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ADHD E INSTABILITÀ PSICOMOTORIA

Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) è una delle patologie più importanti e frequenti in età evolutiva. Può essere osservato con diverse manifestazioni cliniche dall'età prescolare fino all'età adulta e interessare/ compromettere diverse competenze di sviluppo e di funzionamento sociale e adattivo del bambino ⭐ I tre sintomi principali sono: la DISATTENZIONE, L'IMPULSIVITÀ e L'IPERATTIVITÀ. Analizziamole in dettaglio. ⭐ La DISATTENZIONE: si manifesta con difficoltà nel prestare attenzione per un periodo di tempo prolungato, scarsa cura per i dettagli, incapacità di portare a termine compiti intrapresi. I bambini sembrano avere la "testa tra le nuvole" e pensare sempre ad altro, evitano di eseguire compiti che richiedono maggior impegno intellettivo, buone capacità di pianificazione/ organizzazione o attenzione per i particolari, perdono frequentemente i loro materiali a scuola o oggetti significativi e dimenticano spesso le cose (scarsa memoria di lavoro)⭐L'IMPULSIVITÀ: si manifesta con difficoltà nell' autoregolazione e autocontrollo non solo a livello motorio (fanno fatica a rispettare la turnazione e l'attesa in un gioco o nel gruppo volendo agire per primi) ma anche a livello cognitivo (fanno fatica a spostare il focus attentivo da un compito all'altro, sono rigidi nel pensiero e poco flessibili, hanno difficoltà ad organizzare compiti complessi, a generare nuove strategie, nel problem-solving, non amano i cambiamenti repentini di ambienti- persone o attività)⭐ L' IPERATTIVITÀ: sono bambini descritti "come mossi da un motorino", sono in costante movimento, fanno fatica a stare fermi anche per pochi secondi, a mangiare seduti a tavola, a rispettare anche semplici regole, rispettare i tempi e gli spazi dei loro coetanei e a rimanere seduti a scuola. Ricordiamo che tutti questi sintomi, inclusi nel DSM IV, non sono dati da deficit cognitivi o disturbi organici o ritardi mentali, ma derivano da una povera integrazione sensoriale (sistema vestibolare iporeattivo) con conseguente disorganizzazione neurologica: i bambini iperattivi saltano e si muovono continuamente non perché vogliono farlo ma perché il loro cervello è in sovraccarico di stimoli e di conseguenza rispondono con un'attività eccessiva COME APPAIONO QUESTI BAMBINI agli occhi di insegnanti, genitori o coetanei? Sono bambini che perdono facilmente la concentrazione, anche dopo 5 minuti, hanno difficoltà nei processi di autoregolazione, autocontrollo e autoinibizione (funzioni esecutive), pertanto fanno fatica a controllare i loro impulsi, a Co-regolarsi, a posticipare una gratificazione, a riflettere prima di agire e a controllare i loro movimenti, con notevoli ripercussioni sugli apprendimenti scolastici e sul loro profilo emotivo/psicologico.Sebbene si muovano costantemente, possono apparire goffi, inaccurati e ineleganti nei loro movimenti. Possono inoltre manifestare difficoltà nel dosare la forza (controllo tonico-motorio) quando devono ad esempio saltare, prendere un oggetto, afferrare/lanciare una palla, impugnare la matita o una forchetta, ecc. e difficoltà notevoli nel controllo posturale e nell'equilibrio statico-dinamico (non riescono a saltare con un solo piede o a rimanere su una sola gamba per brevi secondi). ⚠️ POSSIAMO OSSERVARE CAMPANELLI DI ALLARME SIN DAI PRIMI MESI DI VITA? Si, sono bambini che già a partire dai primi mesi (7/8 mesi) evidenziano una eccessiva ipercinesia motoria, sono irritabili, piangono spesso, possono rifiutare il cibo per problemi di tattilità a livello orale, essere infastiditi da alcune consistenze di cibo, da carezze o da tessuti particolari, possono manifestare un ritardo nell'acquisizione delle tappe di sviluppo, un ritardo nello sviluppo del linguaggio, una difficoltà nell'inseguimento visivo di oggetti che si muovono nel loro campo visivo, difficoltà nel prestare attenzione al viso della mamma (1/2 mes), nell'afferrare oggetti o nella coordinazione oculo-manuale. Inoltre, il deficit attentivo può essere presente già in età prescolare, associato talvolta a disturbi del sonno, disturbi della condotta con scoppi d'ira o un comportamento oppositivo/ aggressivo che può portare ad auto ed eterolesionismo. Recenti ricerche hanno dimostrato che se consentiamo, a scuola, a un bambino con ADHD qualche minuto per alzarsi dal banco e saltare o ruotare su se stesso, i suoi tempi di attenzione possono migliorare di circa 20 minuti in più sull'attività che stava svolgendo. Riflettete su questo, considerando le basi neurofisiologiche-neurobiologiche di tale disordine! Tali comportamenti, se non si intraprende un intervento tempestivo/precoce (età 2- 6 anni), possono impedire e limitare una maturazione delle competenze sociali e relazionali, scolastiche, adattive, fino a divenire un vero e proprio disturbo invalidante. ⭐ Articolo redatto dallaDott.ssa Francesca Tabellionea cura della Dott.ssa Erika D'Antonio wp:tadv/classic-paragraph /

