SUPPORTARE LA LETTURA DEL BAMBINO DISPRASSICO

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La lettura del bambino disprassico, si presenta spesso disfluente, lenta
nell’incipit e precipitosa nell’esecuzione, aprosodica (senza intonazione e senza rispetto della punteggiatura). Inoltre si osserva una difficoltà nello spostamento dall’immagine al testo o viceversa, nel mantenimento stabile del rigo di lettura e nell’andare a capo, a causa di una incoordinazione dei movimenti oculari saccadici. Tutte queste caratteristiche portano il bambino a una dis-comprensione del brano che legge. Pertanto è opportuno aiutarlo facendo “recitare” il testo, enfatizzando così il significato e la componente emotiva del contenuto, oppure l’adulto può leggere ad alta voce il brano con espressione e intonazione. Si sconsigliano le pratiche educative lente, frammentate, discontinue, orientate alla disfluenza:
queste pratiche educative o abilitative hanno lo scopo di migliorare la correttezza
morfologica-grammaticale delle lettere attraverso la lettura o scrittura frammentata ma
rallentano l’esecuzione e disperdono gli automatismi, stancano, affaticano i processi cognitivi e creano demotivazione. Evitare anche l’utilizzo di strumenti che suppliscono la funzione e si sostituiscono alla lettura (sintetizzatori, libri digitali), ad eccezione di prove scolastiche finali, dal momento che favorirebbero l’inerzia cognitiva senza stimolare l’organo e la funzione, tendendo a bypassare il compito; non favorire la lettura di singole lettere o sillabe (lettura sintetica, ad approccio analitico), la lettura lenta e precisa, la lettura sub-vocale (sottovoce), la lettura su caratteri grandi; non correggere o fermare il bambino mentre scrive o legge; non insistere a farlo leggere ad alta voce o nella copiatura dalla lavagna, né leggere o scrivere al suo posto. Piuttosto bisognerebbe promuovere la lettura o scrittura in corsivo di parole intere, verbalizzando l’intera parola o enunciato prima di scrivere; la lettura a incipit rapido; la lettura fluida (giusta velocità, scarse interruzioni e inciampi, rapido incipit, rapida autocorrezione); la lettura predittiva (“a scomparsa”), globale, lessicale; la lettura obliqua.
Scegliere testi ben contrastati rispetto allo sfondo, con un’interlinea maggiorata (a partire da 1,5) e prediligere la lettura di caratteri normo-dimensionati (in genere Times New Roman, 12 o 14) e ravvicinati (lettere a corpo grande, secondo le ricerche dell’istituto ITARD, appesantiscono lo scorrimento lettorio sulla riga. Se lo spazio occupato è minore, ovvero se le lettere sono piccole e lo spazio tra loro contenuto, si avrà un processo percettivo migliore, al cosiddetto “colpo d’occhio” e la prestazione lettoria sarà maggiormente fluida e meno interessata da interruzioni o disfluenza: il dislessico reca uno span visivo più corto, pertanto si può affermare che la vicinanza delle lettere agevola la lettura). E’ importante inoltre favorire anticipazioni cognitive sul testo ed esercitare la narrazione e la resocontazione, sollecitando forme espanse (solo per la comprensione invece, si possono utilizzare mappe e schemi in modo che il bambino comprenda senza smarrirsi nelle sequenze). Attivare lo stato di allerta con costanti feedback cognitivi (attivazione funzionale) durante la spiegazione orale prolungata, ovvero promuovere l’attenzione del bambino e la comprensione attraverso domande di monitoraggio, riformulazioni, ripetizioni di ciò che si sta spiegando o didascalie.

A cura della Dott.ssa Francesca Tabellione

da Erika – 10 aprile 2024