
da Erika
COME POTENZIARE LE FUNZIONI ESECUTIVE IN ETA' PRESCOLARE E SCOLARE IN UN BAMBINO DISPRASSICO
Incrementare o potenziare le Funzioni Esecutive complessive, le quali conferiscono coordinazione e fluenza all’atto motorio, al comportamento e al pensiero del bambino, lo rendono attivo e operativo nei contesti di vita, rapido nel rispondere alle molteplici richieste dell’ambiente attraverso la proposta di attività sensoriali, motorie e prassiche. Per quanto concerne lo sviluppo delle FE in età prescolare, un bambino con notevoli difficoltà ad inibire il movimento a 4 anni (a 3 anni tale competenza inizia a maturare) andrà supportato e facilitato soprattutto sull’area del controllo inibitorio, che rappresenta la base per lo sviluppo delle competenze successive, partendo sempre da un lavoro sul corpo e sui sistemi sensoriali. A 3 anni verranno proposte attività di gioco simbolico e con investimento corporeo/motorio e materiali destrutturati: tali attività, anche molto semplici, hanno inizialmente lo scopo di stimolare l’autoregolazione motoria per veicolare l’apprendimento per mezzo del corpo. L’investimento senso-motorio nel gioco deve essere sostenuto da attività motivanti con alta componente motoria ed emotiva. Un lavoro che stimoli l’inibizione della risposta automatica con un bambino di 5 anni consiste invece nella presentazione di un gioco che può essere svolto a terra su un tappetino o a tavolino attraverso l’utilizzo di macchinine, bambole, materiali da cucina, animali. In altri casi, soprattutto per i bambini di 5-6 anni, è possibile presentare i giochi in maniera strutturata, in modalità di conduzione più direttiva: verranno presentati dall’adulto i materiali e le regole dell’attività sollecitando la collaborazione, l’interesse e la motivazione del bambino, attraverso la varietà e la novità dei giochi (se l’adulto ha ben in mente l’obiettivo, la funzione da stimolare, i canali da utilizzare e le modalità di risposta da attendere, potrà creare giochi diversi e nuovi, con materiale differente, pur lavorando sul medesimo obiettivo). Un bambino che investe emotivamente e cognitivamente sull’attività userà più facilmente le sue risorse e attiverà in maniera più efficace i processi inibitori, di elaborazione in memoria di lavoro e di flessibilità cognitiva. Le attività di Inibizione si baseranno sull’inibizione motoria legata al tempo e allo spazio di attesa, alla percezione e alla regolazione del limite, alla modulazione tonico-emotiva. Si proporranno esercizi-gioco finalizzati a generare un’attesa, una risposta desiderata o automatica e ad allenare il bambino a posticipare la gratificazione, ad autoregolarsi in base alle situazioni, a controllare gli impulsi e le azioni, ad interrompere e modulare il proprio comportamento in maniera adeguata, al momento opportuno o nel contesto appropriato, a sperimentare strategie di controllo delle risposte e i vantaggi che da esse derivano. Nei bambini prescolari può essere utile insegnare loro ad inibire la risposta prevalente automatica attraverso giochi neuro-psicomotori che prevedano il cambiamento improvviso delle regole: ad esempio, il terapista/insegnante dice al bambino di correre e poi improvvisamente inserisce un’altra regola che è quella di saltare; oppure il terapista/insegnante dice al bambino di camminare velocemente quando sente la musica e di fermarsi quando viene stoppata. Le attività di Memoria di Lavoro si svolgeranno con l’attivazione del corpo e la manipolazione di oggetti concreti. Si proporranno esercizi-gioco che mirano a trattenere, manipolare e aggiornare le informazioni acquisite dal bambino. Ad esempio, si invita un bambino di 4-5 anni a gattonare/strisciare/correre/camminare all’interno del setting occupando tutto lo spazio a disposizione e a ripetere in ordine diretto uno span di 2 parole denominate dall’adulto; oppure a saltare nei cerchi a piedi uniti e a pronunciare nomi di animali nei cerchi gialli e nomi di frutti in quelli rossi, aumentando gradualmente lo span verbale da 2 a 4 elementi. Pertanto, una delle strategie più efficaci è quella di “muoversi per memorizzare”: è più facile memorizzare qualcosa che ha comportato un’interazione diretta e un coinvolgimento della motricità, piuttosto che un