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DISLESSIA E DIDATTICA

wp:paragraph /wp:paragraph wp:paragraph a cura della Dott.ssa Francesca Tabellione, specializzata nei disordini dell'età evolutiva - dsa, e disprassia, disturbi delle funzioni esecutive, adhd, autismo, disturbi sensoriali, ritardi psicomotori e del linguaggio, disturbi della coordinazione motoria. /wp:paragraph wp:paragraph Abbiamo parlato ampiamente su cosa sia la dislessia, le strette correlazioni con la disprassia, come riconoscere un alunno dislessico, la natura motorio-prassica della dislessia e le funzioni psicomotorie carenti, come aiutare un bambino dislessico e quali sono le pratiche educative più idonee (vedi articolo precedente sulla DISLESSIA). /wp:paragraph wp:paragraph Il bambino dislessico non è un disabile ma un soggetto dell'apprendimento bisognoso di processi didattici personalizzati che possono essere messi in atto dopo aver compreso il suo funzionamento, in particolare la natura coordinativa e non logica/intellettiva o culturale dei suoi frequenti errori. /wp:paragraph wp:paragraph Ricordiamo che il bambino dislessico manifesta una intelligenza e capacità culturali nella media o superiore alla stessa ma una disorganizzazione neurologica che causa un rallentamento (randomizzazione) dei flussi corticali inter e intra-emisferici, una bassa attività elettrica corticale, disturbi della successione, dunque un disordine nelle Funzioni Esecutive generali, portando di conseguenza a: una lentezza nell'incipit dell'agire (reattività del soggetto) e nei processi esecutivi, impacci e scoordinamenti nella motricità rapida, negli schemi motori coordinati, nei giochi di gruppo, negli schemi crociati e rotatori, nelle prassie (vestirsi, svestirsi, pianificare azioni o ideare piani di azione), disordini nei lavori sx-dx, nella motricità fine e nella grafomotricità, lentezza nei movimenti oculari e nei processi di autocontrollo e autoregolazione (per tale ragione è spesso un bambino impulsivo con scarsa capacità di frenare i suoi impulsi), disordini nella memoria di lavoro sequenziale e nel pensiero (difficoltà nel mettere in ordine concetti sequenziali e spazio-temporali, nel raccontare una storia o la propria giornata, lentezza, smarrimenti o notevole intuizione), disattenzione e facile stancabilità, difficoltà nella lettura-scrittura-calcolo (compie errori di incolonnamento, nel prestito e nel riporto, inversioni di lettere nelle parole o numeri, frequenti specularità, rotazioni, lentezza, frequenti interruzioni e discontinuità, ecc), disorganizzazioni spazio-temporali, difficoltà nel seguire consegne plurime e prolungate andando incontro a quello che viene definito "smarrimento cognitivo" (il bambino si smarrisce nelle sequenze), lentezza nell'adeguarsi ai cambi di attività, giochi, persone o ambienti, facile tendenza a stancarsi o diventare eccitato/ipercinetico nelle situazioni di confusione, di gruppo o di iperstimolazione, disordini linguistici (disturbi della componente motoria del linguaggio verbale, come esitazioni nell'incipit locutorio, inversioni nelle parole lunghe, lentezza locutoria alternata a precipitazione, smarrimento nella ricezione di messaggi verbali lunghi) /wp:paragraph wp:paragraph Pertanto, l'esercizio della lettura, così come quello della scrittura e del calcolo, rientra nelle attività neuro-psichiche ad alto controllo centrale, poiché interessa direttamente i processi di ideazione, progettazione e pianificazione dell'azione stessa e dunque le Funzioni Esecutive, le quali risultano non automatizzate e disfuenti, impedendo l'esercizio coordinato e soprattutto sequenziale DEL PROCESSO LETTORIO. /wp:paragraph wp:image {"align":"left","id":1146,"sizeSlug":"large","linkDestination":"none","className":"is-style-default"} /wp:image wp:image {"align":"left","id":1147,"sizeSlug":"large","linkDestination":"none"} /wp:image wp:paragraph /wp:paragraph wp:paragraph Il disturbato lavoro delle Funzioni Esecutive limita la COGNITIVITÀ, ovvero quella funzione psichica mentale che struttura le condotte umane e organizza e coordina il pensiero, la programmazione e il controllo del comportamento, l'apprendimento delle informazioni, i processi intellettivi-percettivi-motori-linguistici. /wp:paragraph wp:paragraph Pertanto, la DISLESSIA si configura come un disordine pervasivo, funzionale, qualitativo, una disfunzione esecutiva connotata da un insufficiente coordinamento dell'agire, che non sfocia in una vera e propria disabilità ma in una dispersione dell'energia cerebrale e dove è possibile intervenire attraverso il miglioramento dei comportamenti del soggetto. Un fenomeno che può essere considerato un DISTURBO PRASSICO, che limita la capacità di organizzare e regolare le condotte umane, con difficoltà di attivazione degli automatismi motori. /wp:paragraph wp:paragraph Tra le cause scatenanti la dislessia vi è la TEORIA MAGNOCELLULARE (Stein, 2001), la quale ammette l'esistenza di un deficit a carico delle strutture deputate al trasporto delle informazioni visive (sistema magno e parvocellulare). /wp:paragraph wp:paragraph Angela Friederici (Human Cognitive and Brain Sciences) invece, è la prima a parlare di un Network del linguaggio bilaterale, ovvero di una rete di scambi tra i due emisferi che supporta processi semantici e sintattici, una interpretazione che tende a sostituirsi al modello Wernicke, in cui le funzioni vengono attribuite a singole aree del cervello. /wp:paragraph wp:paragraph QUANDO UN ALUNNO LEGGE MALE? /wp:paragraph wp:paragraph Quando manifesta: /wp:paragraph wp:paragraph - Lentezza nell'incipit /wp:paragraph wp:paragraph STUDENTI ADOLESCENTI DISLESSICI /wp:paragraph wp:paragraph {"align":"left"} Le funzioni esecutive sono disordinate e disorganizzate in un adolescente dislessico; inoltre le difficoltà causate dalla riduzione della velocità di spostamento dei processi cognitivi ("ascolto e scrivo, leggo e scrivo, ascolto e rispondo"), dalla lentezza nell'incipit e dalla scarsa fluidità rallentano la velocità della lettura e il processo di predizione mentale sul testo, portando di conseguenza a una scarsa comprensione del testo e a frequente stancabilità e dispersione attentiva. /wp:paragraph wp:paragraph Questa sorte di smarrimento cognitivo negli adolescenti produce anche un calo motivazionale e una scarsa fiducia nelle proprie potenzialità, frustrazione e facile abbandono o fuga dai compiti scolastici alle prime difficoltà che incontrano, tutte conseguenze che non solo si ripercuotono sul piano scolastico ma anche sul piano emotivo-relazionale (atteggiamenti di chiusura, ritiro sociale o aggressività, ostilità e nervosismo). /wp:paragraph wp:paragraph SCUOLA SECONDARIA E DISLESSIA /wp:paragraph wp:paragraph La scuola secondaria richiede allo studente di possedere un metodo di studio efficace, una sufficiente capacità di autoregolazione, la rielaborazione e la generalizzazione dei concetti appresi, la capacità di fare collegamenti tra conoscenze pregresse e nuove, l'applicazione di strategie appropriate, una buona capacità pianificatoria e organizzativa, la capacità di cambiare velocemente il proprio focus attentivo da un compito all'altro, di attivare la memoria di lavoro e di gestire più informazioni in contemporanea, una buona metacognizione (la riflessione sul proprio pensiero, il controllo e la regolazione delle attività richieste dai compiti cognitivi). /wp:paragraph wp:paragraph L'alunno dislessico, invece, manifesta una carenza in tutti questi aspetti: nelle abilità di organizzazione e pianificazione, nei processi attentivi, nel problem-solving e nel trovare nuove strategie, nella memorizzazione di concetti sequenziali, nell'organizzazione spazio-temporale, nella velocità esecutiva e di apprendimento, nella capacità di controllare ed eventualmente correggere le proprie performance, nel trovare un proprio metodo di studio, nella capacità di comprensione e nei processi di automatizzazione. /wp:paragraph wp:paragraph La maggior parte dei dislessici si ferma al primo livello che è quello della memorizzazione: se l'insegnante chiede al bambino di raccontare o rispondere a domande sequenziali sulla comprensione di un argomento appena spiegato, si perde o si blocca. Spesso infatti ci sono alunni dislessici che vanno bene in alcune materie compensando attraverso un grosso impegno mnemonico ma non in altre come economia, fisica, chimica, ecc. /wp:paragraph wp:paragraph L'OSSERVAZIONE DEL BAMBINO A 5 ANNI /wp:paragraph wp:paragraph A 5 anni il bambino possiede già un comportamento prassico organizzato (Vayer, 1988), per cui già da questa età si possono cogliere i campanelli di allarme che potrebbero manifestare una disorganizzazione dell'agire. /wp:paragraph wp:paragraph Alcuni di questi segni e sintomi, che indicano un disordine nelle prassie e dunque una disprassia e che costituiscono condizioni di rischio di dislessia, da dover individuare nel periodo PRESCOLARE sono: /wp:paragraph wp:paragraph Esitazioni nell'incipit dell'agire /wp:paragraph wp:image {"align":"left","width":352,"height":197} /wp:image wp:paragraph È consigliabile per insegnanti, maestri, genitori, professionisti e per tutte le figure che ruotano attorno al bambino, osservare e identificare quei FATTORI OPERATIVO-COGNITIVI o i principali REQUISITI PSICOMOTORI che garantiscono la funzionalità della struttura prassica del bambino, ovvero una Valutazione Qualitativa e Funzionale che esamina i seguenti aspetti: /wp:paragraph wp:paragraph Schema corporeo, lateralità, dominanza laterale e lateralizzazione, attraverso la capacità di riconoscere e denominare le parti corporee richieste o toccate su di sé e sull'altro ad occhi chiusi, la capacità di imitazione gestuale, di assunzione o imitazione di determinate posture fatte assumere passivamente ad occhi chiusi, di esecuzione di azioni motorie su consegna, verso di rotazione su sé stessi, chiusura del cerchio, esecuzione di consegne come "mettere una mano/una gamba sull'altra", presa di coscienza della propria prevalenza motoria genetica attraverso prove di forza e di velocità /wp:paragraph wp:paragraph Organizzazione e strutturazione spazio-temporale e percezione del ritmo /wp:paragraph wp:paragraph Coordinazione dinamica generale, schemi e sequenze motorie (fluidità motoria, capacità di eseguire una serie di prassie in sequenza), che rappresenta il grado della stessa organizzazione neurologica /wp:paragraph wp:paragraph Equilibrio, controllo tonico-posturale, integrazione bilaterale (tra parte di e sx del corpo) /wp:paragraph wp:paragraph Coordinazione oculo-manuale, manipolazione e gestualità, riguarda il controllo visivo delle azioni associate al controllo manuale e anche al controllo dei movimenti oculari e che richiede una buona organizzazione delle sensazioni tattili- propriocettive-vestibolari /wp:paragraph wp:paragraph Prassie visuo-spaziali e visuo-costruttive /wp:paragraph wp:paragraph Organizzazione visuo-percettiva e integrazione visuo-motoria, processi che consentono di riconoscere le forme, incluse le lettere, la loro direzionalità e verso (in modo da evitare inversioni speculari come b-d, p-q) e di riprodurle correttamente nello spazio/foglio /wp:paragraph wp:paragraph Capacità di codifica e decodifica fonologica chiamata simbolizzazione (processo di costruzione, riconoscimento e modificazione di simboli e di codici di simboli; attribuire significato alle lettere dell'alfabeto rappresenta un processo simbolico necessario per apprendere la lettura così come attribuire il suono a una lettera o il segno a un suono) /wp:paragraph wp:paragraph Queste funzioni psicomotorie da valutare, che dovrebbero essere pienamente sviluppate intorno ai 7 anni, rappresentano dei requisiti fondamentali per lo sviluppo di altre funzioni: percettive, cognitive, motorie e per gli apprendimenti scolastici. Pertanto, è necessario monitorare e tenere in considerazione lo sviluppo dell'alunno e le funzioni sopra citate, che rappresentano l'intero potenziale di espressione della persona e che, se disturbate, impediscono e ostacolano lo sviluppo delle prassie, fondamentali per ordinare i comportamenti del bambino. /wp:paragraph wp:paragraph COME IL DOCENTE PUÒ AIUTARE UN ALUNNO DISLESSICO? /wp:paragraph wp:image {"align":"left","width":842,"height":474} /wp:image wp:paragraph Nel soggetto dislessico, come ampiamente descritto, i Processi Cognitivi risultano disordinati, disorganizzati e rallentati, non sufficientemente pronti per sostenere la richiesta didattica incentrata sulla rapidità esecutiva e sul continuo shifting/ flessibilità cognitiva (adattamento rapido del bambino alle richieste cognitive dell'insegnante). /wp:paragraph wp:paragraph Il docente, nella progettazione didattica rivolta al dislessico, deve innanzitutto conoscere il funzionamento cognitivo della mente umana e le caratteristiche di quella dislessica, dunque potenziare e non "dispensare" quelle azioni mentali che necessitano di rinforzo, ovvero "EDUCARE LE FUNZIONI" direttamente coinvolte nella lettura (Crispiani, 2001), andando a favorire una buona fluidità (rapido incipit, rapida autoregolazione, prontezza del riavvio dopo interruzioni, andamento costante, scarse interruzioni e inciampi) necessaria per la successiva comprensione e una buona memoria di lavoro che consente al bambino il recupero delle informazioni salienti, la capacità di organizzarle e rielaborarle al momento opportuno. /wp:paragraph wp:paragraph Le variabili maggiormente educabili sono: /wp:paragraph wp:paragraph Metacognitive, includono la consapevolezza, il controllo delle strategie, i processi cognitivi /wp:paragraph wp:paragraph Per fare questo, al fine di allenare la MENTE DISLESSICA, il docente esperto dovrà: /wp:paragraph wp:paragraph 1. tenere in considerazione che nel dislessico, da un punto di vista dei processi mentali, ci sono dei limiti attentivi (nell'alunno efficiente i tempi di attenzione variano dai 20 ai 40 minuti a seconda dell'età), a causa di un eccessivo impegno attentivo in tutte quelle procedure spazio-temporali che dovrebbero essere normalmente automatizzate, portando ad una "SENSIBILITÀ AI DISTRATTORI", la quale si manifesta con: /wp:paragraph wp:paragraph 2. attivare l'arousal, lo stato di allerta e vigilanza, alla prima ora di lezione con continui feedback cognitivi per innalzare l'attività elettrica corticale /wp:paragraph wp:paragraph Inoltre, poiché il bambino dislessico incontra anche difficoltà nel prendere appunti, sarebbe consigliabile consentirgli di ascoltare una sola parte del discorso e di trascrivere i concetti principali che hanno una funzione orientativa, fornire prompting (frecce, numerazioni, simboli), consigliare di riordinare gli appunti il giorno stesso a casa /wp:paragraph wp:paragraph Concludiamo questo articolo dicendo che è fondamentale considerare quei fattori psicomotori carenti già a partire dalla scuola dell'infanzia, che vanno ad accertare in tempi precoci la condizione funzionale del bambino e ci consentono eventualmente di mettere in atto piani di intervento tempestivo. /wp:paragraph wp:paragraph Non bisogna aspettare di fare la diagnosi in fine seconda elementare (come più volte accennato, i requisiti disfunzionali si possono osservare ben prima!) per poter intervenire e attuare un piano di lavoro, poiché a questa età il b.no ha già maturato un notevole senso di inadeguatezza con bassa motivazione e scarsa fiducia nelle proprie potenzialità. /wp:paragraph wp:paragraph Il nostro compito è quello di mettere in atto piani di prevenzione e potenziamento/consolidamento delle funzioni per aiutare i bambini a costruire un proprio ordine operativo e consentire agli stessi di arrivare alla sufficienza disciplinare anche attraverso un PDP (Piano Didattico Personalizzato), che garantirà allo studente una propria forma di eccellenza cognitiva coltivando le proprie potenzialità intellettive e il raggiungimento delle competenze fondamentali attraverso la diversificazione dei percorsi di insegnamento (nella selezione dei contenuti, nel ricorso a determinati metodi, nell'uso di strumenti, nella distribuzione temporale, ecc). /wp:paragraph wp:paragraph Articolo redatto dalla Dott.ssa Francesca Tabellione /wp:paragraph wp:paragraph T.N.P.E.E. /wp:paragraph wp:paragraph (Bibliografia: Spezzi, Crispiani) /wp:paragraph

