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CONOSCERE IL CERVELLO INFANTILE - MOTRICITÀ E LINGUAGGIO NELLA FASCIA 0-6 ANNI: FASI DI SVILUPPO E PROPOSTE OPERATIVE

Nel periodo che va dalla nascita ai 6 anni, il bambino ha una mente che viene chiamata ASSORBENTE (Montessori), ovvero è capace di assorbire tutti gli stimoli sensoriali dell’ambiente circostante. In questo periodo il bambino sviluppa il pensiero concreto e non quello astratto (che svilupperà più tardi). Dalla nascita ai 6 anni, inoltre, sono presenti diversi sottoperiodi, definiti sensibili, in cui è più facile e innato sviluppare capacità fondamentali come il linguaggio. Noi professionisti/educatori/genitori dobbiamo sfruttare al massimo questo periodo (dagli 0 ai 6 anni) per indurre il bambino a fare da solo, a relazionarsi adeguatamente al mondo concreto, a costruire quell’ordine mentale necessario per la sua indipendenza e autostima. Bisogna intervenire il meno possibile e lasciare il bambino libero di decidere, di sperimentare, anche di sbagliare e intervenire solo in caso di necessità o bisogno. Considerare che ogni bambino è unico, e ognuno ha i propri tempi e modi di acquisizione.  IL MOVIMENTO Perché il movimento è così importante? Il bambino impara a muoversi, prima gattonando, poi reggendosi in piedi con appoggio, poi camminando e correndo. Solo attraverso il movimento, egli scopre l’orientamento, le distanze, l’organizzazione spazio-temporale, acquisisce la conoscenza e la padronanza del proprio schema corporeo. Senza movimento non c’è esplorazione né crescita emotiva, relazionale e cognitiva. PROPOSTE PER FAVORIRE LO SVILUPPO MOTORIO  Appena nato, il bambino fa movimenti del tutto casuali, con i piedi, con le mani e a volte gira un po’ la testa. Non è capace di rotolare o girarsi. Attorno ai 2/3 mesi, dopo aver afferrato o toccato per caso diversi oggetti, i movimenti diventano più volontari. In questa fase è importante mostrare al piccolo dei giochi stimolanti, colorati o rumorosi. È importante far assumere al bambino la posizione prona (a pancia in giù) su un tappeto: permette di sviluppare i muscoli del collo, delle spalle e della schiena poiché il piccolo è spinto ad alzare la testa. Tuttavia, a pancia in giù un bimbo piccolo va tenuto per poco tempo: quando dorme o quando è da solo, questa posizione è sconsigliata poiché è spesso responsabile della Sids (sindrome da morte in culla, problema gravissimo di cui non si conoscono ancora bene le cause ma di cui si sono trovati fattori di rischio e di protezione). A partire dai 3 mesi, possiamo utilizzare giochini rumorosi e incoraggiarlo a girarsi su un fianco o sull’altro. Dai 6/7 mesi, alcuni bambini iniziano a gattonare o comunque a muoversi nello spazio circostante, altri strisciano o fanno movimenti differenti. Altri ancora camminano saltando la tappa del gattonamento o dello striscio. Fra i 6 e i 12 mesi, la stimolazione è ancora fondamentale: è consigliato, in terapia e a casa, avere diverso materiale quali cubetti, sonagli, mattoncini colorati, lego, birilli, cuscini morbidi, tappetini sensoriali con cui il bambino può fare esperienza sensori-motoria, tattile, manipolativa. Verso i 12 mesi circa, il bambino inizia a camminare, prima con appoggio poi sempre più autonomamente. In questa fase possiamo osservare notevoli cadute o perdite di equilibrio poiché il bambino sta imparando a controllare maggiormente il proprio corpo e ad “auto-equilibrarsi”. Non bisogna utilizzare il girello in quanto dannoso poiché: – interferisce in modo negativo sullo sviluppo psicomotorio – impedisce al bambino di sperimentare le cadute e quindi di sviluppare un corretto senso dell’equilibrio – non consente al bimbo di guardarsi gambe e piedini – non gli permette di afferrare gli oggetti – può obbligare il piccolo a una posizione che preme troppo sull’anca e indurlo a camminare “in punta di piedi”. Fino agli 11/12 mesi sarà dunque importante che il bambino sperimenti ogni tipo di movimento e utilizzare anche la musica per favorire il senso del ritmo, che aiuta ad acquisire equilibrio e coscienza del proprio corpo. Ricordiamo che il ritmo è fondamentale sia per un corretto sviluppo psicomotorio che cognitivo (apprendimenti scolastici). Verso i 2 anni, quando il cammino sarà acquisito, può essere consigliata una bicicletta di legno senza pedali, pensata per insegnare al bambino l’equilibrio. Pertanto, per tutto il periodo cruciale dell’infanzia (0-6 anni), incentivate ogni tipo di attività all’aria aperta: ad esempio portate il bambino al parco e fatelo giocare con scivolo, altalene, incentivate tutte le attività che prevedono movimenti rapidi e lenti, salti, lanci con la palla, capriole, corsa con oggetti in mano o senza, rotolamenti da un lato all’altro, attività che prevedono manipolazione di diversi materiali ed esplorazione tattile di diverse consistenze. Vediamo in dettaglio alcuni giochi. GIOCHI DI MOVIMENTO (0-4 ANNI)  Sono tanti e vari i giochi di movimento che possiamo proporre in questa fascia d’età, consigliandoli non sono a professionisti/educatori ma anche a insegnanti e a genitori. Ne citiamo alcuni. 1. Provate a incollare sul pavimento alcune strisce di nastro o carta adesiva, tutte alla stessa distanza o a distanze diverse: si può invitare il bambino a saltare, evitarle, toccarle, mettere un piede su una e l’altro su un’altra. In questo modo stiamo facendogli sperimentare i propri movimenti. 2. Mettere un fazzolettino appallottolato in testa al bambino e poi incitatelo a muoversi, cercando di non far cadere il fazzolettino o di prenderlo al volo ogni volta che scivola. 3. Costruite una ruota con varie finestrelle e una lancetta. Chiedete al bambino di girare la lancetta e compiere l’azione scritta sulla finestrella su cui la lancetta si ferma. Nelle finestrelle potete scrivere azioni semplici (saltare, stare fermi, correre, strisciare, gattonare, ecc), oppure azioni che mimano animali o semplicissimi schemi crociati alternati. 4. Realizzate percorsi da seguire con un inizio e una fine utilizzando sedioline, birilli, mattoncini, tappetini, cerchi, cuscini di varia consistenza e invitate il bambino a realizzarlo con modalità sempre differenti (occhi chiusi, aperti, strisciando, saltando, correndo, camminando, ecc.).5. Possiamo consigliare anche esercizi di rilassamento o yoga per prendere coscienza del proprio corpo o attività sportive come danza, karate, calcio, rispettando sempre i ritmi e la volontà del fanciullo. IL LINGUAGGIO  L’ apprendimento del linguaggio inizia e procede in modo non certo lineare, bensì a salti (Montessori), attraverso creatività, esplosioni del linguaggio improvviso, regressioni, di nuovo progressi in avanti, il tutto seguendo la formazione del cervello, che in questi anni è in pieno fermento. Dopo le varie esplosioni del vocabolario, attorno ai 2 anni e mezzo, inizia l’organizzazione in categorie e strutture. La Montessori distingue due fasi linguistiche:  – fase prelinguistica (dalla fase di feto, quindi nella vita prenatale, all’anno di età) – fase linguistica (dai 12 ai 36 mesi circa).  