposta prevalente automatica attraverso giochi neuro-psicomotori che prevedano il cambiamento improvviso delle regole: ad esempio, il terapista/insegnante dice al bambino di correre e poi improvvisamente inserisce un’altra regola che è quella di saltare; oppure il terapista/insegnante dice al bambino di camminare velocemente quando sente la musica e di fermarsi quando viene stoppata. Le attività di Memoria di Lavoro si svolgeranno con l’attivazione del corpo e la manipolazione di oggetti concreti. Si proporranno esercizi-gioco che mirano a trattenere, manipolare e aggiornare le informazioni acquisite dal bambino. Ad esempio, si invita un bambino di 4-5 anni a gattonare/strisciare/correre/camminare all’interno del setting occupando tutto lo spazio a disposizione e a ripetere in ordine diretto uno span di 2 parole denominate dall’adulto; oppure a saltare nei cerchi a piedi uniti e a pronunciare nomi di animali nei cerchi gialli e nomi di frutti in quelli rossi, aumentando gradualmente lo span verbale da 2 a 4 elementi. Pertanto, una delle strategie più efficaci è quella di “muoversi per memorizzare”: è più facile memorizzare qualcosa che ha comportato un’interazione diretta e un coinvolgimento della motricità, piuttosto che un concetto astratto. Per questo motivo i bambini devono fare esperienze dirette e associare ai movimenti l’acquisizione di nuovi concetti. Ad esempio, possiamo proporre al bambino prescolare la ripetizione di una filastrocca o di una canzoncina e contemporaneamente eseguire un girotondo, battere le mani e poi i piedi, o colorare (dunque realizzare sinestesie verbo-motorie per una migliore capacità di memorizzazione). E’ inoltre fondamentale favorire le associazioni tra rappresentazioni motorie e apprendimento attraverso una tecnica che è stata definita «apprendimento recitato»: tale tecnica sfrutta il fatto che le memorie motorie (legate alle ripetizioni e al raffinamento dell’esecuzione di un determinato movimento) sono particolarmente solide, mentre quelle semantiche (le memorie legate al significato delle parole) sono più fragili. Si invita il bambino ad imparare una semplice poesia o i giorni della settimana mimandoli attraverso gesti che rievocano i significati. Spesso i bambini faticano a memorizzare qualcosa anche per pochi secondi e tendono a perdere il filo di ciò che stanno svolgendo, che sia un gioco o un’attività cognitiva semplice come disegnare, fare puzzle, giocare con le costruzioni. Rispetto ai coetanei, i bambini con difficoltà nella ML non riescono a seguire un’attività per un tempo appropriato e talvolta mostrano lentezza o difficoltà nel terminare i compiti intrapresi a scuola, a casa e in terapia. Capacità adeguate di ML permettono al bambino di mantenere attive le informazioni rilevanti di cui ha bisogno per l’esecuzione di un’attività, come completare un gioco o dare una risposta. Possiamo aiutarli a costruire delle strategie mnemoniche promuovendo le componenti visive, spaziali-sequenziali e verbali, attraverso la suddivisione di compiti in sottounità, l’introduzione di varie pause associando anche attività motorie con le strategie verbali, oppure invitarli a ripetere le istruzioni che diamo prima di iniziare un compito e a rievocare le informazioni anche attraverso supporti visivi. Le attività di Flessibilità saranno impostate richiedendo semplici spostamenti di attenzione e di elaborazione da uno stimolo all’altro o da una tipologia di risposta all’altra, sempre con l’utilizzo di oggetti concreti. Si presenteranno compiti motori ad alto investimento corporeo, con poche variabili da gestire contemporaneamente. Nel stimolare tale competenza vengono coinvolti anche altri domini quali inibizione e memoria di lavoro a seconda della richiesta che viene fatta al piccolo; bisogna abituare il bambino a passare velocemente da un compito all’altro in autonomia in base alle informazioni ricevute e a passare da un compito al suo inverso (ad esempio, se l’adulto esegue un salto dentro un cerchio, il bambino lo farà fuori dal cerchio, se alza un braccio il bambino dovrà abbassarlo, e così via). Si possono introdurre anche attività che includano il cambiamento improvviso di regole, l’utilizzo non convenzionale di oggetti (utilizzare un oggetto al posto di un altro, come un mattoncino facendo finta che sia una macchina), l’introduzione di nuovo materiale e di variazioni in un gioco prestabilito, l’uso di immagini che il bambino dovrà categorizzare per forma e colore (in tal modo imparerà a passare da un criterio di categorizzazione ad un altro). Altre strategie riguardano la proposta di giochi simbolici e attività che prevedano lo scambio dei ruoli (ad esempio il bambino fa il maestro e l’adulto fa l’alunno) oppure giochi interattivi che includano regole: attraverso la loro improvvisa variazione, il terapista o l’educatore può stimolare la capacità del bambino di