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DISTURBI PSICOMOTORI FUNZIONALI E MODALITÀ DI ATTACCAMENTO INFANTILE

wp:paragraph Articolo scritto dalla Dott.ssa Francesca Tabellione /wp:paragraph wp:paragraph La teoria dell'attaccamento venne ideata da John Bowlby negli anni '50 e metteva in risalto l'importanza delle RELAZIONI nello sviluppo dell'essere umano e della sicurezza fisica e psichica per costruire la motivazione dell'individuo. /wp:paragraph wp:paragraph L'attaccamento è un sistema comportamentale che ha una funzione biologica di protezione e di sopravvivenza: il processo di vicinanza con una figura accudente genera sicurezza, motivazione, capacità di costruire sane relazioni, di esplorare l'ambiente e di difendersi in caso di pericolo. Ogni essere umano ha un bisogno innato di attaccamento sicuro, basato su una relazione di empatia, contenimento e prevedibilità. /wp:paragraph wp:paragraph Gli studi sull'attaccamento hanno permesso di individuare varie tipologie di legame (Ainsworth, 1978) tramite una tecnica sperimentale chiamata Strange Situation per valutare l'interazione madre-bambino: /wp:paragraph wp:paragraph attaccamento sicuro: il bambino protesta quando la figura di attaccamento si allontana e si calma quando ritorna (la figura di attaccamento ha una interazione attiva e reciproca) /wp:paragraph wp:paragraph attaccamento insicuro-evitante: il bambino manifesta uno scarso disagio alla separazione, ignora la figura di attaccamento (la f. di attaccamento non è empatica ma rifiutante) /wp:paragraph wp:paragraph attaccamento insicuro-ambivalente: il bambino manifesta angoscia all'allontanamento ma non si lascia confortare prontamente (la f. di attaccamento è imprevedibile e intrusiva) /wp:paragraph wp:paragraph attaccamento disorientato-disorganizzato: il bambino presenta comportamenti contraddittori, disorientati, stereotipie, iperallerta (la f. di attaccamento è immersa nel dolore interiore ed è maltrattante). /wp:paragraph wp:paragraph I pattern di attaccamento si strutturano entro i 18 mesi di vita (si formano in un periodo pre-verbale) e costituiscono la base dei successivi schemi di relazione della persona. /wp:paragraph wp:paragraph Le forme di attaccamento sicuro sono caratterizzate dalla capacità di genitori e figli di stabilire uno scambio comunicativo soddisfacente, in cui i segnali del bambino vengono "accolti", percepiti e compresi dalla figura di riferimento che risponde in maniera adeguata. Questo è un processo fondamentale per far si che il bambino sviluppi la capacità di autoregolazione delle proprie emozioni e l'autonomia. /wp:paragraph wp:paragraph Le emozioni svolgono un ruolo basilare nella nostra vita interna e relazionale. Secondo Siegel (2007), esperienze di sintonizzazione affettiva generano uno stato di unione con l'altro che permette al bambino di sentire di esistere nella mente del genitore: quanto più il bambino si sente sintonizzato emotivamente con l'adulto, tanto più sarà equilibrato e getterà le basi per l'apprendimento e per lo sviluppo cognitivo. Viceversa se il bambino sperimenta difficoltà di sintonizzazione con la figura genitoriale, proverà sentimenti negativi quali distacco, paura, solitudine, confusione e talvolta arrivare a mettere in atto atteggiamenti aggressivi o di ritiro sociale. /wp:paragraph wp:paragraph Quando la mente dell'adulto è occupata da episodi passati irrisolti, è più facile che il genitori entri in uno "stato della mente inferiore" (Siegel, 2005), caratterizzato dalla disconnessione con le strutture razionali e riflessive (inibizione dell'attività della corteccia prefrontale) e da reazioni incontrollate, impulsive, stereotipate e rigide, mancanza di empatia. Il bambino presenterà di conseguenza, tramite i neuroni specchio, esperienze di paura e confusione, che vanno a incidere sulla sua autostima ed emotività oltre che sulla sua mente, la quale diventerà sempre meno ricettiva ai meccanismi di apprendimento poiché non sviluppa un senso di sé coerente e un funzionamento integrato. /wp:paragraph wp:paragraph Al contrario, "modalità superiori di elaborazione" permettono attenzione, riflessività, flessibilità cognitiva, senso integrato di autoconsapevolezza. /wp:paragraph wp:paragraph In sintesi, possiamo concludere questo articolo didendo che l'attaccamento è importante perché influisce sulla capacità di legare insieme l'aspetto cognitivo e quello emotivo e dunque ha una forte influenza sulla qualità dell'integrazione e della coerenza dei processi di conoscenza e decisione (Lazzari, 2007) /wp:paragraph wp:paragraph Redatto dalla Dott.ssa Francesca Tabellione /wp:paragraph wp:paragraph Grafica: Dott.ssa Erika D'Antonio /wp:paragraph wp:paragraph Bibliografia: esame del movimento, approccio psicomotorio neurofunzionale (Elena Simonetta) /wp:paragraph

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I GENITORI E GLI INSEGNANTI POSSO ACCORGERSI DI UN EVENTUALE DISORDINE/DISTURBO NEL BAMBINO GIÀ NEI PRIMI ANNI DELLO SVILUPPO (0-5 ANNI)?

VEDIAMO L'IMPORTANZA DEL MOVIMENTO E DEL GIOCO PER LO SVILUPPO DI UN BUON COMPORTAMENTO- APPRENDIMENTO- AUTONOMIA- LINGUAGGIO Quando ci troviamo di fronte a un bambino con disordini dell' età evolutiva, è importante, oltre al professionista di riferimento, il supporto e la cooperazione dei genitori e insegnanti per migliorare lo sviluppo neurologico e permettere al bambino di riuscire nelle sfide della vita. Uno dei più importanti segnali a cui bisogna prestare attenzione è l' assenza o uno sviluppo atipico del gioco: il gioco sviluppa le funzioni cerebrali (immagine corporea, pianificazione motoria, organizzazione spaziale, esperienze propriocettive-vestibolari-tattili) e spesso, quando un bambino non gioca allo stesso modo di un suo pari, i genitori tendono a pensare che non sia interessato, tralasciando che possa esserci un problema sottile di integrazione e processione sensoriale non visibile ai loro occhi. Ricordiamo che è proprio attraverso il gioco che si organizza il sistema nervoso dei nostri bambini: le esperienze sensori- motorie sono fondamentali per permettere al b.no di sviluppare adeguate abilità prassico-motorie, pianificatorie-organizzative ed emotivo-comportamentali. Ci siamo chiesti perché oggi molti bambini sono disorganizzati, disattenti, ipercinetici e spesso anche infelici e tendenti alla depressione infantile? A tutti i genitori, professionisti e insegnanti ricordiamo che se il b.no ha un sistema nervoso ben organizzato, ci apparirà entusiasta, felice e desideroso di apprendere attraverso il gioco nuove abilità o competenze!   CONSIGLI PER GENITORI, INSEGNANTI E PROFESSIONISTI PER RICONOSCERE E AIUTARE UN BAMBINO CON DISORDINI/ DISTURBI DELL'ETÀ EVOLUTIVA A SVILUPPARSI IN MODO OTTIMALE ‼  L'apprendimento del bambino comincia con il proprio corpo. È tramite il gioco e il divertimento che il bambino sperimenta il movimento e la stimolazione vestibolare, esplorando l'ambiente e le proprie emozioni. Già da neonato consigliamo ai genitori di non utilizzare i moderni attrezzi quali seggioloni, girelli o sdraietta, ma posizionare il bambino sul pavimento per permettergli di acquisire il controllo sul proprio corpo e l'equilibrio, il controllo del capo, la capacità di compiere passaggi posturali, sviluppare la coordinazione oculo-manuale, la visione binoculare/bifocale (messa a fuoco di oggetti vicini e lontani), la fiducia in sé stesso, la capacità di afferrare oggetti (risposta adattativa), la pianificazione e il problem-solving, la capacità di percepire le distanze tra il proprio corpo e gli oggetti e i rapporti spaziali tra gli elementi dell'ambiente. Sul pavimento il bambino acquista la libertà di muoversi e riceve tutte le stimolazioni sensoriali di cui ha bisogno, che non potrebbe avere se limitato e confinato su di una sedia o dentro ad un boxer ⭐ Giocare tramite capriole, rotolare o girare su sé stesso, è il risultato di stimoli neuronali provenienti dal cervello: è proprio durante il gioco che vengono stabiliti diversi fattori di crescita neuronali, le abilità sociali e gli adattamenti comportamentali attraverso la stimolazione del sistema limbico (parte del nostro cervello responsabile delle emozioni, connesso al lobo frontale, che a sua volta è coinvolto nel controllo degli impulsi e del comportamento)⭐  Consigliamo ai genitori di lasciare che il bambino sviluppi le proprie capacità e di esplorare il loro ambiente senza manifestare eccessive protezioni (ovviamente con limiti di sicurezza) cadendo per imparare a mantenere l'equilibrio, arrampicandosi per imparare percepire le altezze, ecc.. affinché il bambino possa avere l'opportunità di apprendere dalla propria esperienza: quest'ultima diventa il nutrimento per lo sviluppo del sistema nervoso del figlio⭐  L'apprendimento, il linguaggio e il comportamento sono tutti quanti collegati alla funzionalità del sistema motorio e al controllo del movimento. Quando i bambini entrano a scuola si da per scontato che siano capaci di rimanere seduti, essere attenti, impugnare correttamente la matita, ritagliare e relazionarsi con gli altri. Tuttavia ci sono bambini che non hanno ancora raggiunto l'acquisizione di tali abilità e di conseguenza possono sviluppare un probabile DSA, IPERCINESIA O DISTURBI DELL'ATTENZIONE, non perché non siano intelligenti, ma perché i loro sistemi sensori-motori di base non erano completamente maturi al momento dell'ingresso a scuola. Pertanto, l'attenzione l'equilibrio e la coordinazione (Attention, Balance and Coordination) rappresentano l'ABC sui quali si costruiscono i successivi apprendimenti scolastici⭐ La società ripone molta attenzione allo sviluppo del linguaggio del bambino, al suo successo scolastico ed intellettuale, dimenticandosi di prestare attenzione alle fondamenta sensori-motori necessarie per sviluppare le funzioni cognitive superiori⭐  L'attività motoria è preziosa poiché procura stimoli sensoriali in grado di aiutare il bambino ad organizzare il processo di apprendimento, imparare nuove competenze e rispondere in modo efficace alle sfide adottando comportamenti appropriati⭐ ⚠⚠ Di seguito vi elenchiamo alcuni suggerimenti utili per insegnanti, genitori e figure professionali che ruotano attorno al bambino: 1. Scegliere un asilo in cui le insegnanti basino la loro attività sullo sviluppo neuropsicomotorio e tengano conto dei diversi modi e tempi di apprendimento di ogni bambino ⭕ Alla luce di ciò che abbiamo descritto, se vi trovate davanti ad un bambino che presenta alcuni o molti dei segni e sintomi sopra elencati, non ritardate l' intervento riabilitativo, poiché il b.no potrebbe giungere alla conclusione di essere un incapace e di bloccarsi psicologicamente ed emotivamente. Più si interverrà in età precoce e più si aiuterà il cervello a creare maggiore connessioni e il b.no sarà capace di affrontare gli apprendimenti, la vita adattiva, le relazioni interpersonali e gestire le richieste dell'ambiente circostante. Articolo scritto da: Dott.ssa Francesca Tabellione  a cura di: Dott.ssa Erika D'Antonio wp:tadv/classic-paragraph /