a. La fase prelinguistica inizia già durante la gestazione materna, in cui il feto comincia a sentire i rumori e la voce materna. Ci sono diversi esperimenti che dimostrano che i neonati sanno riconoscere la voce materna e la distinguono dalle altre. Il bambino è programmato per comunicare, è interessato sin da subito alle voci umane e si sofferma sui visi umani più che su ogni altra cosa. Attorno ai 2 mesi e mezzo/3 mesi, il piccolo avvia la vera comunicazione diadica, ovvero la comunicazione a due, solitamente con la mamma, riuscendo a rispettare i turni di parola. In questa fase la laringe è abbastanza sviluppata per permettere modulazioni di voce e il bimbo è capace di mantenere lo sguardo. Verso i 6 mesi, talvolta un po’ prima, inizia la lallazione, cioè la fase in cui il bambino pronuncia consonanti e vocali ripetutamente ma senza avere consapevolezza del significato delle parole (ma-ma, ta-ta, da-da). Le prime forme di consapevolezza e comprensione autentica del linguaggio compaiono tra 8 e 12 mesi. In questa fase il piccolo riesce a rispondere si o no (in genere il no viene prima del si) e rispondere a semplici richieste quali “batti le manine, fai ciao con la mano..”. Verso i 12 mesi, in genere, pronuncia le prime parole che riguardano persone o cose comuni della vita del piccolo (mamma, papà, pappa, fratello): sono parole che racchiudono un intero contesto/situazione (compare l’olofrase o frase intera). b. La fase linguistica avviene tra i 12 e i 36 mesi e, al suo interno, bisogna distinguere una: – Fase locutoria (12-22 mesi) – Fase delocutoria (22-36 mesi). Durante la fase locutoria il bambino utilizza la stessa parola per definire cose diverse o viceversa, ed è una fase di grande sperimentazione in cui il piccolo realizza frasi semplici composte da soggetto + verbo (“mamma mangia”). Dai 2 anni si assiste ad una esplosione del vocabolario in cui il bimbo impara fino a 6/9 parole nuove al giorno, e le frasi nucleari diventano sempre più lunghe, il bambino è in grado di dire come si sente e se qualcuno è felice o triste. A partire dai 3 anni, il bambino inizia ad utilizzare la prima persona per parlare di sé (prima dei 3 anni utilizzava la terza persona): le frasi diventano più complesse, si comincia ad utilizzare il plurale e i pronomi al posto anche delle altre persone (invece di dire “papà mangia dice tu mangi”). PROPOSTE PER FAVORIRE LO SVILUPPO DEL LINGUAGGIO (0-6 ANNI)  1. Utilizzare libri illustrati che parlino di cose e storie concrete 2. Usare piccoli animaletti e nominarli o suddividerli in categorie. Stessa modalità con oggetti di vita quotidiana 3. Utilizzare un linguaggio semplice, lineare, chiaro quando si parla. Enfatizzare le parole principali. Mettersi alla stessa altezza del bambino in modo che egli possa vedere la vostra bocca quando parlate per imitare/articolare i suoni. Chiamare le cose con i loro nomi, ad esempio non dire frutta se stiamo mostrando al bimbo una mela. 4. Ripetere le paroline quando il bambino pronuncia in maniera errata una frase, senza dirgli che ha sbagliato a pronunciarle. Non essere peró troppo ridondanti! 5. Categorizzare anche a seconda dei suoni: mettere insieme oggetti che iniziano con lo stesso suono e fatelo notare al bimbo. 6. Usare le carte della nomenclatura, con disegni di oggetti-animali-persone con cui il bambino deve giocare e sperimentare. Poi, a seconda dell’età, si può chiedere dove sia il cane, la palla, il sole, ecc. Dai 2 anni e mezzo/3, sono utili anche le carte delle emozioni che mirano a riconoscere le espressioni/sensazioni emotive e carte che stimolano l’immaginazione, il pensiero e la semplice resocontazione raccontando storie. 7. Gioco del silenzio montessoriano: consiste nello stare fermi e zitti per circa 30 secondi con gli occhi chiusi. Successivamente invitare il bambino a dire quali rumori ha sentito durante questo silenzio (rumore delle macchine, cinguettio degli uccelli, ecc.). Tale esercizio mira a favorire la concentrazione, la percezione del proprio corpo e dell’ambiente circostante. ————–*———-*———-*—– Dott.ssa Francesca Tabellione Dott.ssa Erika D’Antonio Tnpee, psicomotriciste funzionali, terapiste itard, supervisori, ideatrici di libri e schede educative/riabilitative

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I PRINCIPALI SENSI ALLA BASE DELLO SVILUPPO NEUROPSICOMOTORIO DEL BAMBINO

I sensi principali sono: vista, udito, gusto, tatto, olfatto, vestibolare, propriocettivo, enterocettivo, indispensabili per capire il mondo che ci circonda.   TATTO   Il primo dei sensi a formarsi è il TATTO: rappresenta il primo "contatto" con la madre al momento del parto. Lo sviluppo di questo senso avviene ancora prima della nascita; ad esempio il feto è già sensibile al tatto intorno alla bocca prima del secondo mese di gestazione (successivamente la sensibilità si estende alla zona dei genitali, mani, piedi, addome, natiche). A 5 mesi anche la pelle e i muscoli diventano sensibili: è possibile notare come il bambino percepisca la carezza rispondendo con un calcetto quando si accarezza la pancia della madre durante la gravidanza.   Nel primo mese si evidenziano reazioni innate automatiche che non ancora si integrano correttamente: se si tocca la guancia del neonato, possiamo osservare che girerà la testa verso la mano (riflesso che aiuta il neonato a nutrirsi); mettendogli un vestito sul viso quando è sdraiato supino, cercherà di toglierselo muovendo braccia e testa; afferrerà ogni oggetto e ogni cosa cercando di aggrapparsi ad essa per non cadere.   A questa età le sensazioni tattili rispondono a un bisogno di soddisfazione emozionale. Il contatto madre-neonato è fondamentale per la sicurezza emotiva del bambino e per l'organizzazione cerebrale: senza la sicurezza tattile del legame madre-figlio, il bambino crescerà insicuro, ansioso, con difficoltà a stabilire legami, ad affezionarsi, potrà reagire esageratamente alle richieste ambientali o avere difficoltà ad essere autonomo e organizzato nell'esecuzione di compiti cognitivi e motori. Le sensazioni tattili lo aiutano a succhiare, a masticare e ingoiare il cibo: il bambino con problemi tattili può avere difficoltà nel succhiare e non gradire cibo solido a causa della sua consistenza.   