concetto astratto. Per questo motivo i bambini devono fare esperienze dirette e associare ai movimenti l’acquisizione di nuovi concetti. Ad esempio, possiamo proporre al bambino prescolare la ripetizione di una filastrocca o di una canzoncina e contemporaneamente eseguire un girotondo, battere le mani e poi i piedi, o colorare (dunque realizzare sinestesie verbo-motorie per una migliore capacità di memorizzazione). E’ inoltre fondamentale favorire le associazioni tra rappresentazioni motorie e apprendimento attraverso una tecnica che è stata definita «apprendimento recitato»: tale tecnica sfrutta il fatto che le memorie motorie (legate alle ripetizioni e al raffinamento dell’esecuzione di un determinato movimento) sono particolarmente solide, mentre quelle semantiche (le memorie legate al significato delle parole) sono più fragili. Si invita il bambino ad imparare una semplice poesia o i giorni della settimana mimandoli attraverso gesti che rievocano i significati. Spesso i bambini faticano a memorizzare qualcosa anche per pochi secondi e tendono a perdere il filo di ciò che stanno svolgendo, che sia un gioco o un’attività cognitiva semplice come disegnare, fare puzzle, giocare con le costruzioni. Rispetto ai coetanei, i bambini con difficoltà nella ML non riescono a seguire un’attività per un tempo appropriato e talvolta mostrano lentezza o difficoltà nel terminare i compiti intrapresi a scuola, a casa e in terapia. Capacità adeguate di ML permettono al bambino di mantenere attive le informazioni rilevanti di cui ha bisogno per l’esecuzione di un’attività, come completare un gioco o dare una risposta. Possiamo aiutarli a costruire delle strategie mnemoniche promuovendo le componenti visive, spaziali-sequenziali e verbali, attraverso la suddivisione di compiti in sottounità, l’introduzione di varie pause associando anche attività motorie con le strategie verbali, oppure invitarli a ripetere le istruzioni che diamo prima di iniziare un compito e a rievocare le informazioni anche attraverso supporti visivi. Le attività di Flessibilità saranno impostate richiedendo semplici spostamenti di attenzione e di elaborazione da uno stimolo all’altro o da una tipologia di risposta all’altra, sempre con l’utilizzo di oggetti concreti. Si presenteranno compiti motori ad alto investimento corporeo, con poche variabili da gestire contemporaneamente. Nel stimolare tale competenza vengono coinvolti anche altri domini quali inibizione e memoria di lavoro a seconda della richiesta che viene fatta al piccolo; bisogna abituare il bambino a passare velocemente da un compito all’altro in autonomia in base alle informazioni ricevute e a passare da un compito al suo inverso (ad esempio, se l’adulto esegue un salto dentro un cerchio, il bambino lo farà fuori dal cerchio, se alza un braccio il bambino dovrà abbassarlo, e così via). Si possono introdurre anche attività che includano il cambiamento improvviso di regole, l’utilizzo non convenzionale di oggetti (utilizzare un oggetto al posto di un altro, come un mattoncino facendo finta che sia una macchina), l’introduzione di nuovo materiale e di variazioni in un gioco prestabilito, l’uso di immagini che il bambino dovrà categorizzare per forma e colore (in tal modo imparerà a passare da un criterio di categorizzazione ad un altro). Altre strategie riguardano la proposta di giochi simbolici e attività che prevedano lo scambio dei ruoli (ad esempio il bambino fa il maestro e l’adulto fa l’alunno) oppure giochi interattivi che includano regole: attraverso la loro improvvisa variazione, il terapista o l’educatore può stimolare la capacità del bambino di adattarsi, divertendosi, in maniera flessibile ai cambiamenti del contesto gioco. E’ importante in tal senso segnalare quando sta avvenendo il cambiamento di regole e che si proponga in modo alternato la vecchia versione di gioco con la nuova, al fine di far apprezzare al bambino le novità e i cambiamenti inaspettati e accettare l’imprevedibilità. Per lo sviluppo o il potenziamento delle FE in età prescolare, si possono eseguire anche attività in gruppo stimolando la partecipazione attiva, la collaborazione sociale, la capacità di autoregolarsi di fronte a regole condivise e gestite in maniera sempre più autonoma. Le