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LA DISORGANIZZAZIONE FUNZIONALE ESECUTIVA ALLA BASE DELLA DISLESSIA

Vi siete mai chiesti cosa c'è dietro il problema della lettura nei nostri bambini? Cercheremo di elencarvi i punti più salienti per farvi comprendere la condizione dislessica (dislessia- disgrafia- discalculia) sotto un altro punto di vista: quello motorio- prassico! Da un punto di vista neurofunzionale e neurobiologico, la condizione dislessica (dislessia- discalculia- disgrafia) è un disturbo funzionale e qualitativo nell'esercizio della lettura scrittura- calcolo, che si verifica a carico di una funzione esistente ma non ancora  automatizzata . Questo vuol dire che il soggetto dislessico alterna buone e cattive prestazioni: la sua lettura è discontinua, disfluente, non coordinata; può leggere bene per una parte del testo e poi ricorrere alla lettura sillabica, lenta o piena di errori e di conseguenza perdere il senso di ciò che sta leggendo (la lentezza altera le sequenze spaziali e temporali del pensiero e la scarsa comprensione del testo é conseguente alla cattiva lettura o scrittura). Il linguaggio non è alterato da un punto di vista fonologico, simbolico bensì motorio (esecutivo- sequenziale): le sostituzioni di foni, infatti, si manifestano all'interno delle parole poiché il dislessico percepisce le singole lettere (sebbene compia specularitá con p-q-d-b che interessano la dominanza laterale) ma non riesce a organizzarle in condizioni di rapidità, di ritmi alternati e di sequenze sovrapposte! Anche il pensiero risulta lento e smarrito o intuitivo e brillante (diade funzionale). Pertanto, da un punto di vista motorio - prassico, la Dislessia si configura come un disordine delle prassie, interessando: - le sequenze e la fluidità delle funzioni esecutive (motorie - percettive - coordinative, sequenziali, organizzative, autoregolative) - la dominanza laterale (indica la specializzazione di un emisfero sull'altro e la sua corretta affermazione è indice di una buona efficienza dei circuiti neurali e degli scambi inter-emisferici) - l' organizzazione spazio- temporale. La natura è essenzialmente neurocorticale: disordini a carico dei circuiti neurali e degli scambi inter- emisferici che sono interessati da un andamento randomizzato e lento, e che rallentano la reattività generale del soggetto e la messa in atto di strategie di autocontrollo (per tale ragione il dislessico è spesso precipitoso, alterna lentezza a precipitazione e manifesta una lentezza nei processi di frenaggio ). Quali sono i sintomi precoci di una DISLESSIA SU BASE DISPRASSICA che possiamo ricercare/valutare a partire dai 5 anni, che ci permettono di capire meglio la situazione e di definire se si tratta di un disturbo specifico o secondario? - lentezza motorio- prassica alternata a precipitazione - lentezza nell'incipit delle azioni - goffaggine,  maldestrezza, scoordinamenti - disturbi nell'orientamento/ organizzazione  spazio-temporale (sequenze spaziali e temporali, ordine/ disordine eccessivo, smarrimento negli spazi grandi, difficoltà con i concetti di prima- dopo, ieri-oggi- domani, giorni della settimana, ecc) - impacci/ difficoltà nelle prassie fini e BIMANUALI (lavarsi, vestirsi, abbottonarsi, impugnare matite o posate, prendere al volo,ecc.) - difficoltà nella memoria di lavoro/ sequenziale/ ordinata - frequente labilità attentiva - disordini verbali (nell'incipit  locutorio, inversioni di lettere o sillabe nelle parole: dialogo- diagolo, omissioni di lettere, sostituzioni di foni nelle parole, difficoltà nel parlare rapido o in parole lunghe, ecc.) - difficoltà nell'eseguire più consegne in sequenza, nel battere ritmi - difficoltà/lentezza/ impaccio negli schemi rotatori- crociati e motori, nei balli di gruppo, nella motricità rapida, nel salto di ostacoli, nell'equilibrio, nei giochi con la palla, nei coordinamenti oculo- motori, visuo- grafo- motori, balistici, nelle sinestesie percettivo o verbo- motorie  -lentezza nei processi di autoregolazione/autocontrollo/ autoinibizione (comportamento impulsivo, dotato di insufficiente controllo, iperattività) - frequente DISLATERALITÀ - insofferenza alla confusione,  all'affollamento e alla pressione, sensibilità alla iperstimolazione - difficoltà nell'inseguimento visivo / percettivo (di figure o oggetti che si muovono o di oggetti fermi mentre si muove l'osservatore) - lentezza nell'adeguarsi ai cambi di ambienti/ attività/ giochi Pertanto, è lecito chiederci: "la Dislessia riguarda un problema di lettura o del comportamento funzionale generale?" Siamo abituati a vedere la Dislessia come un disturbo fonologico, di associazione suono-segno che tuttavia le neuroscienze hanno considerato "riduttivo". La Dott.ssa Angela Fawcett parte proprio dal prendere in esame  i sintomi secondari del comportamento dislessico e, analizzando i risultati delle neuroimmagini (studio PET), accosta la Dislessia all'ambito motorio e alle pertinenze del cervelletto, considerando i disturbi del linguaggio da un punto di vista sequenziale e articolatorio, degli automatismi di pronuncia, rendendo inadeguato il termine "fonologia". Questo basta per capire che solo con prove di lettura non si può definire il livello funzionale del singolo bambino, ma bisogna considerare i sintomi secondari come reali rilevatori del suo funzionamento. Se si effettua quindi una valutazione più ampia, considerando anche gli aspetti MOTORIO-PRASSICI GLOBALI, si osserva come principale indicatore una LENTEZZA NELL'INCIPIT (avvio lento) DELL'AGIRE e difficoltà nei PROCESSI DI AUTOMATIZZAZIONE DELLE PROCEDURE. E' facile dedurre che, se non viene intrapreso un intervento precoce sugli aspetti sensori-prassico-motori in età prescolare, il bambino arriverà nella scuola primaria senza i necessari  requisiti per apprendere la letto-scrittura e con abilità non sviluppate o ben organizzate. Nonostante la centralità dell'ipotesi del deficit fonologico, a livello cognitivo il problema che hanno evidenziato le ricerche attuali sembra molto più complesso: molte regioni del cervello sono coinvolte nell'acquisizione ed esecuzione delle abilità cognitive e motorie. Prendiamo in considerazione e sintetizziamo i punti fondamentali della teoria della professoressa A. Fawcett: - motricità e processi cognitivi (cognition: organizzazione e coordinamento del pensiero e dell'agire umano) è un sistema unico, pertanto bisogna agire a livello globale con il soggetto dislessico per riorganizzare i processi disfunzionali - non usare pratiche lente e frammentate: rallentano l'agire, disperdono l'attenzione e gli automatismi. Il dislessico ha necessità di lavorare con elevata intensità su tutti gli ambiti: percettivi - cognitivi - coordinamenti motori/visuo-motori - linguaggio - memoria - attenzione - sinestesie - pensiero - organizzazione spazio-temporale, autoregolazione - è fondamentale un intervento tempestivo precoce (età pre-scolare 3-5 anni), affinchè si possano costruire le BASI SENSORI-MOTORIE e gli AUTOMATISMI per prevenire o ridurre al massimo eventuali disordini successivi sugli apprendimenti e sulle funzioni esecutive umane del bambino. Dott.ssa T.P.E.E. Francesca Tabellione Studio di Riabilitazione Neuropsicomotoria Bibliografia:Piero Crispiani, Angela Fawcett, Mauro Spezzi

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LE DIFFICIOLTA' DI PERCEZIONE VISIVA

La capacità di vedere e di elaborare gli stimoli visivi è fondamentale per lo sviluppo del bambino a livello cognitivo, neuromotorio, comportamentale e relazionale. Il modo in cui vediamo e utilizziamo i nostri occhi, percependo il mondo circostante attraverso la vista, dipende da numerose connessioni neuronali che richiedono una maturazione del Sistema Nervoso Centrale (SNC) e una adeguata integrazione e processazione delle informazioni sensoriali. La percezione visiva, che non è l’acuità visiva (capacità di vedere distintamente gli oggetti) è un processo complesso di ordine superiore che prevede l’analisi, la selezione e l’elaborazione degli stimoli visivi che giungono al cervello, in particolare nelle aree visive cerebrali, le quali realizzano l’immagine mentale di ciò che è stato osservato attraverso i movimenti oculari e la capacità di fissazione. La percezione visiva riguarda il “come si vede”, l’acuità visiva il “quanto si vede”! Possedere una buona percezione visiva equivale ad avere anche ben sviluppate e mature le abilità oculo – motorie, oculo – manuali e di integrazione visuo – motoria, oltre che una buona acuità visiva. Sia i processi visivi che quelli uditivi, sono alla base dell’apprendimento scolastico. Tuttavia, tali processi, per poter essere ben organizzati e funzionali, necessitano di basi o fondamenta sensori – motorie solide, e pertanto di funzioni sensoriali (vestibolari, propriocettive, tattili) del cervello che si sono sviluppati correttamente. Spesso il bambino viene esaminato per cercare un eventuale deficit presente in una sola area, ma bisognerebbe considerare la globalità delle aree, ad esempio valutare la percezione visiva, uditiva e tattile. Sin da neonati abbiamo riconosciuto il volto di nostra madre e successivamente, attraverso il movimento, orizzontale prima (carponi) e verticale dopo (stazione eretta e cammino) abbiamo imparato le distanze (la metria), dunque l’organizzazione spaziale, le forme, la natura dello spazio e degli oggetti, l’organizzazione temporale (percezione del ritmo). Ancor prima di vedere con gli occhi, grazie alla gravità, possedevamo una prima “percezione dello spazio”. Come facciamo a capire che il bambino presenta un problema di percezione visiva e quali sono i principali campanelli di allarme già a 4 anni? Scarsa capacità di valutare i rapporti spaziali tra il proprio corpo e lo spazio circostante, tra il proprio corpo e gli oggetti o tra il proprio corpo e un’altra persona: il bambino urta spesso contro gli oggetti, i mobili, le persone, scivola da uno scalino, perché fatica a regolare e organizzare lo spazio circostante e a metterlo in relazione con il proprio corpo. Difficoltà nel mantenere la fila con gli altri bambini Difficoltà a organizzare e pianificare la sequenza di un gioco o di un’attività Difficoltà in molti compiti di coordinazione oculo – manuale (incollare figurine o piccoli pezzettini di carta, girare le pagine di un libro, lanciare e afferrare una palla, infilare perline, cucire, fare incastri, ritagliare i contorni di una sagoma, ecc.. Disfunzioni nel sistema vestibolare (scarso equilibrio, goffaggine, difficoltà di percezione spaziale, disorientamento, difficoltà nel seguire oggetti in movimento nel proprio campo visivo o nel spostare gli occhi da un punto all’altro, scarso lavoro sinergico dei muscoli oculari e del collo) Difficoltà nel rimanere all’ interno dei contorni di una figura quando colora (il bambino tende a colorare sempre sullo stesso punto, a bucare il foglio o ad uscire dai bordi) Difficoltà nel rispettare le linee, i margini o i quadretti nella scrittura, nel seguire il rigo nella lettura, nell’a – capo (scorrere nelle righe), confusione di grafemi simmetrici (b – d – p – q), frequenti inversioni e specularità, difficoltà nel leggere le parole nere su uno sfondo bianco, nell’ incolonnamento spaziale dei numeri Scarsa capacità di produrre adeguatamente le varie dimensioni delle lettere, tratto grafico irregolare anche nella continuità, fluenza, spessore, chiusura, spazio, ritmo (disturbi della grafia) Scarso interesse nel fare un puzzle o nel giocare con le costruzioni Difficoltà nell’individuare i particolari all’interno di una figura con iperstimolazioni (il bambino manifesta problemi nella capacità di scansione e ricerca visiva) Impaccio nelle abilità manuali e nelle prassie di vita quotidiana/A.V.Q. (mettersi i vestiti, abbottonarsi-sbottonarsi, allacciarsi le scarpe o mettersi le scarpe al posto giusto, usare cerniere, ecc.) Difficoltà nel riconoscimento di forme geometriche (triangolo, quadrato, rombo, cerchio, rettangolo) e di segni matematici (confonde + e x) Disegno immaturo: il bambino mostra difficoltà nella riproduzione delle proporzioni tra forme e figure, nel disegnare i particolari o i rapporti spaziali tra gli elementi, nell’organizzazione dello spazio-foglio, nel corretto utilizzo degli strumenti per il disegno tecnico (righelli, squadre e compasso) Difficoltà nel riconoscere le differenze e le somiglianze nelle immagini, nel costruire o risolvere labirinti Impaccio nell’organizzare il materiale scolastico o la sua cameretta a casa. Pertanto, per poter lavorare accuratamente con un bambino che manifesta problemi di percezione visiva, consigliamo di non partire da attività prassico - costruttive o grafo-motorie: tali lavori sarebbero “riduttivi” e stimolerebbero solo le “capacità superiori”, senza però aiutare il bambino a organizzare e utilizzare la sua abilità visuo- percettiva in modo efficace per gli apprendimenti e per il suo sviluppo neuropsicomotorio. Per aiutare lo sviluppo visivo sono utili, in primo luogo, tutte le attività sensori – motorie (stimolazioni tattili, propriocettive, visive, vestibolari) e, in secondo luogo, esercizi/attività di inseguimento visivo (lavoro sui muscoli oculari), di coordinazione oculo – manuale e oculo – motoria, visuo – spaziali e visuo – percettive (incastri, costruzioni, tangram, puzzle, tetris, giochi di problem solving, labirinti, somiglianze e differenze, ecc.), grafomotorie (disegno, campiture, griffonages, segni prescritturali, tracciare linee varie all’interno di binari, ecc.) Qualora incontriate alcuni o molti dei segni e dei sintomi sopra elencati nel vostro bambino, sarebbe opportuna una valutazione Neuropsicomotoria da parte di specialisti del settore. Dott.ssa TNPEE Francesca Tabellione  Dott.ssa TNPEE Erika D’Antonio Bibliografia: Learning disabilites, Boston, Haughton Mifflin Company (1993) Socioemotional disturbancies of learning disablet children (Rorke, 1988) Fisiologia del comportamento (Neil R. Carlson)