VESTIBOLARE (GRAVITÀ E MOVIMENTO)   Il neonato reagisce anche alle sensazioni di gravità e movimento che provengono dall'orecchio interno: se lo si tiene in braccio e improvvisamente lo si abbassa di qualche centimetro, comparirà un riflesso che gli farà stendere le braccia in fuori e le gambe, come se dovesse afferrare qualcosa (riflesso che mette in atto per proteggersi). La mamma tende a cullare e dondolare in braccio il proprio bambino: questo movimento è importante per organizzare il cervello, per calmarlo ma anche per procurargli altre sensazioni fondamentali per i movimenti volontari del corpo.    PROPRIOCETTIVO (SENSAZIONI MUSCOLARI E ARTICOLARI)   Il bambino di circa un mese aggiusta il corpo per adattarsi tra le braccia e la persona che lo tiene in braccio, attraverso informazioni provenienti da muscoli e articolazioni. Le stesse informazioni, durante le sua crescita, faranno in modo che egli esegua prassie sempre più complesse (afferrare una palla, impugnare una matita o una forchetta, arrampicarsi, fare il fiocco alle scarpe, ecc.) Le sensazioni dei muscoli e articolazioni informano il cervello quando la testa è girata da un lato, attivando il riflesso tonico del collo, che fa sì che il braccio di quello stesso lato tende ad estendersi, mentre l'altro si flette all'altezza del gomito.    PERCHÈ È IMPORTANTE L'INTEGRAZIONE DEGLI INPUT VESTIBOLARI, TATTILI E PROPRIOCETTIVI?   L'integrazione delle informazioni soprattutto vestibolari e propriocettive consente al bambino di controllare i movimenti degli occhi, di mettere a fuoco e seguire un oggetto in movimento, afferrare una palla, spostare gli occhi da un punto all'altro, disegnare una linea su un foglio o leggere una riga stampata, di sviluppare le reazioni posturali e di equilibrio (girarsi da prono a supino e viceversa, gattonare, mettersi in posizione eretta, camminare, ecc.). Qualora tali sistemi non fossero ben organizzati, il bambino apparirà goffo e rigido nei movimenti poiché non sviluppa quegli adattamenti posturali automatici, potrà avere uno scarso equilibrio, scarsa coordinazione bilaterale (tra i due emisomi), ipotonia muscolare, manifestare lentezza e precoce affaticabilità, problemi di orientamento spaziale (farà fatica a capire dove si trova nello spazio e come si sta muovendo), paura di cadere e del minimo movimento del proprio corpo e della propria testa. Bisogna ricordare che oltre a quella tattile, la sicurezza gravitazionale è un altro requisito fondamentale per la sicurezza emotiva primaria del bambino: la sicurezza di essere strettamente legati alla terra e avere sempre un posto sicuro in cui stare. Qualora la relazione bambino-terra non è sicura, nemmeno le altre relazioni, inclusa quella con la madre, potranno svilupparsi correttamente (anche la madre più affettuosa non riuscirà mai a raggiungere il proprio bambino se il rapporto con la terra è instabile).   Se le funzioni tattili, vestibolari e propriocettive, basi della stabilità emozionale, non funzionano correttamente, i bambini possono reagire male e in maniera anomala alle richieste ambientali: alcuni sono chiusi, inibiti e introversi, altri sono iperattivi, oppositivi, disattenti (se non riescono a controllare le sensazioni, non potranno prestare attenzione a compiti cognitivi superiori come gli apprendimenti scolastici o portare a termine un gioco/compito) e rispondono in maniera inadeguata ad ogni stimolo sensoriale. Inoltre potrebbero avere una scarsa percezione corporea, indispensabile a sua volta per la pianificazione motoria: se un bambino possiede una buona organizzazione dello schema corporeo svilupperà una sufficiente organizzazione prassica/spaziale/temporale/ cognitiva e sarà capace di realizzare movimenti sempre nuovi in maniera coordinata, fluida e rapida, in poche parole "automatica", senza avere bisogno del costante supporto visivo (se ci troviamo di fronte un bambino che necessita del costante supporto visivo, potremmo ipotizzare che la sua percezione corporea sia deficitaria). Al contrario sarà disorganizzato, lento, impacciato, con difficoltà attentive o con difficoltà a manipolare i giocattoli, a dosare la forza per afferrarli (scarso controllo tonico) se non possiede una buona organizzazione corporea, la quale proviene da informazioni tattili, vestibolari e propriocettive ben integrate e "funzionanti".    VISTA   La vista di un neonato nel primo mese non è ben organizzata, sebbene sia capace di riconoscere il viso della mamma; non ancora riesce a mettere a fuoco gli elementi e percepisce il pericolo a partire dalle sensazioni propriocettive e vestibolari che riceve ma non dalla vista. Progressivamente imparerà a inseguire un oggetto che si muove nel suo campo visivo prima con gli occhi e poi con la testa.   UDITO   Il bambino di circa 12 mesi reagisce al suono di un campanello o alla voce umana pur non comprendendo il significato di tali suoni. Può girare la testa e sorridere, requisito importante per il linguaggio. Il neonato emette anche dei piccoli suoni gutturali. Prima di riuscire a pronunciare delle parole, deve avere buone informazioni sensoriali (tattili) dalla bocca. Il centro uditivo-linguistico del cervello ha bisogno anche delle sensazioni provenienti dal sistema vestibolare: infatti il linguaggio dipende dalla processazione e integrazione delle sensazioni uditive con quelle vestibolari (ricordiamo che il sistema vestibolare aiuta a processare cosa si è sentito). Bambini con disturbi vestibolari manifestano una lentezza nell'incipit locutorio anche se una volta che hanno iniziato a parlare lo fanno correttamente. Pertanto, l'ARTICOLAZIONE DEL LINGUAGGIO richiede una corretta integrazione sensoriale, in particolare dei sistemi vestibolare-tattile e propriocettivo. Anche la PERCEZIONE VISIVA, ovvero il significato che si ottiene da ciò che si vede, non richiede solo la vista, ma soprattutto sensazioni provenienti dal sistema vestibolare, propriocettivo e tattile. Se vi è un sistema vestibolare disorganizzato, il bambino farà fatica nel percepire le distanze, la profondità, avrà difficoltà a salire le scale, saltare da un mattoncino, potrà inciampare spesso sui mobili o sulle persone, perdersi negli spazi ampi e avere problemi di orientamento spaziale. Se anche i