DISPRASSIA DELLO SVILUPPO

COPERTINE (47)
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Perché questi bambini hanno difficoltà ad apprendere e automatizzare molte abilità e quali sono i principali campanelli di allarme in età prescolare e in età scolare da non sottovalutare?

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La Disprassia dello sviluppo è una delle manifestazioni più comuni della disfunzione dell’integrazione sensoriale , ovvero una difficoltà /disturbo del cervello nell’organizzare gli stimoli vestibolari, tattili, propriocettivi necessari al raggiungimento di uno scopo/obiettivo, interferendo con la capacità di pianificazione e coordinazione motoria.

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Il termine “sviluppo” significa che il problema inizia precocemente nella vita del b.no influendo sul suo sviluppo durante la crescita.

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Il problema è nel “modo in cui il cervello elabora le percezioni”. La maggior parte dei bambini affetti da disprassia ha un Q.I nella media o superiore alla stessa e non ha problemi con i movimenti programmati centralmente (camminare a carponi o eretti), poiché questi ultimi non richiedono una integrazione sensoriale complessa, mentre ha problemi con compiti che richiedono una pianificazione motoria come, ad es., vestirsi e allacciarsi le scarpe.

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La Disprassia è un disordine qualitativo e funzionale nella ideazione /programmazione ed esecuzione sequenziale di un’azione intenzionale e volontaria, finalizzata a un preciso scopo. Questo significa che il bambino affetto da disprassia ha bisogno di pensare ogni volta che deve pianificare un nuovo movimento o un nuovo compito perché non ha raggiunto l’automatismo (è come se non gli “penetrasse” dentro). Talvolta però può acquisire alcune cosiddette “competenze scheggia” senza avere la capacità di organizzare le sue azioni, ovvero delle abilità che il bambino apprende (es: fare il nodo alle scarpe o suonare un brano al pianoforte, senza però essere capace di suonare il pianoforte).

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Allora i genitori o insegnanti potrebbero dirci: se si impegna, ce la può fare! Deve solo impegnarsi, a volte è pigro e svogliato! Ma purtroppo non sanno quanto sforzo il piccolo deve fare per raggiungere quel determinato obiettivo, semmai lo raggiungesse! Noi rispondiamo che la pianificazione motoria è ben diversa dallo sviluppo di quelle capacità per le quali siamo stati già programmati! Se il bimbo non possiede la pianificazione spontanea, risultato di una buona integrazione sensoriale, gli occorre un dispendio energetico e mentale maggiore per fare qualcosa che invece gli altri riescono a fare velocemente e facilmente, senza nessuna difficoltà.

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Quando un’abilità si può considerare automatizzata?

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Quando il bambino la esegue in maniera fluida e sciolta, senza più richiedere una pianificazione motoria e alcuno sforzo cosciente.

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I nostri bambini disprassici hanno dunque difficoltà nella pianificazione motoria, la quale rappresenta il collegamento tra gli aspetti sensori-motori e quelli intellettuali della funzione cerebrale, dovuta ad una scarsa percezione o immagine corporea: questo perché gli stimoli tattili ,vestibolari e propriocettivi non sono correttamente processati.

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Analizziamo in dettaglio i principali sistemi sensoriali coinvolti.

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Stimoli tattili:

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il bambino ha difficoltà a discriminare e identificare le cose che lo toccano o che lui tocca (problema, questo, di discriminazione tattile).

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Sa quando viene toccato ma non sa dire in che punto è stato toccato o sente qualcosa nella mano ma non sa se è un bottone o una monetina. La stimolazione tattile continua è fondamentale per mantenere il cervello organizzato. Se viene a mancare, il cervello si disorganizza molto velocemente.