attività di gruppo andranno adattate in base agli obiettivi che vogliamo far raggiungere a ciascun bambino, all’età di maturazione neuro-psicomotoria dei partecipanti al gruppo e alle motivazioni. Le FE sono assolutamente pervasive nel quotidiano ed entrano in gioco non solo nelle attività ludiche e prassico-motorie del bambino, ma anche nelle attività scolastiche come, ad esempio, nella realizzazione di un testo. Elaborare un testo chiama in causa differenti domini esecutivi quali pianificazione logica e del pensiero, attenzione selettiva e sostenuta, mantenimento in memoria delle informazioni, flessibilità, autocontrollo costante e capacità di autocorrezione, processi di sequenzialità-successione e processi spazio-temporali. Il disprassico presenta difficoltà nella coordinazione sinestesica di tutte queste abilità, ovvero nel ricordare gli eventi da narrare o i concetti, la loro successione temporale, nel tradurre il pensiero in parole sul foglio, nel rispettare lo spazio e la punteggiatura, nel prestare attenzione a non compiere ripetizioni e a scrivere informazioni rilevanti e coerenti con il testo, nel non commettere errori ortografici e nel mantenere una buona sintassi. Per aiutare il bambino si può costruire insieme all’insegnante o al professionista una “scaletta” del testo da scrivere con dei punti chiave (Chi è il protagonista? Che cosa fa? Quali sono i personaggi secondari? Dove e quando si svolge la storia? Cosa accade? Come si conclude la storia?, ecc.) in modo che la sequenza logica e la scansione temporale degli eventi vengano rispettate. Terminato il brano, bisogna indirizzare il bambino verso l’autocorrezione e l’autocontrollo fornendo regole semplici e chiare sulla punteggiatura, e lavorare sulla prosodia migliorando l’intonazione, dopo aver ascoltato l’adulto che ha letto con espressione il prodotto finale. Evitare la brutta copia, che genererebbe eccessiva fatica e aumenterebbe il numero di errori ortografici, inficiando negativamente sulla qualità della prestazione grafica. Anche l’utilizzo del diario mette in gioco una serie di abilità critiche per i disprassici, ascrivibili alle Funzioni Esecutive: risulta complesso trovare il mese e il giorno giusto, suddividere i compiti per materia all’interno della stessa pagina, copiare i compiti per casa dalla lavagna o scriverli sotto dettatura. Sarebbe quindi opportuno che ogni giornata avesse la sua pagina con data e giorno della settimana ben evidenziati, lo spazio della pagina chiaro e grande, senza troppi disegni o scritte inutili, lo sfondo non colorato o a quadretti troppo piccoli, l’interlinea di almeno 1,5 cm. Possono essere stabiliti un posto e un colore per ogni materia ed essere messe in evidenza verifiche e interrogazioni; si consigliano strumenti per i ragazzi con difficoltà nell’organizzazione del diario strutturati su un planning settimanale. Un accorgimento adottabile dagli insegnanti è quello di fornire avvisi prestampati o supervisionare il bambino quando sta scrivendo i compiti sul diario, almeno fino all’acquisizione di una sua maggiore autonomia. Le Funzioni Esecutive entrano in gioco nel complesso processo di studio: è necessaria l’intenzionalità, la pianificazione del compito e il problem-solving, la stima del tempo necessario, la memoria per recuperare le informazioni che servono ad eseguire una consegna, la verifica dell’adeguatezza del compito e l’eventuale correzione, oltre a saper utilizzare le immagini mentali in modo funzionale e flessibile. I disprassici hanno notevoli problemi spaziali e temporali e materie come la geografia e la storia possono rappresentare ostacoli insormontabili. La geografia presuppone un’organizzazione spaziale ben acquisita e la capacità di saper individuare confini, coordinate e rapporti tra gli elementi: si consiglia di utilizzare supporti concreti, cartine tattili, componibili, puzzle; per quanto riguarda la storia, oltre ai problemi legati alla collocazione spaziale, emerge una difficoltà a livello temporale, nel saper rispettare la successione degli eventi e nel muoversi nella giusta direzione lungo la linea del tempo. Come facilitazione si potrebbero costruire le linee del tempo concrete, mappe mentali o far rappresentare, recitando, le vicende storiche.