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PARLIAMO ANCORA DI DISLESSIA..... da un punto di vista motorio-prassico

wp:image {"id":3276,"sizeSlug":"large","linkDestination":"none","className":"is-style-default"} /wp:image Come possiamo riconoscere un bambino DISLESSICO? Il bambino dislessico, con una intelligenza nella media e normali competenze culturali, manifesta una lentezza nei processi esecutivi, nelle processazioni visive, motorie, uditive, una difficoltà nel mettere in relazione i concetti sequenziali e spazio-temporali con conseguente perdita della comprensione del testo ("smarrimento cognitivo" che emerge soprattutto in presenza di lettura sillabante, lenta e con molti errori), facile stancabilità e labilità attentiva. La letto-scrittura è una competenza multimodale e complessa che interessa funzioni quali il pensiero, la motricità, la memoria, l'attenzione, la simbolizzazione, l'organizzazione spazio-temporale, la predizione, l'intuizione, l'autocontrollo/autoregolazione dunque tutte le Funzioni Esecutive. DISLESSIA E FUNZIONI ESECUTIVE L' esercizio della lettura rientra nelle attività che interessano i processi di pianificazione, ideazione e autocontrollo dell'azione stessa, dunque nelle cosiddette FUNZIONI ESECUTIVE (regolate dai lobi frontali), le quali sono processi cognitivi di ordine superiore che regolano e mantengono l'attenzione, fanno programmi, attivano la memoria di lavoro, garantiscono la sequenzialità,  il ritmo, l'aspetto procedurale e la coordinazione del processo lettorio. Esse, oltre a determinare la qualità del processo lettorio, contribuiscono all'adattamento sociale e alla regolazione prassica ed emotiva. L' alunno dislessico ha imparato a leggere, scrivere, calcolare, incolonnare, ma lo fa con discontinuità, inciampi, interruzioni, associati talvolta a prestazioni corrette, è lento nel leggere ma si perde anche nell'ascolto, è distratto, se deve fare un dettato non riesce a seguire il ritmo dei suoi coetanei e si stanca facilmente, non è consapevole dei propri processi mentali (metacognizione): per tale ragione si può associare la Dislessia ad un disturbo delle Funzioni Esecutive (DISFUNZIONE ESECUTIVA), che interessa l'esecutività di prestazioni già apprese, o meglio l'esercizio coordinato e fluente della lettura chiamato automatismo. La Dislessia, quale DISTURBO FUNZIONALE E QUALITATIVO, parzialmente pervasivo, manifesta una caduta notevole nella qualità esecutiva  di azioni che si svolgono in base a punti di riferimento spazio-temporali (Mucchielli, Bourcier). Non è una patologia e non costituisce un "dominio specifico", non è settoriale, ma è un disturbo integrato e include sempre, a vario livello, la Disgrafia e la Discalculia, non a caso sarebbe più indicato il termine di Sindrome Dislessica, ovvero disturbo complessivo della letto-scrittura e delle abilità matematiche. La mente dislessica è caratterizzata da un'architettura neuronale (bassa attivazione elettrica corticale e scarsa comunicazione ed efficienza interemisferica) che genera un DISORDINE PERVASIVO, un DISORDINE DELLE PRASSIE con interessamento della strutturazione spazio-temporale e della dominanza laterale e che comporta, di conseguenza, una lentezza nelle abilità di organizzazione, coordinazione, regolazione delle Funzioni Esecutive Umane. QUANDO UN ALUNNO LEGGE BENE? Quando possiede: una prontezza dell'avvio, un andamento costante, giusta velocità,  giusta fluidità, un livello di attenzione continua. Nelle normali condizioni, la letto-scrittura è un processo di predizione mentale sul testo, quindi un lavoro di natura GLOBALE, PREDITTIVA (lessicale, di sintagmi o enunciati). Questo significa che "Chi legge e scrive è la MENTE" (chi legge insegue significati), chi regola la letto-scrittura sono i processi coordinativi di molteplici funzioni cognitive, ovvero la COGNITIVITÀ (organizzazione del pensiero): la lettura risulta quindi dalla sinergia di predizione e autoregolazione. LETTURA = PREDIZIONE + AUTOREGOLAZIONE La LETTURA attiva un network cerebrale molto complesso (Angela Friederici), che richiede continui scambi tra i due emisferi, nel quale possiamo riconoscere una sequenza di tre azioni diverse sequenziali: -  Salti saccadici: movimenti sequenziali a rapidi scatti che l'occhio e la mente compiono verso destra per conquistare una nuova porzione di testo e sono regolati da fattori di natura visiva e cognitiva -  Fissazioni: momenti in  cui l'occhio sospende il  nistagmo (inibizione saccadica) e si ferma un attimo per registrare una o più lettere attorno a tale punto (polarizzazione) -  Regressioni: fissazioni all'indietro da destra verso sinistra necessarie al lettore per sincerarsi di quanto letto. Solo nel caso di difficoltà nello scorrimento sx- dx dovuto a cause multifattoriali (parole lunghe, straniere, astigmatismo, dislateralità, disordini degli scambi interemisferici, disturbi viuso-motori, lentezza nell'attività elettrica corticale), il bambino perde fluidità, inciampa, interrompe, rallenta, ricorrendo alla lettura di singole lettere o gruppi di lettere, quindi alla lettura analitica, sillabica, sub-lessicale. LETTURA FUSIONALE = LETTURA PATOLOGICA, NON LETTURA LETTURA, MOTRICITÀ E SUCCESSIONE SPAZIO-TEMPORALE  La lettura impegna, SUL PIANO MOTORIO, una serie di funzioni tra loro coordinate che implicano DIREZIONI E VERSI nello spazio e nel tempo. Nella nostra lingua occidentale infatti si legge e si scrive da sinistra verso destra, si va a capo o si rilegge una parola da destra verso sinistra, si scorrono le righe dall'alto verso il basso. Questi processi motori, visuo-motori, grafo-motori, devono essere eseguiti in maniera automatica, ovvero con andamento continuo,  ritmo costante e con l'attivazione di schemi motori nella giusta sequenza, in condizioni di lettura ottimale. Vediamoli in dettaglio! FUNZIONI MOTORIE INTERESSATE DALLA LETTURA - direzione orizzontale e verso da sx a dx - direzione orizzontale e verso da dx a sx (nelle regressioni e nell'a-capo) - direzione verticale e verso dall'alto in basso (nello scorrimento delle righe) SCHEMI MOTORI IN SEQUENZA INTERESSATI DALLA LETTURA - movimento percettivo-cognitivo orizzontale, da sx a dx - movimento percettivo-cognitivo verticale, dall'alto al basso - percezione di segni nel tempo e nello spazio - inseguimento percettivo di segni in movimento o di segni mentre si muove l'osservatore - movimenti crociati (da dx a sx, da sx a dx, nell'a-capo, nel cambio di pagina) - alternanza di progressioni e regressioni nella riga - costanza nell'esecuzione e nel ritmo - osservanza di punteggiatura - pronuncia vocale Perchè è importante anche la successione spazio-temporale nella lettura? La sequenzialità rappresenta un fattore importante dell'agire umano, dal momento che tutti gli schemi d'azione si esercitano l'uno dopo l'altro (sequenza temporale) e occupano un certo spazio (sequenza spaziale), come nel caso delle prestazioni motorie, di pensiero, matematiche e linguistiche. La funzione psicomotoria dello spazio e del tempo (chiamata SUCCESSIONE SPAZIO-TEMPORALE), che dovrebbe essere pienamente sviluppata intorno ai 7 anni, rappresenta un requisito fondamentale per lo sviluppo delle altre funzioni percettive, cognitive, motorie (Crispiani, 2016) e anche per l'apprendimento della letto-scrittura, la quale si caratterizza per ordine di successione spaziale (successione di grafemi- caratteri scritti) e temporale (successione dei fonemi- emissione di suoni); inoltre regolarizza le percezioni, il movimento, il pensiero, la memoria, il linguaggio e si attiva durante la produzione e l'ascolto dello stesso. Gran parte delle dislessie, disgrafie, discalculie, interessano l'errato ordine sequenziale nel tempo e nello spazio di lettere/sillabe/parole/numeri quindi le interruzioni, la lentezza, le sostituzioni che si manifestano all'interno di intere parole, durante la loro pronuncia o lettura/scrittura. I soggetti dislessici manifestano evidenti difficoltà sequenziali anche nell'ordinare i mesi dell'anno o i giorni della settimana, nel dire l'alfabeto, nel muoversi sulla linea del tempo e dei numeri, nel raccontare una storia o la propria giornata (Thomson, Watkins), nelle prassie quotidiane che impegnano la sequenzialità (vestirsi, organizzarsi, ideare, programmare le azioni). DISLESSIA E COMPRENSIONE Spesso, il linguaggio del dislessico è lento o precipitoso, non comporta problemi di ordine fonologico/simbolico ma di ordine motorio/sequenziale, degli automatismi di pronuncia (Crispiani, NIcolson, Fawcett): le sostituzioni di foni si manifestano all'interno delle parole, nel loro procedere sequenziale e non nelle singole emissioni foniche (ad eccezione di quelli speculari che interessano la dominanza laterale quali b-d-p-q). Ad esempio anziché dire o scrivere dialogo, il bambino potrà scrivere diagolo,  oppure cinema diventerà cimena,  lame diventerà mela, ecc.. Di frequente, il bambino dislessico va incontro a insufficiente o scarsa comprensione del testo, a causa della lettura sillabica, dislfuente, lenta e con numerosi errori che porta lo stesso a smarrirsi nelle sequenze spazio-temporali e a perdere il senso di ciò che sta leggendo. Pertanto, alcune ricerche confermano che la mancata comprensione del testo consegue alla cattiva lettura o scrittura e non rientra tra gli indicatori primari, bensì tra i disturbi secondari della lettura. Quali sono le abilità cognitive necessarie ad una buona comprensione del testo? Per acquisire una buona comprensione del testo, il bambino deve possedere una buona fluidità di lettura (rapido start/incipit, rapida autoregolazione, andamento costante,  scarse interruzioni) e una buona memoria di lavoro, la quale consente il recupero delle informazioni logiche salienti attraverso un processo inferenziale (* il processo inferenziale consente di capire il significato di una parola sulla base del contesto in cui è inserita) VEDIAMO IN DETTAGLIO I FENOMENI CARATTERISTICI DEL BAMBINO DISLESSICO CHE AUMENTANO o RIDUCONO LA VELOCITÀ DI LETTURA tendenza alle interruzioni, inciampi, blocchi motori/visuo-motori che rallentano la velocità (fenomeno tipico del disprassico)  tendenza alla iperlettura o accelerazione forzata della velocità, chiamata precipitazione esecutiva, che incrementa sensibilmente la velocità (fenomeno neurobiologico che può essere connesso a scarsa autoregolazione) tendenza alla predittività eccessiva che si manifesta con invenzioni di parole o sintagmi di significato