sistemi tattile e propriocettivo non lavorano bene, attività prassiche come vestirsi, fare il nodo, fare puzzle, cucire, infilare, farsi lo zaino di scuola, usare attrezzi, impugnare una forchetta o uno strumento grafico, apparecchiare la tavola, travasare, ecc. risulteranno difficili o impacciate. Un'altra abilità importante è la coordinazione oculo-manuale: essa non richiede solo l'integrazione delle informazioni visive con quelle delle mani, ma necessita delle informazioni provenienti dalla pelle, dai muscoli, dalle articolazioni, dai recettori di gravità e del movimento per poter essere sufficientemente matura e sviluppata. Questo significa che il cervello non lavora "a scompartimenti" bensì lavora come un tutt'uno e solo così facendo svolge adeguatamente la sua funzione: se le informazioni di qualche senso sono alterate, il cervello potrà disorganizzarsi facilmente e non rispondere in maniera adattiva, portando ad un disordine funzionale, il risultato non sarà ottimale e il bambino presenterà un comportamento motorio-prassico, linguistico e intellettivo "disturbato".   OLFATTO E GUSTO   Tale senso probabilmente è già ben organizzato alla nascita e gioca un ruolo importante nel primo mese di vita. Il neonato possiede un buon senso del gusto: succhiare è la risposta adattiva che proviene dall'olfatto e dal gusto, e possiede questo riflesso dalla nascita. Nel primo mese, quindi, il neonato ha già compiuto risposte adattive alle sensazioni, soprattutto quelle provenienti dal proprio corpo e dalla gravità, fondamentali per la sua ORGANIZZAZIONE NEUROLOGICA e il suo SVILUPPO NEUROPSICOMOTORIO   ENTEROCETTIVO   L'enterocezione, attraverso recettori che raccolgono le varie informazioni sensoriali, permette al bambino di avvertire e sentire le sensazioni interne del proprio corpo (provenienti da pelle, tessuti, organi interni), come ad esempio stati corporei quali la fame, la sete, il dolore, lo stimolo minzionale e anche stati emotivi, ovvero capire quando si è arrabbiati, felici, tristi, emozionati, ecc. L'area cerebrale deputata al processamento degli stimoli enterocettivi è l' Insula o Corteccia Insulare (Craig, 2002). È stato dimostrato che problemi nell'eterocezione si collegano a disordini quali adhd, autismo, disturbi di integrazione sensoriale, disturbi dell'alimentazione, disturbi d'ansia...    Perché è importante l'enterocezione?   Perché consente lo sviluppo del problem- solving e della flessibilità cognitiva, l'auto-regolazione (corporea ed emotiva), l'empatia, la consapevolezza di sé (necessaria anche per poter capire e mettersi nei panni dell'altro), la capacità di prendere decisioni (Mahler, 2016). Pertanto, bambini con una scarsa consapevolezza enterocettiva faranno fatica a sviluppare tali abilità e avranno difficoltà nella vita adattiva e nei rapporti sociali, potranno avere ad esempio difficoltà a mettersi nei panni degli altri, a distinguere la paura dalla rabbia, la tristezza dalla felicità, difficoltà nell'avvertire la sensazione di vescica piena (di conseguenza incorrere in episodi di enuresi ed encopresi) o lo stimolo della fame, ecc. I bambini con autismo manifestano una consapevolezza Enterocettiva deficitaria: questo vuol dire che sentono le emozioni ma hanno difficoltà nell'identificare cosa sentono e nel discriminare ciò che sentono o descriverlo (condizione nota come "ALESSITIMIA") In sintesi, concludiamo questo articolo dicendo che solo quando il cervello riesce ad elaborare tutte le informazioni sensoriali che riceve dall'ambiente e dal proprio corpo, il bambino potrà rispondere adeguatamente alle richieste motorie, prassiche e cognitive. Inoltre i due emisferi cerebrali devono lavorare simultaneamente e soprattutto comunicare l'uno con l'altro, prima di potersi specializzare. Se ciò non avviene, il bambino potrà manifestare problemi a livello linguistico, emotivo-comportamentale, lentezza, impulsività e ipercinesia, dislateralità, disordini nelle funzioni esecutive generali (motricità, percezione visiva, pianificazione, organizzazione spaziale e temporale, memoria e attenzione), negli apprendimenti scolastici.   Sarà possibile ottenere una buona comunicazione inter-emisferica e successiva specializzazione attraverso attività/ esperienze sensori-motorie e corporee. Se il cervello non riesce a integrare tutte le sensazioni che abbiamo appena descritto, il bambino non sarà in grado di organizzare lettere, numeri, avere un comportamento idoneo alla situazione o un'attenzione sostenuta sufficiente, relazionarsi adeguatamente con le altre persone, possedere una buona capacità di autoregolazione e autocontrollo. (Bibliografia: integrazione sensoriale, Ayres)     Redatto dalla Dott.ssa Francesca Tabellione Grafica: Dott.ssa Erika D'Antonio   Specializzate nella valutazione e trattamento dei disordini dell’età evolutiva, supervisori, formatrici presso enti accreditati e ideatricidi volumi educativi/riabilitativi

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L'ACQUISIZIONE DELLA SCRITTURA

Oggi è ancora necessario saper scrivere a mano?   Per lo psichiatra Ajuriaguerra, studioso della scrittura del bambino e dei disturbi correlati, la "scrittura manuale è un insieme di segni simbolici che rappresenta un mezzo di comunicazione importante all'interno del gruppo. Prima appresa e poi padroneggiata, essa diventa rapidamente una maniera personale di tracciare le lettere".   Saper scrivere non è innato. Questo esercizio complesso viene acquisito, è frutto di un apprendimento programmato e pianificato, che per alcuni bambini può rappresentare un ostacolo o diventare un vero e proprio incubo.   Per "bella scrittura" noi tnpee ed educatrici del gesto grafico, intendiamo una scrittura che sia efficace, fluida, dalle forme semplici e automatiche, sufficientemente rapida e facilmente leggibile.   La "maldestrezza grafica" invece non è sempre drammatica, soprattutto se viene scoperta e individuata in tempo ma, nei casi più gravi, può intralciare l'apprendimento scolastico del bambino, con ripercussioni sull'aspetto emotivo e sulla sua autostima.   