adattarsi, divertendosi, in maniera flessibile ai cambiamenti del contesto gioco. E’ importante in tal senso segnalare quando sta avvenendo il cambiamento di regole e che si proponga in modo alternato la vecchia versione di gioco con la nuova, al fine di far apprezzare al bambino le novità e i cambiamenti inaspettati e accettare l’imprevedibilità. Per lo sviluppo o il potenziamento delle FE in età prescolare, si possono eseguire anche attività in gruppo stimolando la partecipazione attiva, la collaborazione sociale, la capacità di autoregolarsi di fronte a regole condivise e gestite in maniera sempre più autonoma. Le attività di gruppo andranno adattate in base agli obiettivi che vogliamo far raggiungere a ciascun bambino, all’età di maturazione neuro-psicomotoria dei partecipanti al gruppo e alle motivazioni. Le FE sono assolutamente pervasive nel quotidiano ed entrano in gioco non solo nelle attività ludiche e prassico-motorie del bambino, ma anche nelle attività scolastiche come, ad esempio, nella realizzazione di un testo. Elaborare un testo chiama in causa differenti domini esecutivi quali pianificazione logica e del pensiero, attenzione selettiva e sostenuta, mantenimento in memoria delle informazioni, flessibilità, autocontrollo costante e capacità di autocorrezione, processi di sequenzialità-successione e processi spazio-temporali. Il disprassico presenta difficoltà nella coordinazione sinestesica di tutte queste abilità, ovvero nel ricordare gli eventi da narrare o i concetti, la loro successione temporale, nel tradurre il pensiero in parole sul foglio, nel rispettare lo spazio e la punteggiatura, nel prestare attenzione a non compiere ripetizioni e a scrivere informazioni rilevanti e coerenti con il testo, nel non commettere errori ortografici e nel mantenere una buona sintassi. Per aiutare il bambino si può costruire insieme all’insegnante o al professionista una “scaletta” del testo da scrivere con dei punti chiave (Chi è il protagonista? Che cosa fa? Quali sono i personaggi secondari? Dove e quando si svolge la storia? Cosa accade? Come si conclude la storia?, ecc.) in modo che la sequenza logica e la scansione temporale degli eventi vengano rispettate. Terminato il brano, bisogna indirizzare il bambino verso l’autocorrezione e l’autocontrollo fornendo regole semplici e chiare sulla punteggiatura, e lavorare sulla prosodia migliorando l’intonazione, dopo aver ascoltato l’adulto che ha letto con espressione il prodotto finale. Evitare la brutta copia, che genererebbe eccessiva fatica e aumenterebbe il numero di errori ortografici, inficiando negativamente sulla qualità della prestazione grafica. Anche l’utilizzo del diario mette in gioco una serie di abilità critiche per i disprassici, ascrivibili alle Funzioni Esecutive: risulta complesso trovare il mese e il giorno giusto, suddividere i compiti per materia all’interno della stessa pagina, copiare i compiti per casa dalla lavagna o scriverli sotto dettatura. Sarebbe quindi opportuno che ogni giornata avesse la sua pagina con data e giorno della settimana ben evidenziati, lo spazio della pagina chiaro e grande, senza troppi disegni o scritte inutili, lo sfondo non colorato o a quadretti troppo piccoli, l’interlinea di almeno 1,5 cm. Possono essere stabiliti un posto e un colore per ogni materia ed essere messe in evidenza verifiche e interrogazioni; si consigliano strumenti per i ragazzi con difficoltà nell’organizzazione del diario strutturati su un planning settimanale. Un accorgimento adottabile dagli insegnanti è quello di fornire avvisi prestampati o supervisionare il bambino quando sta scrivendo i compiti sul diario, almeno fino all’acquisizione di una sua maggiore autonomia. Le Funzioni Esecutive entrano in gioco nel complesso processo di studio: è necessaria l’intenzionalità, la pianificazione del compito e il problem-solving, la stima del tempo necessario, la memoria per recuperare le informazioni che servono ad eseguire una consegna, la verifica dell’adeguatezza del compito e l’eventuale correzione, oltre a saper utilizzare le immagini mentali in modo funzionale e flessibile. I disprassici hanno notevoli problemi spaziali e temporali e materie come la geografia e la storia possono rappresentare ostacoli insormontabili. La geografia presuppone un’organizzazione spaziale ben acquisita e la capacità di saper individuare confini, coordinate e rapporti tra gli elementi: si consiglia di utilizzare supporti concreti, cartine tattili, componibili, puzzle; per quanto riguarda la storia, oltre ai problemi legati alla collocazione spaziale, emerge una difficoltà a livello temporale, nel saper rispettare la successione degli eventi e nel muoversi nella giusta direzione lungo la linea del tempo. Come facilitazione si potrebbero costruire le linee del tempo concrete, mappe mentali o far rappresentare, recitando, le vicende storiche.