simile al testo reale, fenomeno che incrementa la velocità- tendenza alla lentezza dell' INCIPIT, condizione di disordine motorio di natura funzionale che ritarda l'avvio di un processo motorio o cognitivo portando a due condotte opposte, lentezza o precipitazione esecutiva: il dislessico, infatti, fa fatica a rispondere in maniera rapida a domande poste all'improvviso dall'insegnante. È interessante notare questo anche nell'attività elettrica corticale, la quale risulta rallentata, randomizzata, discontinua !! tendenza alla disattenzione e all'oppositività che può manifestarsi anche con rifiuto selettivo di lettura, paura, ansia, disagi, scarsa motivazione. INDICATORI FONDAMENTALI DELLA QUALITÀ DI LETTURA Approfondiamo bene questo discorso dicendo che il fattore fondamentale della qualità di lettura è la FLUIDITÀ e non la VELOCITÀ, la quale include:  prontezza nell'incipit costanza nell'esecuzione rapidità nell'autocorrezione prontezza del riavvio dopo interruzioni giusta velocità La fluidità esecutiva consente di mantenere costante la velocità, sorregge l'efficacia e l'efficienza, i processi di autoregolazione e autocorrezione, consente la comprensione del senso dell'agire, indica la qualità dell'agire ma soprattutto genera automatismi. Pertanto, la lettura e la scrittura devono esprimersi attraverso la Fluidità: il bambino dislessico ha difficoltà ad iniziare a leggere con sicurezza e senza esitazioni, procede con andamento e velocità incostanti, tende spesso a interrompersi e rileggere più volte lettere/sillabe/parole, non si autocorregge rapidamente e non manifesta tempi di attenzione adeguati sul processo lettorio. Se il bambino perde fluidità, viene meno il lavoro di  velocità e di predizione mentale sul testo, di accesso al significato delle parole e ricorre alla lettura analitica (decifrazione delle singole lettere e fusione delle lettere). FLUIDITÀ = COSTANZA = AUTOMATISMI Il problema centrale della  DISLESSIA risiede dunque nella mancata corretta attivazione e stabilizzazione di un processo automatico relativo alle funzioni esecutive e all'attività elettrica corticale: ciò sottolinea la stretta correlazione tra il disordine e la motricità, individuando i fattori disfunzionali nei dinamismi neuro-motori che regolano l'azione, in particolare le sequenze - le successioni - la fluidità,  fattori che riconoscono nella DISLESSIA UNA DISPRASSIA SEQUENZIALE. SEQUENZE + FLUIDITÀ  = FUNZIONALITÀ DISTURBI SEQUENZIALI + DISFLUENZA = DISPRASSIA SEQUENZIALE = DISLESSIA  CATENA CAUSALE DELLA DISLESSIA "Non tutti i disprassici sono dislessici, mentre tutti i dislessici sono disprassici" Le ricerche neurofisiologiche affermano che la DISLESSIA rientra tra i disturbi del pensiero, di natura organizzativa e coordinativa e non intellettiva e che il termine più appropriato sia quello di DISORDINE anziché DEFICIT, mettendo in luce la natura neurobiologica del disturbo che riconosciamo come DISORGANIZZAZIONE NEUROLOGICA cui consegue un DISORDINE FUNZIONALE. DISORGANIZZAZIONE NEUROLOGICA: indica lo stato non ottimale della fisiologia di alcune funzioni cerebrali corticali ed inter-emisferiche, per disordine dei flussi corticali, degli scambi inter-emisferici, dislateralità, che determina disordini funzionali relativi alla fluida e automatica esecuzione di alcune funzioni umane o disturbi di natura qualitativa (disordini). DISORDINI FUNZIONALI: esecuzione disordinata di azioni corporee e psichiche, disfunzioni qualitative, lentezza alternata a precipitazione, disorientamento spazio-temporale, disprassie, che interessa le funzioni esecutive nella componente coordinativa (disturbi della cognition). DISTURBO DELLA SUCCESSIONE: inefficiente esecuzione sequenziale della successione di azioni, dovuta a motivi neurologici, a disordini della dominanza laterale o delle funzioni esecutive, che determina goffaggini, disturbi spazio-temporali, disturbi motori, disprassie, dislessie. SINTOMI SECONDARI: i disordini spaziali, temporali, della dominanza laterale e della successione creano disordini e lentezza nella funzioni motorie, percettive, linguistiche, grafomotorie, del pensiero, delle emozioni e delle funzioni esecutive in generale che sono alla base della lettura-scrittura-calcolo. Tali sintomi riguardano la lentezza esecutiva, gli impacci, scoordinamenti, disfluenze, stancabilita, disordini generali. SINTOMI PRIMARI DI DISLESSIA, DISGRAFIA, DISCALCULIA SINTOMI DERIVATI: a causa dei disturbi esecutivi, si mettono in atto condotte inadeguate quali fughe dal compito, rifiuti, nervosismo, smarrimenti, disortografia, bassa autostima, insuccessi scolastici. SITUAZIONI CRITICHE: le disfunzioni primarie e secondarie si osservano maggiormente in condizioni di pressione emotiva, confusione, rapidità/lentezza, dettato, copiatura, compiti lunghi, traduzioni, ecc. DISLESSIA E TEORIA DISPRASSICO- SEQUENZIALE Gli indicatori della sindrome dislessica, come della disprassia, inquadrano il fenomeno a carico del movimento in ogni sua forma (corporea, linguistica, mnemonica, del pensiero, delle emozioni), sottolineando che gli errori dislessici e disgrafici si manifestano nel movimento cinetico sequenziale e non nella codifica o decodifica di singole lettere. Le caratteristiche che mettono in evidenza il fatto che la DISLESSIA SI MANIFESTI NEL MOVIMENTO sono: la lentezza esecutiva nella lettura e scrittura, la difficoltà negli schemi crociati (incolonnamenti, prestito, riporto, andare a capo), gli errori nelle rotazioni (chiusure dei cerchi, inversioni di frasi, pensieri, simmetrie, ecc), le inversioni di direzione e verso (lettere e numeri speculari, smarrimento nelle espressioni, equazioni, traduzioni, frasi lunghe). Molti autori hanno sottolineato la matrice PRASSICO-MOTORIA DELLA DISLESSIA: - ORTON, DOMAN, DELACATO, KOCHER, MUCCHIELLI, BOURCIER, BOREL-MAISONNY, CACCIAGUERRA: hanno evidenziato la natura cinetica delle inversioni di lettere collegando la dislessia al disturbo motorio - AJURIAGUERRA: affermava la natura disprassica della disortografia, segnalandone i tratti con criterio prassico-motorio e distinguendo 5 gruppi di disgrafie (controllati, rigidi, impulsivi, molli, lenti e precisi) - GUTTON: ha ipotizzato nei dislessici difficoltà percettivo-motorie, disorganizzazione spaziale e temporale e disordini linguistici dati da una scarsa organizzazione dello schema corporeo - STAMBAK: ha riscontrato problemi nel ritmo e nelle funzioni temporali nei dislessici - BILANCIA, BERTELLI: hanno rilevato che la dislessia e disgrafia sono riconducibili a problemi di coordinazione motoria e non a ritardi linguistici o cognitivi - CHIARENZA: ha osservato, tramite EEG, dinamiche elettrofisiologiche che regolano il movimento in generale e in particolare la letto-scrittura, evidenziando la dimensione temporo-spaziale e motoria compromessa. Inoltre ha misurato l'attività elettrica corticale dei dislessici e ha riscontrato come il cervello dislessico si prepari con tempi rallentati - SIMONETTA, MASSENZ: hanno sottolineato la natura psicomotoria della dislessia, con attenzione particolare alle carenze percettivo-motorie, tonico-posturali, prassiche, motorie-coordinative, oculo-motorie e riconducendo la dislessia alla non affermazione della naturale prevalenza motoria geneticamente determinata - NICOLSON E FAWCET: correlano la dislessia ad una non ben definita dominanza laterale, associata a disordini motori generali. Inoltre associano gli errori fonologici e la dislessia ad una minore attivazione del cervelletto, interessando il linguaggio da un punto di vista sequenziale e articolatorio. Le ricerche di Schmahmann nel 1991 hanno rilevato che oltre a regolare il coordinamento motorio, il cervelletto ha funzioni cognitive: è implicato  nella memoria di lavoro e nell'attenzione, nel ragionamento astratto, nella flessibilità cognitiva, nell' aspetto visuo-spaziale, nelle funzioni linguistiche e nella prosodia (regola la motricità verbale, l'incipit locutorio e motorio). MAPPA SEMEIOTICA DELLA DISLESSIA-DISPRASSIA      DISLESSIA E DISATTENZIONE Di frequente genitori e insegnanti riferiscono che molti dei bambini dislessici sono disattenti sia a scuola e sia nelle normali attività quotidiane. La disattenzione disturba l'agire, come le difficoltà dell'agire (errori, interruzioni, lentezza) disturbano l'attenzione. Per tale ragione sarebbe opportuno fare una diagnosi differenziale con la sindrome definita ADHD qualora vi sia uno stato di Co-morbilità. Si riscontra nel dislessico, così come nel disprassico, una insufficiente attenzione selettiva, una "insofferenza agli stimoli laterali", indicando con questo termine la difficoltà nell'inibire gli stimoli laterali visivi e sonori presenti nell'ambiente. La disattenzione si può manifestare come: - discontinuità nella relazione verbale duale - interruzioni nella lettura con focalizzazione sulle illustrazioni - notevole discontinuità dell'attenzione in classe La discontinuità attentiva, nella sindrome dislessica, è generata dalla lentezza della lettura e dalla relativa perdita della comprensione del testo, dalle frequenti interruzioni e successiva stancabilità e affaticamento, fenomeno definito "smarrimento cognitivo o Sindrome di Jack" (Crispiani, Giaconi). Tuttavia la disattenzione non rientra tra le cause della dislessia.  INDICATORI PRASSICO-MOTORI DELLA SINDROME DISLESSICA                                       Il linguaggio, pur attivando funzioni di ordine logico, semantico, intellettivo e percettivo, è sorretto da una fisiologia neuro-motoria che consente di essere esercitato nello spazio e nel tempo.  