I vantaggi della scrittura manuale rispetto a quella "su tastiera" sono molteplici: scrivere una parola svolge un ruolo importante nella sua identificazione e successiva memorizzazione, aiuta a organizzare/elaborare il pensiero (se l'atto di scrivere avviene in maniera automatica, la mente è più libera e può dedicarsi all'espressione del pensiero, a selezionare ed elaborare le informazioni principali), favorisce l'organizzazione spazio-temporale, la concentrazione e una migliore rappresentazione visuo-grafo-motoria, trasmette una immagine di sé, permette di esprimere emozioni e di comunicarle, migliora la motricità fine e le capacità di lettura. La formazione di ogni lettera esige uno specifico movimento, che a sua volta attiva una particolare area del cervello creando connessioni preziose per le altre funzioni cognitive (lettura, ortografia, memorizzazione ne risultano migliorate). Il gesto grafico favorisce tutti gli apprendimenti, a differenza dell'uso della tastiera, più robotizzata, e permette un miglior riconoscimento dell'orientamento delle lettere, cose particolarmente utili per i bambini con difficoltà visuo-spaziali: la differenziazione delle lettere b,d,p,q sarà più facile se associata al gesto che le traccia e la scelta di usare le lettere corsive ne faciliterà ancora di più il riconoscimento e la distinzione.   La scrittura manuale è un'attività motoria fine, complessa e differenziata. Base fondamentale della scrittura è lo sviluppo psicomotorio del bambino, che si fonda sulla maturazione del sistema nervoso ed è strettamente legato all'esercizio. Un ruolo vitale viene svolto da due assi di sviluppo: - lo sviluppo generale del sistema nervoso, che comprende la maturazione e mielinizzazione della cellula nervosa, e l'attivazione di connessioni neuronali che condizionano il controllo tonico-posturale e le coordinazioni cinetiche - lo sviluppo delle attività digitali fini, importanti nella scrittura.   La capacità di possedere una "buona scrittura" dipende non tanto dall'età cronologica del bambino ma dal livello di sviluppo motorio e dal grado di maturità del sistema nervoso. Questo implica che il bambino deve: - saper conoscere il proprio corpo (possedere una buona strutturazione e organizzazione dello schema corporeo) - essere lateralizzato - sapersi muovere correttamente nello spazio e nel tempo in funzione delle proprie possibilità cognitive e affettive.    PIANO PERCETTIVO Per imparare a scrivere nelle migliori condizioni, sono necessarie buone facoltà percettive. In primo luogo le capacità visive: un bambino che ha una scarsa acutezza visiva, disturbi muscolo-visivi, o che manifesta problemi di attenzione visiva, è ostacolato nella raccolta delle informazioni. Anche capacità uditive mediocri impediscono un'efficace raccolta di informazioni orali. Infine, una sensibilità fine del tatto e una sensibilità propriocettiva (capacità di percepire la posizione relativa dei segmenti corporei, dei loro spostamenti, la regolazione del tono muscolare, la statica e l'equilibrio) sono indispensabili per una adeguata impugnatura dello strumento e per la realizzazione dell'atto grafico.   PIANO MOTORIO Per scrivere, il bambino deve possedere una buona coordinazione e un buon equilibrio statico-dinamico, dunque una motricità fluida e coordinata, essere capace di rimanere immobile, seduto in maniera corretta, con un buon sostegno tonico: i piedi devono essere appoggiati al suolo, la schiena dritta con le spalle basse, entrambe alla stessa altezza, le braccia appoggiate sul tavolo, la testa a una giusta distanza dal foglio. Il braccio che scrive deve scorrere sul foglio, la spalla deve essere capace di sostenere il braccio e di far ruotare il gomito. Il polso deve essere morbido e fluido, deve mantenere la stabilità della mano mentre le dita tengono la matita con forza sufficiente per mantenerla "fissa" e mobile, consentendo così i movimenti di inscrizione. In funzione della forza muscolare impiegata, il gioco delle articolazioni e dei diversi gruppi muscolari del braccio permette il coordinamento dei movimenti necessari per scrivere: devono poter essere frenati o bloccati a comando per permettere il collegamento tra alcune lettere o gli intervalli tra le parole.   SCHEMA CORPOREO Per Shilder lo schema corporeo è l'immagine tridimensionale che ciascuno ha di se stesso. Per Le Boulch, è "la conoscenza immediata che noi abbiamo del nostro corpo in posizione statica o in movimento, nel rapporto tra le sue diverse parti e soprattutto in relazione con lo spazio e gli oggetti che ci circondano". Affinché la scrittura possa svilupparsi, il bambino deve possedere una buona conoscenza dello schema corporeo, poiché nell'atto della scrittura è coinvolto tutto il corpo. "Non si scrive solo con la mano ma con tutto il corpo". La consapevolezza dello schema corporeo viene acquisita con la maturazione psicomotoria del bambino e del suo stile di vita. Fare esperienze sensori-motorie favorisce tale maturazione. Lo stesso vale per l'acquisizione della motricità fine delle dita e della capacità di singolarizzazione (dissociazione) delle stesse: numerose attività come lavoretti manuali, giochi che implicano l'uso di entrambe le mani in contemporanea durante i primi anni di scuola e a casa, sono fondamentali per sviluppare il controllo digitale necessario al movimento scrittorio.   LATERALITÀ CONSOLIDATA Per imparare a scrivere non è sufficiente che il bambino padroneggi in maniera corretta il prorpio schema corporeo ma deve aver sviluppato una corretta dominanza emisferica, la quale determinerà poi la propria prevalenza manuale nella misura in cui la scrittura implica l'attività di una mano dominante rispetto all'altra (che viene in aiuto alla prima). In genere, il processo di lateralizzazione inizia molto precocemente, si afferma attorno ai 7 anni, anche se per alcuni bambini il processo è più lento. La lateralità è detta omogenea quando il lato dominante è lo stesso per la mano, l'occhio e il piede, ma non sempre è così. Questo fenomeno può incidere sulle produzioni grafiche portando a inversioni di lettere, specularità, difficoltà nell'orientamento e nel rispettare direzioni e versi. Possono esistere false lateralità, in particolare i mancini contrastati e i falsi mancini (destrimani contrastati, perché spinti dagli insegnanti o per semplice opposizione.   STRUTTURAZIONE SPAZIALE È necessario che il corpo sia percepito in rapporto all'ambiente, pertanto bisogna imparare a muoversi con scioltezza ma in modo ordinato in uno spazio strutturato e limitato. Nella scrittura, il foglio costituisce uno spazio di lavoro contrassegnato da righe e margini: a livello percettivo il bambino deve avere un'immagine globale delle lettere per poterle copiare correttamente; deve anche identificare i vari elementi che le compongono, le loro dimensioni, il loro orientamento per non rischiare di confonderle. In fase di produzione il bambino deve memorizzare i tracciati, e dunque basarsi su riferimenti spaziali come la direzione, la traiettoria, la distanza, le proporzioni.   