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DISLESSIA E DIDATTICA

a cura della Dott.ssa Francesca Tabellione, specializzata nei disordini dell'età evolutiva - dsa, e disprassia, disturbi delle funzioni esecutive, adhd, autismo, disturbi sensoriali, ritardi psicomotori e del linguaggio, disturbi della coordinazione motoria. Abbiamo parlato ampiamente su cosa sia la dislessia, le strette correlazioni con la disprassia, come riconoscere un alunno dislessico, la natura motorio-prassica della dislessia e le funzioni psicomotorie carenti, come aiutare un bambino dislessico e quali sono le pratiche educative più idonee (vedi articolo precedente sulla DISLESSIA). Il bambino dislessico non è un disabile ma un soggetto dell'apprendimento bisognoso di processi didattici personalizzati che possono essere messi in atto dopo aver compreso il suo funzionamento, in particolare la natura coordinativa e non logica/intellettiva o culturale dei suoi frequenti errori. Ricordiamo che il bambino dislessico manifesta una intelligenza e capacità culturali nella media o superiore alla stessa ma una disorganizzazione neurologica che causa un rallentamento (randomizzazione) dei flussi corticali inter e intra-emisferici, una bassa attività elettrica corticale, disturbi della successione, dunque un disordine nelle Funzioni Esecutive generali, portando di conseguenza a: una lentezza nell'incipit dell'agire (reattività del soggetto) e nei processi esecutivi, impacci e scoordinamenti nella motricità rapida, negli schemi motori coordinati, nei giochi di gruppo, negli schemi crociati e rotatori, nelle prassie (vestirsi, svestirsi, pianificare azioni o ideare piani di azione), disordini nei lavori sx-dx, nella motricità fine e nella grafomotricità, lentezza nei movimenti oculari e nei processi di autocontrollo e autoregolazione (per tale ragione è spesso un bambino impulsivo con scarsa capacità di frenare i suoi impulsi), disordini nella memoria di lavoro sequenziale e nel pensiero (difficoltà nel mettere in ordine concetti sequenziali e spazio-temporali, nel raccontare una storia o la propria giornata, lentezza, smarrimenti o notevole intuizione), disattenzione e facile stancabilità, difficoltà nella lettura-scrittura-calcolo (compie errori di incolonnamento, nel prestito e nel riporto, inversioni di lettere nelle parole o numeri, frequenti specularità, rotazioni, lentezza, frequenti interruzioni e discontinuità, ecc), disorganizzazioni spazio-temporali, difficoltà nel seguire consegne plurime e prolungate andando incontro a quello che viene definito "smarrimento cognitivo" (il bambino si smarrisce nelle sequenze), lentezza nell'adeguarsi ai cambi di attività, giochi, persone o ambienti, facile tendenza a stancarsi o diventare eccitato/ipercinetico nelle situazioni di confusione, di gruppo o di iperstimolazione, disordini linguistici (disturbi della componente motoria del linguaggio verbale, come esitazioni nell'incipit locutorio, inversioni nelle parole lunghe, lentezza locutoria alternata a precipitazione, smarrimento nella ricezione di messaggi verbali lunghi) Pertanto, l'esercizio della lettura, così come quello della scrittura e del calcolo, rientra nelle attività neuro-psichiche ad alto controllo centrale, poiché interessa direttamente i processi di ideazione, progettazione e pianificazione dell'azione stessa e dunque le Funzioni Esecutive, le quali risultano non automatizzate e disfuenti, impedendo l'esercizio coordinato e soprattutto sequenziale DEL PROCESSO LETTORIO. Il disturbato lavoro delle Funzioni Esecutive limita la COGNITIVITÀ, ovvero quella funzione psichica mentale che struttura le condotte umane e organizza e coordina il pensiero, la programmazione e il controllo del comportamento, l'apprendimento delle informazioni, i processi intellettivi-percettivi-motori-linguistici. Pertanto, la DISLESSIA si configura come un disordine pervasivo, funzionale, qualitativo, una disfunzione esecutiva connotata da un insufficiente coordinamento dell'agire, che non sfocia in una vera e propria