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Stimoli propriocettivi o cinestesici:

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Stimoli propriocettivi o cinestesici:

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contribuiscono alla percezione corporea tramite la propriocezione dei muscoli e articolazioni, che ci permettono di sapere dove sono le parti del nostro corpo e come si stanno muovendo. Il b.no con disprassia ha una sensibilità propriocettiva ridotta; la sensibilità è spesso vaga e confusa e per questo si affida molto di più alla vista rispetto agli altri bambini. Se non può vedere si sente perso. Fa fatica nel sapere dove sono le parti del corpo più complesse (sa a malapena dove ha le mani e i piedi), non riesce a percepire quanto sforzo muscolare occorre per fare qualcosa (spesso rompe i giochi, fa fatica ad impugnare correttamente uno strumento grafico, inciampa sui mobili o incorre in incidenti).

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Stimoli vestibolari:

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il sistema vestibolare, che rappresenta il cuore dell’integrazione sensoriale, modula le informazioni provenienti dagli altri sistemi sensoriali; è responsabile del movimento, gravità e posizione, orientamento spaziale, equilibrio (attraverso continui scambi di informazioni con il cervelletto), movimenti oculari saccadici e di inseguimento lento (di pursuit) legati alla lettura, oltre che del controllo posturale e del tono muscolare. Ricordiamo che un sistema vestibolare disorganizzato genererà un basso tono muscolare: ecco perché il bambino si stanca facilmente e non riesce a mantenere la testa dritta mentre sta seduto al banco, perché concentra tutte le sue energie rispetto all’attrazione gravitazionale. Il b.no con disprassia in genere presenta un tono muscolare molto basso (ipotonia) e lassità articolare. Pertanto, per migliorare l’organizzazione motoria, il bambino deve fare molte esperienze sensori-motorie che includono una grande quantità di stimoli vestibolari, tattili e propriocettivi, con conseguenti risposte adattive (reazioni intenzionali finalizzate a uno scopo o ad una esperienza sensoriale) che aiutano ad organizzare queste sensazioni.

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Segni di Disprassia in Età Prescolare:

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– Lentezza motorio-prassica alternata a precipitazione

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– Attenzione su un gioco labile e discontinua con sofferenza alla iperstimolazione

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– Impacci nei giochi con la palla, nell’afferrare o manipolare giochi/ strumenti (es: matite e colori, forchette)

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– difficoltà nell’andare con il triciclo o in bicicletta con le rotelle

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– goffaggine e maldestrezza nei coordinamenti motori, percettivi, nell’equilibrio statico-dinamico (es: rimanere per alcuni secondi su un solo piede o saltare su un solo piede sul posto o all’interno dei cerchi)

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– scarsa capacità di dosare la forza e scarso orientamento spaziale (il b.no non riesce a regolare la distanza tra il proprio corpo e gli oggetti, sbatte contro le persone, confonde le direzioni, si perde se il posto non gli è familiare, distrugge giocattoli perché non regola la forza, ecc.)

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– impacci nelle prassie fini e bimanuali (infilarsi vestiti o calzini, abbottonarsi, sbottonarsi, chiudere cerniere, ritagliare con le forbici, strappare pezzi di carta, ecc.)

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– comportamento impulsivo e ipercinetico o al contrario eccessivamente passivo (alcuni bambini sono iperattivi mentre altri sembrano reagire poco o per nulla alle stimolazioni ambientali che ricevono)

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– scarsa percezione corporea e dominanza laterale non stabilizzata (a 5 anni)

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– disegno e gioco spontanei poveri e immaturi

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– difficoltà nelle prassie visuo-costruttive (giocare con i lego, fa fatica a fare semplici puzzle o a trovare strategie per risolvere un gioco, utilizza sempre la stessa modalità)

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– Disordini linguistici e articolatori

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– Disordini grafo-motori e difficoltà nei rirmi

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– Lentezza nell’adeguarsi ai cambi di attività, giochi o ambienti

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– disordini nella memoria di lavoro (non ricorda 2 ordini in sequenza: vai al 1 piano e prendi lo zaino)

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– Disordini nell’organizzazione temporale (non conosce i giorni della settimana, non sa dire la sua data di nascita o il giorno del suo compleanno, non sa mettere in sequenza semplici azioni, fa fatica con i concetti di ieri-oggi-domani)

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– difficoltà nell’esecuzione delle sinestesie (es: compiere gesti con le mani e parlare contemporaneamente)

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Segni di Disprassia in Età Scolare:

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– lentezza nell’incipit o nello start motorio/verbale

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– difficoltà nell’organizzazione di un compito o di un gioco, nel pianificare e nel seguire le procedure sequenziali di un’attività

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– scoordinamenti e goffaggini negli sport di gruppo, nei giochi con la palla o nei coordinamenti senso-motori

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– fatica/letargia, frequente distraibilità soprattutto in presenza di confusione pluristimolazione

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– notevole impacco nelle prassie bimanuali (es: fare il fiocco alle scarpe, prepararsi un panino, scarse autonomie, ecc.)