STRUTTURAZIONE TEMPORALE Il concetto di spazio non può essere scisso da quello di tempo: si parla infatti di organizzazione spazio-temporale. Per fare in modo che la scrittura acquisti un ritmo scorrevole, il bambino deve percepire la realtà del tempo: ciò che precede e ciò che segue nella scrittura fanno parte sia dello spazio che del tempo. Il ritmo della scrittura è dipendente dal ritmo motorio e respiratorio del bambino e deve essere regolato per canalizzare arresti, freni e consentire un'accelerazione efficace alla scrittura. Per utilizzare tutte le competenze che vengono attivate nella scrittura, il bambino deve anche sviluppare una sufficiente capacità di concentrazione e mantenere costante la propria attenzione sul compito senza interruzione e possedere un adeguato livello intellettivo. Ad esempio, i bambini instabili, inibiti o oppositivi producono grafismi molto diversi l'uno dall'altro. Pertanto, sulla base di ciò che abbiamo descritto, è fondamentale partire dal movimento (attività corporee, propriocettive, sensoriali parallelamente ad un lavoro diretto a tavolino) come base per la riabilitazione/educazione del gesto scrittorio.   Dott.ssa Francesca Tabellione - specializzata nella valutazione e nel trattamento dei disordini dell'età evolutiva, autrice di volumi e schede operative, formatrice e supervisore   Riferimenti bibliografici: de Ajuriaguerra, j. Augias, l'ecriture de l'enfant, manuale di rieducazione della scrittura, De Montesquieu

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L'INTERVENTO DIRETTO DELLE DIFFICOLTÀ GRAFOMOTORIE E VISUO-SPAZIALI DELLA SCRITTURA

  Oggi ci sono molti bambini che fanno fatica a scrivere a mano, ci siamo chiesti il perché? Da dove possono derivare queste loro difficoltà?   La maggior parte delle difficoltà grafo-motorie che manifestano attualmente molti bambini nella scrittura a mano non si risolvono senza un intervento anzi, possono peggiorare nel tempo e dar luogo a problemi emotivi quali bassa frustrazione, scarsa autostima, "chiusura emotiva e relazionale".   Analizziamo le caratteristiche della MANO. La mano ha capacità di manipolazione e di prensione che dipendono in primo luogo dall'opposizione del pollice verso le altre dita e molti bambini, oggi, fanno fatica proprio in questa fine abilità di dissociazione del pollice (ricordiamo che la presa a pinza richiede un alto controllo corticale).   Analizziamo le caratteristiche della SCRITTURA. La scrittura esige una maturazione dei fattori affettivi, intellettivi, neuro e psico-motori, un buon tono muscolare, è condizionata dall'ambiente ed è assicurata da una complessa autoregolazione e dalla sensibilità cinestesica dei muscoli della mano, che permettono di acquisire PRECISIONE, RAPIDITÀ, FORZA, sufficiente per mantenere l'appoggio e la continuità del tracciato.   Due gruppi di movimento che compongono l' atto scrittorio e determinano la scrittura sono:   I'inscrizione: interviene nel disegno della lettera   la progressione: è la successione dei movimenti di inscrizione nello svolgimento del tracciato verso destra, interviene nell'avanzamento della scrittura e nel suo movimento generale.   L' educazione o rieducazione della SCRITTURA è un processo delicato e complesso. Il riabilitatore deve tener conto di vari fattori quali: l'età del bambino, il grado di maturità intellettuale e cognitiva, la eventuale presenza di disturbi correlati, il suo linguaggio, lo sviluppo affettivo e soprattutto la MOTRICITÀ GENERALE, lo SCHEMA CORPOREO E LA DOMINANZA LATERALE!   Inoltre è fondamentale conoscere le diverse scale dello sviluppo psicomotorio, analizzare la funzione visiva (acuità visiva, ampiezza del campo visivo, motilità oculare, accomodamento, ecc.) ed essere capaci di valutare i seguenti requisiti: - sistemi sensoriali (integrità del sistema vestibolare- propriocettivo- tattile). Lacune in questi sistemi si possono manifestare nella forza eccessiva delle dita nell'afferrare la penna, sviluppo di una impugnatura poco funzionale alla scrittura, disordini nell'orientamento sul foglio   - stabilità posturale (statica e dinamica) e il controllo tonico (capacita di modulare la forza e la pressione)   - schemi motori, motricità rapida, coordinamenti oculo-motori, percettivo-motori, visuo-motori, capacità di coordinazione e dissociazione dei movimenti   - controllo fine motorio e prassie BIMANUALI (fluidità motoria fine, prensione e impugnatura dello strumento grafico, destrezza manuale)   - tonicità (iper o ipotonia) e velocità esecutiva   - eventuale lassità legamentosa o eventuali sincinesie che potrebbero  - ostacolare l'impugnatura e il processo di scrittura - l'organizzazione temporo-spaziale, lo schema CORPOREO e la dominanza laterale - coordinamenti ritmici - componenti cognitive legate ad attenzione, percezione e discriminazione visiva (percezione e costanza della forma in movimento o mentre si muove l'osservatore, figura sfondo, chiusure percettive), memoria visiva sequenziale. Lacune in questa abilità visuo-percettive potrebbero portare il b.no a confondere lettere simili o a tracciare caratteri privi di tratti distintivi essenziali, compromettendo la leggibilità globale. - componenti cognitive legate alla percezione visuo-spaziale (essere capaci di percepire la posizione nello spazio, la relazione spaziale tra gli oggetti in uno spazio bi e tridimensionale, percepire il movimento nello spazio) e visuo-motoria (coordinazione visuo- motoria che implica un controllo visivo del movimento, integrazione tra informazioni visive e motorie). Lacune in queste competenze visuo-spaziali possono portare a lettere mal collocate all'interno degli spazi del foglio e fluttuanti nel rigo, non rispetto dei margini, grafia irregolare nelle dimensioni.   Dopo aver valutato tutte queste componenti, possiamo passare a porci/stabilire una scaletta di obiettivi precisi, relativi al miglioramento di:   - efficenza, controllo e coordinazione motoria, sinergia bimanuale (interemisferica) e sistemi vestibolare/tattile/propriocettivo (informano il nostro cervello sulla localizzazione nello spazio delle diverse parti del corpo, sia quando siamo fermi che quando ci muoviamo nello spazio)   - aspetti tonico-emozionali   - aspetti visuo-spaziali e visuo-percettivi della scrittura   - pianificazione motoria e apprendimento dei movimenti/pattern/schemi motori corretti, necessari a tracciare le lettere nel modo più efficiente, ovvero attraverso movimenti sempre più rapidi e precisi, caratterizzati da frequenti cambi di direzione e da un'organizzazione sequenziale spazio-temporale, attraverso un adeguato training GRAFOMOTORIO.  