disabilità ma in una dispersione dell'energia cerebrale e dove è possibile intervenire attraverso il miglioramento dei comportamenti del soggetto. Un fenomeno che può essere considerato un DISTURBO PRASSICO, che limita la capacità di organizzare e regolare le condotte umane, con difficoltà di attivazione degli automatismi motori. Tra le cause scatenanti la dislessia vi è la TEORIA MAGNOCELLULARE (Stein, 2001), la quale ammette l'esistenza di un deficit a carico delle strutture deputate al trasporto delle informazioni visive (sistema magno e parvocellulare). Angela Friederici (Human Cognitive and Brain Sciences) invece, è la prima a parlare di un Network del linguaggio bilaterale, ovvero di una rete di scambi tra i due emisferi che supporta processi semantici e sintattici, una interpretazione che tende a sostituirsi al modello Wernicke, in cui le funzioni vengono attribuite a singole aree del cervello. QUANDO UN ALUNNO LEGGE MALE? Quando manifesta: – Lentezza nell’incipit – Andamento discontinuo – Eccessiva velocità o lentezza nella lettura – Interruzioni, inciampi, disfluenze, errori – Lentezza nell’autoregolazione dopo interruzioni – Discontinuità dell’attenzione STUDENTI ADOLESCENTI DISLESSICI Le funzioni esecutive sono disordinate e disorganizzate in un adolescente dislessico; inoltre le difficoltà causate dalla riduzione della velocità di spostamento dei processi cognitivi ("ascolto e scrivo, leggo e scrivo, ascolto e rispondo"), dalla lentezza nell'incipit e dalla scarsa fluidità rallentano la velocità della lettura e il processo di predizione mentale sul testo, portando di conseguenza a una scarsa comprensione del testo e a frequente stancabilità e dispersione attentiva. Questa sorte di smarrimento cognitivo negli adolescenti produce anche un calo motivazionale e una scarsa fiducia nelle proprie potenzialità, frustrazione e facile abbandono o fuga dai compiti scolastici alle prime difficoltà che incontrano, tutte conseguenze che non solo si ripercuotono sul piano scolastico ma anche sul piano emotivo-relazionale (atteggiamenti di chiusura, ritiro sociale o aggressività, ostilità e nervosismo). SCUOLA SECONDARIA E DISLESSIA La scuola secondaria richiede allo studente di possedere un metodo di studio efficace, una sufficiente capacità di autoregolazione, la rielaborazione e la generalizzazione dei concetti appresi, la capacità di fare collegamenti tra conoscenze pregresse e nuove, l'applicazione di strategie appropriate, una buona capacità pianificatoria e organizzativa, la capacità di cambiare velocemente il proprio focus attentivo da un compito all'altro, di attivare la memoria di lavoro e di gestire più informazioni in contemporanea, una buona metacognizione (la riflessione sul proprio pensiero, il controllo e la regolazione delle attività richieste dai compiti cognitivi). L'alunno dislessico, invece, manifesta una carenza in tutti questi aspetti: nelle abilità di organizzazione e pianificazione, nei processi attentivi, nel problem-solving e nel trovare nuove strategie, nella memorizzazione di concetti sequenziali, nell'organizzazione spazio-temporale, nella velocità esecutiva e di apprendimento, nella capacità di controllare ed eventualmente correggere le proprie performance, nel trovare un proprio metodo di studio, nella capacità di comprensione e nei processi di automatizzazione. La maggior parte dei dislessici si ferma al primo livello che è quello della memorizzazione: se l'insegnante chiede al bambino di raccontare o rispondere a domande sequenziali sulla comprensione di un argomento appena spiegato, si perde o si blocca. Spesso infatti ci sono alunni dislessici che vanno bene in alcune materie compensando attraverso un grosso impegno mnemonico ma non in altre come economia, fisica, chimica, ecc. L'OSSERVAZIONE DEL BAMBINO A 5 ANNI A 5 anni il bambino possiede già un comportamento prassico organizzato (Vayer, 1988), per cui già da questa età si possono cogliere i campanelli di allarme che potrebbero manifestare una disorganizzazione dell'agire. Alcuni di questi