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– Impacci negli schemi crociati e rotatori (alternare l’apertura o la chiusura delle due mani in contemporanea, con un salto eseguire l’ alternanza di braccia/gambe in verticale e orizzontale, ecc.)

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– scarso autofrenaggio e autocontrollo

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– Scarsa flessibilità cognitiva

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– difficoltà negli apprendimenti scolastici: nella scrittura (fa fatica a rispettare i margini del foglio, il rigo o quadretto, a lasciare il giusto spazio tra le parole, tratto grafico poco fluido e immaturo), matematica (fa fatica ad incolonnare i numeri, con i prestiti e riporti, nelle simmetrie, nel disegnare una figura geometrica, nel risolvere un problema e nel comprendere il testo), lettura (può essere sillabica, lenta e interrotta con scarsa comprensione del testo)

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– difficoltà nelle abilità visuo- spaziali

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– tono di voce monotono, difficoltà di articolazione o nella struttura sintattica di una frase, difficoltà a pronunciare parole lunghe o scioglilingua

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– Difficoltà nell’organizzazione temporo- spaziale (può perdersi negli ambienti non familiari o nuovi, essere eccessivamente ordinato o eccessivamente disordinato) e nel pensiero (può essere lento e smarrito o intuitivo e brillante)

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– difficoltà nel spostare gli occhi da un punto all’altro del campo visivo e nell’inseguimento percettivo di un oggetto in movimento sul piano orizzontale (tracking orizzontale) e verticale (tracking verticale)

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– bassa autostima, scarsa tolleranza alla frustrazione, possibili comportamenti evitanti o oppositivi, a causa delle loro difficoltà nell’affrontare le numerose sfide quotidiane

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In sintesi, ricordiamo che le abilità sensori-motorie e prassico-motorie sono le “VERE NOZIONI DI BASE” e i problemi di apprendimento o di comportamento, che rappresentano la manifestazione visibile agli occhi di un genitore o insegnante, continueranno fino a quando non si prenderanno in considerazione tali competenze primarie!

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Ad esempio, alcuni bambini sono pronti per la lettura e scrittura perché hanno già interiorizzato le competenze di base mentre altri, a causa di un disturbo neurologico apparentemente “invisibile”, non sono stati capaci di svilupparle autonomamente. Quindi tentare di insegnare a leggere ad un b.no di 6 anni, quando non è ancora pronto e quando dovremmo ancora lavorare sulle sue “NOZIONI DI BASE”, è un invito a sentirsi fallito e frustrato: il b.no di conseguenza reagisce e viene trattato come se avesse un problema emotivo-comportamentale, ma noi sappiamo il perché!

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Questi segnali o campanelli di allarme possono aiutare i genitori a capire se il loro bambino necessita di una valutazione approfondita funzionale (qualitativa) e quantitativa da parte di un professionista del settore, specializzato nei disordini dell’età evolutiva (tnpee, logopedista, ortottista, ecc.)

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Consiglio professionale

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Se nel vostro bambino riscontrate alcuni o molti dei segni e sintomi appena descritti, non ritardate l’intervento riabilitativo che, soprattutto nella fascia 0-6 anni, è fondamentale e cruciale per costruire le basi sensori-motori di cui abbiamo parlato e su cui si costruiranno i futuri apprendimenti e gli aspetti emotivo-relazionali del piccolo.

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Redatto dalla Dott.ssa Francesca Tabellione

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Grafia: Dott.ssa Erika D’Antonio

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(Bibliografia: Ayres, Crispiani)

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da admin – 17 dicembre 2020