Alcune attività utili per stimolare l'uso differenziato e contemporaneo delle due mani sono:   tagliare con le forbici usare il righello usare coltello e forchetta infilare perline o bottoni, chiudere cerniere, fare il fiocco alle scarpe, cucire contornare sagome di oggetti distribuire carte da gioco mescolare materiali di varia consistenza piegare origami    Alcune attività utili per modulare la pressione e la forza sono:   puntinare con i pennarelli a punta ritraibile usare strati di carta bianca alternati a carta copiativa o carta carbone fare palline di pongo e premerle applicando prima una forte pressione e poi una pressione debole utilizzare molle, palle antistress o speciali penne vibranti che stimolano la sensibilità periferica impastare pane, pizza, pasta di sale, carta pesta, sbattere uova con una forchetta utilizzare nastri e corde o palleggiare palle di varia grandezza e di vario peso utilizzare timbrini, attività con punteruoli, suonare strumenti a percussione Alcune attività utili per stimolare o migliorare le abilità visuo-spaziali sono: giochi di costruzione (puzzle, Lego, chiodini) tangram, scacchi, dama, battaglia navale costruzioni in 3D costruire percorsi dietro indicazione verbale costruire mappe o labirinti comporre configurazioni con bastoncini o cubetti avendo un modello figurato o concreto   Sono molteplici le attività che preparano il bambino alla scrittura, vi abbiamo elencato solo una minima parte di esse; il lavoro è globale, bisogna sempre partire dai Requisiti Prassico-Motori come punto di partenza per far acquisire al bambino una SCRITTURA FLUIDA E ARMONICA   redatto dalla Dott.ssa Francesca Tabellione Specializzata nella valutazione e trattamento dei disordini dell’età evolutiva, supervisore, formatrice presso enti accreditati e ideatrice di volumi educativi/riabilitativi   grafica:Dott.ssa Erika D'Antonio Specializzata nella valutazione e trattamento dei disordini dell’età evolutiva, supervisore, formatrice presso enti accreditati e ideatrice di volumi educativi/riabilitativi

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LATERALITÀ, LATERALIZZAZIONE, DISTURBI E DIFFICOLTA’ DI APPRENDIMENTO

LATERALITA’   Per lateralità si intende l’insieme delle predominanze particolari dell’una o dell’altra parte simmetrica del corpo, a livello di mano, piede, occhio, orecchio; per lateralizzazione si intende il processo attraverso il quale si sviluppa la lateralità.   Tale processo è connesso con l’organizzazione, da un lato dello schema corporeo, dall’altro dello spazio e del tempo.   Riguardo l’epoca in cui si stabilisce la lateralità vi è disaccordo; alcuni studiosi dicono che è già stabilita a quattro mesi, altri non la pongono prima dei quattro-cinque anni.   Vi sono periodi, anche lunghi, durante i quali il bambino utilizza la mano non dominante, oppure utilizza indifferentemente le due mani (soprattutto verso i 18-36 mesi).   In ogni caso la dominanza è fissata quando il bambino (a 6-7 anni) entra nella scuola dell’obbligo: è perciò un grave errore intervenire prima di tale età per modificarla.   LATERALIZZAZIONE   Il processo di lateralizzazione, inoltre, favorisce la reversibilità spaziale caratteristica anch’essa del pensiero operatorio concreto.   Il processo di lateralizzazione è fondamento dello stabilirsi della scrittura, del suo organizzarsi nello spazio del foglio: tutti elementi che il bambino non possiede prima dei 5-6 anni.   La scoperta di un asse corporeo, di due parti simmetriche del corpo e del vissuto di come queste due parti si integrano, è influenzata da un «equilibrio interiore ed emotivo» che viene scoperto, a sua volta, come esperienza propriocettiva.   Lo stabilizzarsi della preferenza laterale esprime un piano di perfetta organizzazione della dominanza emisferica cerebrale, la quale si realizza tanto con la preferenza destra quanto con la preferenza sinistra.   La dominanza emisferica è una importante condizione funzionale del cervello per cui, nella maggior parte delle persone, nell’emisfero sinistro si organizzano i centri delle funzioni gnosiche, prassiche e fasiche cioè le elaborazioni percettive, le programmazioni motorie finalizzate e il linguaggio.   Esiste una minoranza di soggetti in cui tale dominanza si manifesta spontaneamente per la mano sinistra perché i centri delle funzioni gnosiche, prassiche e del linguaggio si organizzano in prevalenza nell’emisfero destro. In questi casi i soggetti saranno mancini ed il loro mancinismo non è da considerare una condizione patologica, ma una condizione fisiologica, e cioè normale, anche se comporta qualche difficoltà di adattamento perché gli strumenti espressivi e motori che si sono organizzati nella nostra società riflettono in prevalenza le esigenze dei destrimani.   I mancini contrastati sono dei soggetti lateralizzati in origine a sinistra e che per pregiudizi sociali ed errori educativi vengono costretti o stimolati ad utilizzare la mano destra.   Tali interventi possono essere responsabili dell’insorgenza di conflitti neurofisiologici nell’ambito delle molteplici e complesse funzioni emisferiche e determinare disturbi del linguaggio (spesso balbuzie), strabismo, errori di lettura e scrittura, disturbi a carico della sfera affettiva e comportamentale come: timidezza, insicurezza, instabilità o irrequietezza psicomotoria, iperemotività, enuresi, onicofagia, tics, aggressività e talora veri e propri stati ansiosi.   Disturbi simili, sia a carico delle funzioni motorio-prassiche sia sul piano comportamentale, si manifestano, inoltre, in bambini dalla lateralità incerta, espressione di una non ben definita dominanza cerebrale a causa di immaturità delle strutture nervose.   Una lateralità indecisa pone il bambino di fronte a molte difficoltà, le quali (soprattutto in età scolare) si ripercuotono nel campo degli apprendimenti e della vita relazionale.   Il bambino ben lateralizzato presenta nel suo destrismo, o nel suo mancinismo, punti di riferimento direzionale precisi; quello che è mal lateralizzato, o contrastato, perde dei punti di riferimento, i quali sono importanti per i suoi comportamenti costruttivi ed organizzativi determinando influenza sulla maturazione socio-affettiva e intellettiva e, quindi, sull’apprendimento.   