segni e sintomi, che indicano un disordine nelle prassie e dunque una disprassia e che costituiscono condizioni di rischio di dislessia, da dover individuare nel periodo PRESCOLARE sono: Esitazioni nell'incipit dell'agire È consigliabile per insegnanti, maestri, genitori, professionisti e per tutte le figure che ruotano attorno al bambino, osservare e identificare quei FATTORI OPERATIVO-COGNITIVI o i principali REQUISITI PSICOMOTORI che garantiscono la funzionalità della struttura prassica del bambino, ovvero una Valutazione Qualitativa e Funzionale che esamina i seguenti aspetti: Schema corporeo, lateralità, dominanza laterale e lateralizzazione, attraverso la capacità di riconoscere e denominare le parti corporee richieste o toccate su di sé e sull'altro ad occhi chiusi, la capacità di imitazione gestuale, di assunzione o imitazione di determinate posture fatte assumere passivamente ad occhi chiusi, di esecuzione di azioni motorie su consegna, verso di rotazione su sé stessi, chiusura del cerchio, esecuzione di consegne come "mettere una mano/una gamba sull'altra", presa di coscienza della propria prevalenza motoria genetica attraverso prove di forza e di velocità Organizzazione e strutturazione spazio-temporale e percezione del ritmo Coordinazione dinamica generale, schemi e sequenze motorie (fluidità motoria, capacità di eseguire una serie di prassie in sequenza), che rappresenta il grado della stessa organizzazione neurologica Equilibrio, controllo tonico-posturale, integrazione bilaterale (tra parte di e sx del corpo) Coordinazione oculo-manuale, manipolazione e gestualità, riguarda il controllo visivo delle azioni associate al controllo manuale e anche al controllo dei movimenti oculari e che richiede una buona organizzazione delle sensazioni tattili- propriocettive-vestibolari Prassie visuo-spaziali e visuo-costruttive Organizzazione visuo-percettiva e integrazione visuo-motoria, processi che consentono di riconoscere le forme, incluse le lettere, la loro direzionalità e verso (in modo da evitare inversioni speculari come b-d, p-q) e di riprodurle correttamente nello spazio/foglio Capacità di codifica e decodifica fonologica chiamata simbolizzazione (processo di costruzione, riconoscimento e modificazione di simboli e di codici di simboli; attribuire significato alle lettere dell'alfabeto rappresenta un processo simbolico necessario per apprendere la lettura così come attribuire il suono a una lettera o il segno a un suono) Queste funzioni psicomotorie da valutare, che dovrebbero essere pienamente sviluppate intorno ai 7 anni, rappresentano dei requisiti fondamentali per lo sviluppo di altre funzioni: percettive, cognitive, motorie e per gli apprendimenti scolastici. Pertanto, è necessario monitorare e tenere in considerazione lo sviluppo dell'alunno e le funzioni sopra citate, che rappresentano l'intero potenziale di espressione della persona e che, se disturbate, impediscono e ostacolano lo sviluppo delle prassie, fondamentali per ordinare i comportamenti del bambino. COME IL DOCENTE PUÒ AIUTARE UN ALUNNO DISLESSICO? Nel soggetto dislessico, come ampiamente descritto, i Processi Cognitivi risultano disordinati, disorganizzati e rallentati, non sufficientemente pronti per sostenere la richiesta didattica incentrata sulla rapidità esecutiva e sul continuo shifting/ flessibilità cognitiva (adattamento rapido del bambino alle richieste cognitive dell'insegnante). Il docente, nella progettazione didattica rivolta al dislessico, deve innanzitutto conoscere il funzionamento cognitivo della mente umana e le caratteristiche di quella dislessica, dunque potenziare e non "dispensare" quelle azioni mentali che necessitano di rinforzo, ovvero "EDUCARE LE FUNZIONI" direttamente coinvolte nella lettura (Crispiani, 2001), andando a favorire una buona fluidità (rapido incipit, rapida autoregolazione, prontezza del riavvio dopo interruzioni, andamento costante, scarse interruzioni e inciampi) necessaria per la successiva comprensione e una buona memoria di lavoro che consente al