I trattamenti che vertono anche sulle funzioni motorie e prassiche, condotte con modalità veloci, intensive e simultanee (e non lente o frammentate!!!) consentono di ottenere miglioramenti sia nella lettura (scrittura e calcolo) e sia sulle funzioni esecutive globali. ⚠ Si distinguono due tipi di indicatori prassico-motori della dislessia: Indicatori primari Generali: - lentezza alternata a precipitazione - lentezza nell'incipit - lentezza nell'autoregolazione/ autocorrezione - interruzioni e speculiarità (p,b,d,q) - sostituzione o soppressione di lettere nelle parole Nella lettura: - perdita del rigo o smarrimento nell'a-capo - inversioni della posizione spaziale di lettere o sillabe - frammentazione, sillabazione, lentezza Nella scrittura: - irregolarità grafo-motoria - lettere slegate - riprese grafiche, ritocchi, mancate chiusure - incompletezze in grafemi (m-n), associazione di parole - inversioni della posizione spaziale di lettere - smarrimento esecutivo nel dettato motorio Nella matematica: - scrittura speculare di numeri - inversioni di cifre (13-31) - errori nel calcolo e nell'incolonnamento                                                                               Indicatori secondari (da tenere in considerazione per eventuale diagnosi di Sindrome Dislessica specifica) - ritardo frequente nell'inizio della deambulazione - lentezza motorio-prassica associata a precipitazione - scoordinamenti, maldestrezza, impacci sequenziali (disprassia) - disordini negli schemi motori rapidi e crociati - difficoltà nell'inseguimento oculo-motorio e percettivo, nella coordinazione oculo e bimanuale (giochi con la palla, fare il fiocco alle scarpe, prendere al volo, vestirsi, ecc.) - smarrimento nei giochi di gruppo - disturbi linguistici di natura motoria (incipit, inversioni, lentezza, interruzioni, precipitazione) e insofferenza alla confusione e alla iperstimolazione - disturbi spazio-temporali e della memoria di lavoro (Funzioni Esecutive) - frequente dislateralità - miglioramento nella lettura obliqua - irregolarità dei movimenti oculari (Goldberg, 1968) DISLESSIA E DISLATERALITÀ Il cervello umano è caratterizzato dalla lateralità e dalla dominanza laterale le quali, in condizioni favorevoli, contribuiscono all'ottimizzazione degli scambi interemisferici e dei flussi o circuiti corticali. La LATERALITÀ indica la parziale specializzazione degli emisferi e di alcune zone corticali, attribuisce a uno degli emisferi l'organizzazione dell'atto motorio che porterà all'apprendimento e al potenziamento delle prassie. Dunque costituisce un dato neurologico e prassico. La DOMINANZA LATERALE, che indica la prevalenza di un emisfero corticale sull'altro, è responsabile di tutte le azioni umane che impegnano bilateralmente il cervello, quali la percezione, la motricità, il linguaggio, le sequenze motorie, le abilità prassiche, l'orientamento spazio-temporale: regola gran parte della fisiologia cerebrale, rendendo favorevoli o sfavorevoli i flussi corticali che gestiscono il comportamento, proietta in maniera controlaterale all'emicorpo opposto, favorisce una migliore specializzazione emisferica, miglior efficienza del sistema crociato, migliore direzionalità dell'agire umano nello spazio, migliore esecuzione degli schemi motori e percettivi crociati. La condizione di mancata, anomala, ritardata dominanza laterale o del processo di LATERALIZZAZIONE viene chiamata DISLATERALITÀ ed è sempre presente nei soggetti dislessici. Se la lateralità è disturbata (come nei seguenti casi: sinistra non primaria o "non pura", destra/sinistra contrariata, destra/sinistra con interferenze e orientata in senso inverso, dominanza mista o crociata, in ritardo fisiologico), gli scambi elettrici tra i due emisferi saranno rallentati (andamento randomizzato dei flussi corticali  - Chiarenza), il bambino non disporrà della necessaria organizzazione neurologica e manifesterà: disordini nei lavori da sx a dx, negli schemi crociati e nelle funzioni esecutive, lentezza nell'incipit ed esecutiva (rallentamento della "Reveil Funzionale", ovvero della reattività generale del soggetto), insofferenza alla confusione e alla pressione, disordini nelle prassie bimanuali, lentezza nei movimenti oculari, disordini nell'orientamento temporo-spaziale, disordini nel linguaggio verbale, nell'interazione sociale, nel pensiero e nel controllo delle emozioni. Per quanto concerne gli apprendimenti, in particolare la lettura, la dislateralità può comportare: - lentezza e interruzioni, frequenti inciampi o errori cinetici - scarsa fluidità nella lettura - errori nella lettura di grafemi che impegnano la dominanza laterale (p,b,d,q) - inversioni dell'ordine sequenziale di sillabe nelle parole (cinema-cimena) - smarrimenti nel cambio di riga (a-capo) - rotazioni e specularità  DISLESSIA E FUNZIONI PSICOMOTORIE Le funzioni psicomotorie sono funzioni mentali specifiche di controllo della dominanza laterale, dell'organizzazione spazio-temporale, della motricità, della postura: permettono l'esecuzione delle prassie/sequenze complesse e rappresentano la base delle funzioni cognitive superiori (apprendimenti scolastici) e della cognitività. Nel bambino dislessico, tali funzioni risultano disordinate, carenti e interferiscono con la spazialità - temporalità - velocità esecutiva, generando stanchezza, smarrimento nell'elaborazione degli ordinamenti spaziali e temporali della lettura (caratteri scritti e suoni emessi), con successiva perdita della comprensione.  Lettura: - se la lateralità è disturbata, il bambino manifesterà difficoltà nella direzionalità sx-dx - se la percezione è disturbata, il bambino manifesterà difficoltà nell'inseguimento visivo e nei movimenti oculari (saccadici) - se è carente l'organizzazione spazio-temporale, il bambino farà fatica nel riconoscere l'orientamento delle lettere e la sequenza di lettere dentro le parole  PERCORSO SCOLASTICO DI UN BAMBINO DISLESSICO SCUOLA DELL' INFANZIA  Il bambino si presenta goffo, impacciato, scoordinato (problemi nell'equilibrio e nel controllo tonico-posturale), lento, può avere un'abilità percettivo-ideomotoria carente, scarsa organizzazione della percezione visiva/uditiva/tattile, difficoltà nell'organizzazione dello schema corporeo e della lateralità (a 5 anni può non essere ancora lateralizzato), difficoltà nel ricordare due azioni motorie o verbali ed eseguirle in sequenza. Inoltre può manifestare difficoltà nel compiere più azioni motorie o verbo-motorie in simultanea, impaccio nella motricità fine, nell'impugnatura dello strumento grafico, disegno immaturo (non rispetta lo spazio o il verso sul foglio), nelle abilità sociali e relazionali (non riesce a prendere la parola nel gruppo o a seguire una conversazione con i pari), può essere piuttosto inibito e passivo con scarsa capacità di prendere iniziative.  SCUOLA PRIMARIA Manifesta difficoltà nell'organizzazione dei compiti scolastici, lentezza nell'incipit, può manifestare una lentezza nell'esecuzione di attività o eccessiva precipitosità (comportamento impulsivo), necessita di tempi maggiori per eseguire le attività, partecipazione e collaborazione discontinue alle lezioni con attenzione labile ed elevato dispendio energetico, tendenza a smarrirsi nelle sequenze spazio-temporali con discomprensione del testo, fa fatica a concettualizzare e generalizzare il proprio sapere. SCUOLA SECONDARIA il bambino manifesta lentezza nell'incipit, difficoltà nel colpo d'occhio percettivo (individuare i concetti chiave), nell'orientare e spostare l'attenzione su ogni concetto, nella memoria di lavoro (recupero delle conoscenze pregresse), nel pensiero (organizzare le conoscenze e generalizzarle), nel pianificare adeguatamente le risposte, nel metodo di studio, nella metacognizione (riflessione sul proprio pensiero). ADULTO Si osserva una scarsa autonomia, scarsa comprensione inferenziale e scarse abilità organizzative, frustrazione e bassa autostima, comportamenti di evitamento e probabile "chiusura emotivo-relazionale". CONSIGLI UTILI E CONSIGLI DA EVITARE CON UN BAMBINO DISLESSICO ?‍♀️ NON FAVORIRE - pratiche educative lente, frammentate, discontinue, orientate alla disfluenza: queste pratiche educative o abilitative hanno lo scopo di migliorare la correttezza morfologica- grammaticale delle lettere attraverso la lettura o scrittura frammentata ma RALLENTANO L'ESECUZIONE E GLI AUTOMATISMI, STANCANO, AFFATICANO I PROCESSI COGNITIVI E CREANO DEMOTIVAZIONE - utilizzo di strumenti che suppliscono la funzione, si sostituiscono alla lettura (sintetizzatori, libri digitali), alla scrittura (tastiera e video-scrittura) o al calcolo (calcolatrice), ad eccezione di prove scolastiche finali: in questo modo si favorisce l'inerzia cognitiva e non si va a stimolare l'organo nè la funzione, tendendo a bypassare il compito - la lettura o scrittura di singole lettere o sillabe - la lettura o scrittura lenta e precisa - la lettura sub-vocale (sottovoce) - la scrittura in stampato - la lettura o scrittura su caratteri grandi - la scrittura su tastiere - correggere o fermare il bambino mentre scrive o legge - insistere a farlo leggere ad alta voce - insistere nella copiatura dalla lavagna - leggere o scrivere al suo posto - insistere a farlo scrivere sotto dettatura ?‍♀️ DA PROMUOVERE - lettura e scrittura di parole intere, verbalizzando l'intera parola o enunciato prima di scrivere - scrittura normale e in corsivo (incrementare la scrittura manuale e le abilità grafomotorie) - lettura di caratteri normo-dimensionati (in genere Times New Roman, 12 o 14) e ravvicinati: lettere a corpo grande, secondo le ricerche dell'istituto ITARD, appesantiscono lo scorrimento lettorio sulla riga. Se lo spazio occupato è minore, ovvero se le lettere sono piccole e lo spazio tra loro contenuto, si avrà un processo percettivo migliore, al cosiddetto "colpo d'occhio" e la prestazione lettoria sarà maggiormente fluida e meno interessata da interruzioni o disfluenza: il dislessico reca uno span visivo meno capiente (più corto), pertanto si può affermare che la vicinanza delle lettere agevola la lettura. - lettura a incipit rapido - lettura e scrittura fluide - lettura predittiva: "a scomparsa", iterata - lettura obliqua - anticipazioni cognitive sul testo - esercitare la narrazione e la resocontazione, sollecitando forme espanse (solo per la comprensione invece, si possono utilizzare mappe e schemi in modo che il bambino comprenda senza smarrirsi nelle sequenze) - attivare lo stato di allerta con costanti feedback (attivazione funzionale) durante la spiegazione orale prolungata, ovvero promuovere l'attenzione del bambino e la comprensione attraverso domande di monitoraggio, riformulazione, ripetizioni o didascalie   Articolo realizzato ed elaborato dalla dott.ssa Francesca Tabellione, terapista della neuropsicomotricità dell'età evolutiva, terapista itard, tutor adhd e dsa, psicomotricista funzionale, esperta in dsa,disordini delle funzioni esecutive,  disprassia, disturbi percettivi e visuo-spaziali, disturbi della coordinazione motoria, riabilitazione del gesto grafico e della disgrafia, autismo, adhd, disturbi dell'attenzione, sindromi genetiche, ritardo mentale (Bibliografia: Clinica della dislessia e disprassia, Dislessia come disprassia sequenziale - Crispiani, Dislessia e potenziamento cognitivo,  Nuovo dislessia e didattica- Spezzi)