In realtà non è tanto un mancinismo che può avere significato nella etiopatogenesi dei disturbi di apprendimento scolastico, ma piuttosto una lateralità non ancora ben definita, espressione di una non chiara dominanza cerebrale.   Sul piano dell’apprendimento della lettura e della scrittura i soggetti non ben lateralizzati evidenziano delle difficoltà che spesso si caratterizzano anche in aspetti specifici: confusione di lettere simili per forma, rovesciamento di lettere e cifre, inversioni di lettere nel corso della parola ecc..   Inoltre c’è da evidenziare che nei bambini che non hanno strutturato bene la lateralizzazione, il movimento del loro globo oculare è instabile, va avanti e indietro sul foglio senza riuscire a dominare lo spazio-parola, generando così delle inversioni.   Il problema si pone, tutte le volte che l’insegnante si trova di fronte un bambino con problemi di lateralità; è necessario stabilire, quale lato è dominante nel bambino; sarà opportuno non intervenire indicando l’uso di una mano o dell’altra, di un piede o dell’altro, usando i termini «sinistra» e «destra», ma lasciare al bambino la libertà di realizzazione, almeno per un periodo di tempo.   In caso di incertezza è bene segnalare il caso perché vengano somministrate al bambino prove specifiche, vengano raccolte notizie dalla famiglia e, nei casi più difficili e complessi, venga effettuata una valutazione neuropsicomotoria.   ATTIVITA’ PER FAVORIRE IL PROCESSO DI LATERALIZZAZIONE   La regola da rispettare nell’attività è quella di non contrastare il mancino con una specializzazione forzata della mano destra.   Le difficoltà insorgono quando il bambino inizia la scuola, visto che nella civiltà occidentale l’apprendimento pre-elementare ed elementare è regolato da tre principi fondamentali:    organizzazione lineare a direzione sinistra-destra;  rotazione sinistrogira degli anelli;  scrittura dall’alto verso il basso.   Il bambino mancino tende invece ad una organizzazione da destra a sinistra e ad una rotazione destrogira.   Questo comporta difficoltà nella lettura, soprattutto per differenziare lettere e sillabe simili, e nella scrittura che impone un rovesciamento della tendenza naturale; la mano che scrive nasconde lo scritto, ostacolando il controllo e l’autocorrezione e causando macchie sul foglio. L’insegnante deve aiutare il soggetto a superare queste difficoltà facendo, per esempio, tenere il quaderno inclinato di 30°-40° verso destra o abituare il bambino a scrivere con la mano ruotata per non coprire le lettere appena scritte, allenare il bambino all’organizzazione lineare, da sinistra a destra, mediante una serie di esercitazioni.   In genere si procede invitando il bambino ad una lettura da sinistra a destra di quattro o cinque figurine (all’inizio si useranno oggetti) disposte su una linea orizzontale, per poi passare alla lettura di figurine su due o più linee orizzontali.   Nel caso in cui i bambini riscontrino notevoli difficoltà si dovrà procedere a coprire ogni fila con un cartoncino e, facendo poi scorrere questo da sinistra a destra, si scoprirà una figurina alla volta.   Superata questa tappa, che praticamente consiste nella lettura ordinata dei colori, si può passare alla lettura di altri simboli, finchè il bambino non dimostra di avere acquisito una sufficiente sicurezza.   A parte queste esercitazioni, è necessario consolidare nel bambino la conoscenza di sé e della lateralità, prima di proporgli esercizi di discriminazione direzionale quali quelli implicanti forme e lettere dell’alfabeto.   L’insegnate deve tenere presente che la lateralità non è sinonimo di capacità di denominare esattamente le mani come destra e sinistra; si tratta, invece, di divenire consapevole dell’esistenza di una distinzione fra un emisoma e l’altro e di divenire capaci di indicare questa distinzione in termini di lato destro opposto a lato sinistro.   Le esercitazioni da fare eseguire, pur coinvolgendo globalmente il bambino devono essere più particolarmente orientate verso l’acquisizione o l’affermazione della lateralità e verso il raggiungimento della consapevolezza dei due emilati corporei:   - Manipolare, stringere con una mano, poi con l’altra una palla di tessuto, di gomma o di spugna.   - Prendere una palla con una mano e mostrarla a braccio alzato.   - Fare rimbalzare sul posto una palla battendola con il palmo della mano.   - Fare rimbalzare una palla dentro un cerchio e poi riprenderla.   - Lo stesso fuori dal cerchio e intorno al cerchio.   - Come sopra fuori e dentro al cerchio, alternativamente.   - Camminando, «palleggiare» la palla.   - Sul posto, fare passare una palla da una mano all’altra, alla maniera dei giocolieri.   - Correre e battere una mano sulle pareti in punti segnati precedentemente.   - Correre e, al segnale, battere una mano sul braccio di un compagno.   - Sdraiati in posizione prona, fa passare una palla da una mano all’altra per più volte.   - Calciare un pallone mandandolo in uno spazio precedentemente delimitato.   - Gioco del bersaglio: colpire con un lancio, eseguito con la mano o con un calcio.   - Giochi di coordinazione oculo-manuale.   - Colpire birilli, pupazzi, barattoli posti di fronte al bambino ad un’altezza pari al suo viso.   - Lo stesso con i birilli a terra; lanciare in posizione prona.   - I bambini sono disposti in senso orizzontale, uno vicino all’altro: fare passare la palla al compagno vicino (partenza da sinistra verso destra)   - Sistemare a terra due file di cerchi e fare saltare i bambini con un piede in un cerchio e con l’altro nel cerchio corrispondente.   - Fare saltare dentro e fuori da un cerchio i bambini su un piede solo.   - Muovere un braccio solo: alzarlo, portarlo in avanti, indietro, di lato, tenerlo «duro come un bastone», piegarlo, lasciarlo cadere. - Lo stesso con l’altro braccio… - Lo stesso con le gambe…   - Da sdraiati sollevare il braccio e la gamba destri…braccio e gamba sinistri… (per sentire l’emicorpo).   - Portare il braccio e la gamba destri in fuori…ritornare alla posizione di partenza.   - Poi dall’altra parte (introdurre i termini «destra» e «sinistra» quando il bambino ha raggiunto una sicurezza nella sua lateralità e sa nominare destra e sinistra su di sé).   - Disegnare su grandi fogli la sagoma del bambino. Ogni bambino troverà sulla sua sagoma le parti simmetriche del proprio corpo.   Dott.ssa Francesca Tabellione Dott.ssa Erika D'Antonio   Tnpee, psicomotriciste funzionali, terapiste itard, supervisori, ideatrici di libri e schede educative/riabilitative

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