bambino il recupero delle informazioni salienti, la capacità di organizzarle e rielaborarle al momento opportuno. Le variabili maggiormente educabili sono: Metacognitive, includono la consapevolezza, il controllo delle strategie, i processi cognitivi Per fare questo, al fine di allenare la MENTE DISLESSICA, il docente esperto dovrà: 1. tenere in considerazione che nel dislessico, da un punto di vista dei processi mentali, ci sono dei limiti attentivi (nell'alunno efficiente i tempi di attenzione variano dai 20 ai 40 minuti a seconda dell'età), a causa di un eccessivo impegno attentivo in tutte quelle procedure spazio-temporali che dovrebbero essere normalmente automatizzate, portando ad una "SENSIBILITÀ AI DISTRATTORI", la quale si manifesta con: 2. attivare l'arousal, lo stato di allerta e vigilanza, alla prima ora di lezione con continui feedback cognitivi per innalzare l'attività elettrica corticale Inoltre, poiché il bambino dislessico incontra anche difficoltà nel prendere appunti, sarebbe consigliabile consentirgli di ascoltare una sola parte del discorso e di trascrivere i concetti principali che hanno una funzione orientativa, fornire prompting (frecce, numerazioni, simboli), consigliare di riordinare gli appunti il giorno stesso a casa Concludiamo questo articolo dicendo che è fondamentale considerare quei fattori psicomotori carenti già a partire dalla scuola dell'infanzia, che vanno ad accertare in tempi precoci la condizione funzionale del bambino e ci consentono eventualmente di mettere in atto piani di intervento tempestivo. Non bisogna aspettare di fare la diagnosi in fine seconda elementare (come più volte accennato, i requisiti disfunzionali si possono osservare ben prima!) per poter intervenire e attuare un piano di lavoro, poiché a questa età il b.no ha già maturato un notevole senso di inadeguatezza con bassa motivazione e scarsa fiducia nelle proprie potenzialità. Il nostro compito è quello di mettere in atto piani di prevenzione e potenziamento/consolidamento delle funzioni per aiutare i bambini a costruire un proprio ordine operativo e consentire agli stessi di arrivare alla sufficienza disciplinare anche attraverso un PDP (Piano Didattico Personalizzato), che garantirà allo studente una propria forma di eccellenza cognitiva coltivando le proprie potenzialità intellettive e il raggiungimento delle competenze fondamentali attraverso la diversificazione dei percorsi di insegnamento (nella selezione dei contenuti, nel ricorso a determinati metodi, nell'uso di strumenti, nella distribuzione temporale, ecc). Articolo redatto dalla Dott.ssa Francesca Tabellione T.N.P.E.E. (Bibliografia: Spezzi, Crispiani)

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da Erika

SUPPORTARE LA SCRITTURA DEL BAMBINO DISPRASSICO

La scrittura del bambino disprassico, è caratterizzata da alterazioni nella forma delle lettere, nei collegamenti, nelle dimensioni e nei rapporti, in particolare nel corsivo; lo spazio foglio non è ben organizzato e non vi è un rispetto dei margini e del rigo di base. Un altro sintomo che spesso si evidenzia è la presenza di dolori frequenti o crampi al braccio e alla mano scrivente. Per questo è importante che l’insegnante e i professionisti prestino attenzione alla lunghezza dei brani che propongono. Osservare la postura che assume il bambino, spesso alterata, e la prensione dello strumento grafico: si consiglia il piano obliquo come supporto alla scrittura e di correggere le prese che non sono funzionali e che impediscono il controllo e la fluidità del movimento visuo-grafomotorio, anche se spesso ci sono prese da non correggere sebbene siano scorrette, poiché non provocano problemi e non ostacolano la scrittura. Sarebbe utile creare momenti di defaticamento attraverso esercizi relativi al rilassamento e alla tonicità della grande e piccola progressione (spalla-braccio-gomito-polso-mano-dita), in particolare per i bambini che presentano una Disgrafia Disprassica, i quali si affaticano facilmente durante l’atto scrittorio e necessitano di