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TAPPE DI SVILUPPO DEL BAMBIMO E COME RICONOSCERE I CAMPANELLI DI ALLARME

wp:tadv/classic-paragraph / wp:html dott.ssa Francesca Tabellione  /wp:html wp:html --------------------------------------------------------------------------- /wp:html wp:html /wp:html wp:html   /wp:html wp:html Le tappe dello sviluppo del bambino sono ben stabilite, ma ogni bambino ha i suoi tempi di acquisizione. Esse sono variabili in base alla costituzione neurobiologica di ciascun individuo. Tuttavia, senza aver acquisito o raggiunto una determinata tappa, sarà difficile osservare lo sviluppo adeguato delle successive. /wp:html wp:html Ricordiamo che il linguaggio e la motricità sono strettamente correlati: osservando come si muove un bambino, possiamo già capire o avere un' idea di come sia organizzato il suo pensiero, la sua cognitività!   Percezione e azione sono strettamente interconnessi (Piaget) /wp:html wp:html   2-3 mesi: il bambino discrimina tutti i suoni, riconosce il volto materno ed utilizza prevalentemente una visione periferica. /wp:html wp:html   3-5 mesi: si sviluppa la visione centrale che diventa sempre più simile a quella dell’adulto, il bambino inizia a rotolare da prono a supino, a strisciare sul pavimento, a seguire con lo sguardo un oggetto in movimento e comincia ad afferrare i giochi grazie alla capacità di prensione intenzionale e di controllo visivo dell’oggetto. In questo periodo il bambino inizia a produrre i primi vocalizzi. /wp:html wp:html   6-9 mesi: il bambino raggiunge una maggiore capacità individuale di organizzazione prassica, la posizione seduta e il gattonamento o crawling (schema fondamentale per l'instaurarsi delle sinergie interemisferiche o funzione bilaterale grazie allo schema crociato). Inoltre, verso i 9/10 mesi, il bambino è in grado di stare in piedi con sostegno, si assiste ad un incremento delle vocalizzazioni e la comparsa della lallazione. /wp:html wp:html   9-12 mesi: il bambino raggiunge autonomamente la posizione eretta e comincia a rimanere in piedi senza sostegno mentre si sposta aggrappandosi a mobili e oggetti. In questa fase maturano anche il linguaggio che diventa più ricco da un punto di vista articolatorio, emerge la lallazione variata (ripetizione di due o più consonanti diverse), il gesto di indicazione (o deittico) per richiedere qualcosa, la capacità gestuale e fine motoria delle mani diventano più mature. /wp:html wp:html   12-18 mesi: il bambino compie i primi passi, che permettono lo sviluppo dell'orientamento spaziale e temporale, della consapevolezza del proprio corpo nello spazio, della pianificazione motoria. /wp:html wp:html Dal punto di vista linguistico, il bambino comprende alcune parole in contesti familiari e si assiste ad un graduale ampliamento del vocabolario: i 18 mesi rappresentano anche la cosiddetta tappa di "esplosione del vocabolario" (impiega tra le 6 e le 20 parole ma ne comprende ancora di più) e il bambino inizia a produrre l’olofrase (parola frase, segno che trasmette il significato di un'intera frase, ad esempio "si/no" utilizzati in risposta a una domanda, dove il resto della risposta resta sottinteso). /wp:html wp:html   18-24 mesi: il bambino esplora continuamente l'ambiente attraverso ricche esperienze sensori-motorie, maturano gli schemi motori di base, il controllo posturale e prassico- manuale; inoltre il bambino comincia a realizzare scarabocchi sui fogli. Il vocabolario aumenta notevolmente fino ad arrivare a 50-100 paroline (e anche oltre) intorno ai 24 mesi, permettendo lo sviluppo della morfosintassi ed avviando la produzione delle prime frasi (stadio del linguaggio telegrafico). /wp:html wp:html   24-36 mesi: il bambino sviluppa le coordinazioni cinetiche semplici quali correre, calciare la palla, afferrarla e lanciarla, il linguaggio diventa sempre più complesso e articolato e si arricchisce di verbi, aggettivi per poi iniziare ad usare in modo stabile parole con funzione grammaticale (articoli, pronomi, preposizioni). In relazione alla componente fonetica e articolatoria, il bambino acquisisce progressivamente tutti i suoni della lingua italiana, arrivando a completare l’intero inventario fonemico entro i 6 anni. /wp:html wp:html   I SEGNALI D’ALLARME CHE POTREBBERO ESSERE INDICI PREDITTIVI DI DISORDINI NELLO SVILUPPO PSICOMOTORIO DEL BAMBINO /wp:html wp:html   Riportiamo di seguito alcuni campanelli d’allarme che i genitori dovrebbero prendere in considerazione ed eventualmente effettuare una valutazione neuropsicomotoria per monitorare e verificare il livello di sviluppo neuropsicomotorio del loro bambino, qualora riscontrino uno o più segni tra quelli elencati.   /wp:html wp:html DAI 3 AGLI 8 MESI /wp:html wp:html Non sembra rispondere a stimoli sonori intensi /wp:html wp:html Non controlla il capo, non rotola né striscia /wp:html wp:html Non segue gli oggetti con lo sguardo /wp:html wp:html Non porta gli oggetti alla bocca a 4 mesi (scarsa o assente esplorazione orale) /wp:html wp:html Non sorride in modo direzionato (alle persone) /wp:html wp:html Mostra ipertono (rigidità muscolare) o un ipotono /wp:html wp:html La testa cade all’indietro quando lo si tira su seduto /wp:html wp:html Afferra gli oggetti con una mano sola o tendenzialmente con una mano (scarsa sinergia bimanuale) /wp:html wp:html Non mostra affetto per le persone che si prendono cura di lui /wp:html wp:html Non sorride spontaneamente a 5 mesi /wp:html wp:html Non riesce a stare seduto con appoggio a 6 mesi /wp:html wp:html Non afferra gli oggetti dai 6 mesi /wp:html wp:html Non presenta la lallazione a 8 mesi   /wp:html wp:html DAGLI 8 AI 12 MESI /wp:html wp:html Non gattona o non compie lo schema crociato quando gattona /wp:html wp:html Non effettua i passaggi posturali /wp:html wp:html Non riesce a stare in piedi se sostenuto /wp:html wp:html Non cerca oggetti che vengono nascosti alla sua vista mentre guarda /wp:html wp:html Non pronuncia nessuna parola o il suo vocabolario è inferiore alle 50 parole /wp:html wp:html Non indica oggetti o immagini /wp:html wp:html   /wp:html wp:html Redatto dalla Dott.ssa Francesca Tabellione TNPEE     Dott.ssa Erika D'Antonio TNPEE /wp:html

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‼ CAPIRE LA MENTE DI UN BAMBINO DISLESSICO‼

‼ CAPIRE LA MENTE DI UN BAMBINO DISLESSICO‼ Prestazioni scolastiche, quali sono gli alunni efficienti e quali sono gli alunni dislessici, strategie e consigli, dall'organizzazione alla disorganizzazione neurologica funzionale La dislessia, secondo la teoria prassico-motoria, è un disturbo delle prassie, con particolare riferimento alle sequenze e alla fluidità delle funzioni esecutive e con interessamento della dominanza laterale e DELL'ORGANIZZAZIONE spazio-temporale (la natura motoria della dislessia è sottolineata vari da autori quali Orton, Ajuriaguerra, Chiarenza, Nijokiktjien, Stamback, Crispiani, Simonetta, ecc.) Il problema dislessico risiede nella compromissione degli automatismi, ovvero dell'esercizio fluente e coordinato, della letto-scrittura. Chiarenza, nel cervello dislessico, ha rilevato sul piano neurofisiologico non un danno alle zone corticali bensì un disturbo dei circuiti neurali corticali e una bassa attività elettrica cerebrale che coinvolge anche l'efficienza degli scambi interemisferici, che sono interessati da una andamento randomizzato (lento), discontinuo, disfluente e che causa, come conseguenza, un rallentamento delle funzioni e dei processi esecutivi e un disturbo funzionale nelle prassie.  QUAL È L'INTERVENTO EDUCATIVO PIÙ IDONEO PER UN DISLESSICO?Gli interventi riabilitativi e/o educativi dovrebbero prevedere strategie e attività rapide, simultanee e intensive per consentire la NEUROATTIVAZIONE-POTENZIAMEMTO- STABILIZZAZIONE DEI CIRCUITI CEREBRALI, stimolando la plasticità cerebrale e aumentando l'attività elettrica per ottenere una velocizzazione NELL' INCIPIT DELL' AGIRE UMANO: in tal modo, velocizziamo il bambino dislessico in tutte le sue prestazioni, corporee, percettive, emotive, intellettive, scolastiche. ⚠️ DA FAVORIRE DURANTE LA PRESTAZIONE SCOLASTICA ⭐ Dobbiamo aiutare il b.no dislessico a: ⭐ formulare mentalmente un piano di azione (pianificare il compito)⭐ coordinare un'azione intenzionale⭐ favorire l'esecuzione di più funzioni in contemporanea (sinestesie)⭐ spostare e mantenere l'attenzione e migliorare la memoria di lavoro⭐ favorire i processi di autoregolazione/autocontrollo/autoregolazione inibendo reazioni impulsive⭐ incrementare la sequenzialità delle azioni o prestazioni⭐ generare nuove strategie e migliorare il problem-solving⭐ concettualizzare e generalizzare il proprio sapere⭐ costruire mappe e schemi nello studio (le forme sintetiche sono utili nelle spiegazioni così l'alunno dislessico può comprendere senza smarrirsi nelle sequenze) ma esporre in forme verbali estese⭐ favorire la fluidità esecutiva (giusta velocità, rapidità dell'incipit, rapidità dell'autocorrezione, scarse interruzioni) nelle prestazioni scolastiche e prassico-motorie⭐ favorire la lettura globale, predittiva, lessicale, la narrazione, il dettato verbale via via più lungo, il calcolo orale rapido, la scrittura di numeri a più cifre, la memorizzazione delle tabelline in ordine casuale, la scrittura in corsivo fluida (parole intere) e le abilità grafomotorie, il movimento nella linea dei numeri e del tempo, l'incolonnamento, consentire la lettura in obliquo (poiché si riduce il lavoro sx-dx sempre difficoltoso nei dislessici), segmentare il testo dei problemi matematici (senza "frammentare") ⚠️ DA EVITARE  ⭐ La scrittura o la lettura di singole lettere e sillabe⭐ Forme di lettura e scrittura ad approccio analitico-sintetico (per fusione di lettere e sillabe)⭐ La lettura forzata ad alta voce⭐Evitare l'uso della calcolatrice o sintetizzatori vocali (ad eccezione di prove finali) ⭐ la pressione temporale nell'esecuzione di compiti⭐ i lavori di gruppo, lo studio mnemonico, il lavoro su tabelle poco ordinate, prove a risposta multipla (disperdono l'attenzione del bambino)⭐ i riassunti: un questo modo non aiutiamo il bambino dislessico a sviluppare un metodo si studio efficace. Ricorrere ai riassunti non porta a una concettualizzazione del sapere che deve essere costruito a livello metacognitivo per raggiungere la competenza⭐ Lezioni lente, lunghe, senza pause o momenti di recupero con domande di monitoraggio, riformulazioni, ripetizioni di ciò che si sta spiegando, non sono utili poiché: ⭐ non incrementano l'attività elettrica del cervello⭐ provocano una dispersione dell'attenzione portando a uno "smarrimento cognitivo" dell'alunno dislessico⭐ non stimolano la memoria di lavoro, l'organizzazione delle conoscenze e la pianificazione delle risposte adeguate al contesto⭐ non favoriscono la metacognizione, ovvero la riflessione sul proprio pensiero, il controllo e la regolazione delle attività richieste dai compiti mentali   Articolo redatto dalla Dott.ssa Francesca Tabellionea cura dellaDott.ssa Erika D'Antonio (Bibliografia: Crispiani, Spezzi) wp:tadv/classic-paragraph /

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