tempi di recupero. L’insegnante o il professionista deve dettare lentamente un testo e sceglierlo breve. Si suggerisce inoltre di introdurre il corsivo sin dal primo anno della scuola primaria attraverso diversi canali sensoriali: come ci insegnavano Maria Montessori (2010) e Bruno Munari (2006), le lettere vanno esplorate e conosciute prima con il movimento del corpo e con la manipolazione (le lettere si possono esplorare con il tatto e con la vista, costruendole con materiali differenti come corde, paste modellabili, chiodini) in modo che il bambino le interiorizzi sotto forma di immagini mentali stabili, e successivamente si possono realizzare sul foglio. Selezionare gli strumenti (quaderni, matite, penne, gomme) in modo appropriato e scegliere i quaderni in base all’attività da svolgere: si predilige il quaderno sottile che non contenga troppi fogli per non creare per la mano e per il polso dei dislivelli quando si gira la pagina (utilizzare il formato A5, il formato A4 spesso è troppo grande rispetto alla crescita del bambino). I quaderni ad anelli sono sconsigliati, poiché ostacolano il corretto movimento di progressione e il bambino, per poter scrivere all’inizio della pagina, deve cercare una posizione e una postura non del tutto funzionali. Durante la prima fase di intervento è molto importante utilizzare, indipendentemente dalla classe di appartenenza, il quaderno con quadretti di circa 1 cm, oppure il quaderno a rigatura grande o con rigatura colorata per facilitare il bambino, avviandolo gradualmente al rispetto del rigo di scrittura. Oltre a evidenziare lo spazio utile per la scrittura, il quaderno con rigatura colorata offre riferimenti cromatici verticali che indicano l’inizio e la fine del rigo (rispetto del margine e delle spaziature). Un altro suggerimento consiste nell’evidenziare il punto di partenza e la riga o il quadretto su cui scrivere con un puntino laterale. Si consiglia all’insegnante o al terapista, consapevole delle difficoltà del bambino, di proporre attività di scrittura via via più complesse seguendo i suoi tempi. Non appena il bambino si sente sicuro e mostra di aver raggiunto adeguate capacità grafo-motorie, può utilizzare il quaderno della classe di appartenenza. Nella scuola primaria, soprattutto durante le verifiche, ci si può avvalere di materiale fotocopiato per ridurre il carico di scrittura e concentrarsi sul contenuto più che sulla forma: la fotocopia non deve essere caotica, disordinata o tutta scritta, ma gli elementi devono essere pochi, comprensibili, scritti con un font chiaro ben contrastato e ben organizzato a livello spaziale. Se si propongono schede con esercizi da completare, bisogna prestare attenzione allo spazio disponibile per il completamento, che deve essere di dimensioni congrue, deve prevedere linee definite come facilitatori, evitando i puntini che invece potrebbero disorganizzare e confondere. Sia nella scuola primaria che secondaria, si sconsiglia alle insegnanti l’utilizzo dei raccoglitori nelle due direzioni per due materie diverse (ad es. italiano e matematica), che può generare caos nel bambino, mentre si preferisce caratterizzare ogni materia con una copertina di colore differente e con un’etichettatura chiara del nome della materia stessa per migliorare l’ordine e l’organizzazione del lavoro. La scrittura a mano (in corsivo) rimane importante anche quando è faticoso: numerosi studi hanno evidenziato l’importanza della percezione dell’orientamento e verso delle lettere nella scrittura, del tempo necessario per apprendere, dell’attivazione delle aree del linguaggio durante l’atto scrittorio, del miglioramento delle abilità di lettura e di resocontazione, del vocabolario, della motricità fine e di tutti i processi esecutivi (attenzione, memorizzazione dei concetti, autocontrollo, pianificazione, organizzazione e flessibilità del pensiero, strutturazione spazio-temporale). ••••• DISPONIBILE PER L'ACQUISTO IN PDF •••••••• GRAFOMOTRICITA' – BC BRAIN CHILDREN

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